I luoghi del cuore di Dire Fare Mole: La Mandria, antichi alberi e antichi amori a pochi passi dalla Reggia di Venaria

“Vi è una pazienza della foresta, ostinata, instancabile, continua come la vita stessa”

Jack London

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Ci sono luoghi che cullano e che curano. Sono quei luoghi dove entri e senti di poter mollare gli ormeggi, dove anima, cuore e mente sono allineati come una fortunata congiunzione di pianeti, dove non vedi l’ora di portare chi ami e sentirti dire “Hai ragione. Qui sono felice.” Ci scommetto, ne avete uno (o più di uno!) anche voi.

Qua e là vi ho già parlato del parco la Mandria, disseminando sassolini di amore e bellezza lungo un post e l’altro come una Pollicina sabauda un po’ cresciuta; ma non ho mai dedicato un intero inno di devozione a questo posto che nella mia vita, a fasi alterne, è stato rifugio, svago, carezza.

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La Bizzarria

Un cuore antico che batte

Sconfinato. Quando penso al parco la Mandria è il primo aggettivo a balenarmi in testa. Chi di voi l’ha visitato sa a cosa mi riferisco, per chi non l’avesse mai visto con i suoi occhi ecco qualche numero: quasi 7.000 ettari di superficie racchiusi da un muro di 30 km suddivisi fra 6 comuni torinesi (Venaria Reale, Druento, Robassomero, Fiano, San Gillio, La Cassa), a pochi passi dalla Reggia di Venaria Reale. Ma i soli dati numerici non descrivono quello che è davvero questo luogo, il primo parco regionale a fregiarsi di tale titolo a livello nazionale nel 1978; io lo vedo come un libro di storia, scienze naturali e geografia da sfogliare passeggiando fra i suoi alti alberi nodosi, con gli occhi bene aperti per non lasciarsi sfuggire nemmeno un fiore colorato, una lepre salterina, una cascina secolare. Il parco è un’antologia antichissima che ha ancora tanto da insegnare a noi uomini e donne dell’era moderna, lezioni di lentezza, di ambiente e di rispetto per qualsiasi essere vivente, animale e vegetale. Perché è all’interno di posti così che capiamo davvero quanto tutto, a questo mondo, sia in necessario e armonico equilibrio e che nulla ha tanto potere quanto la natura.

Lambito dalle acque del torrente Ceronda, affluente della Stura di Lanzo, il parco la Mandria ha un cuore raro e prezioso in quanto costituisce uno dei lembi della foresta planiziale che originariamente copriva la pianura Padana. Cosa significa? Che l’aspetto attuale del parco si è mantenuto per gran parte intatto dal Medioevo, epoca in cui si iniziarono a operare trasformazioni territoriali consistenti da parte delle popolazioni presenti in Italia. In Piemonte c’è un altro esempio di foresta planiziale, il parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, nel vercellese, un sito con una storia unica che vale la pena di conoscere meglio. Se volete invece approfondire il discorso nelle varie Regioni italiane vi lascio il link alla pagina di riferimento.

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Appartamenti Reali di Borgo Castello

L’amore è tutto intorno

Antica è la storia del parco, antica è pure la storia dell’uomo e degli insediamenti umani all’interno del parco. Le tracce più vetuste ancora visibili risalgono al Medioevo, quando la zona faceva parte del Viscontato di Baratonia; nei pressi dell’ingresso Druento sono osservabili i ruderi del cosiddetto Castellaccio e la chiesetta di San Giuliano decorata con magnifici affreschi. Fondamentale è però il legame fra i Savoia e il parco, un rapporto reciproco d’amore e fedeltà iniziato nel 1713 con la costruzione di un primigenio impianto di ciò che in un secondo momento diventerà una residenza reale; in origine, parte del complesso noto ora come Borgo Castello era adibito ad allevamento di cavalli per l’esercito sabaudo. Il nome Mandria deriva da questa funzione e l’impronta che i Savoia diedero al parco in qualità di luogo di allevamento mista a riserva di caccia è rimasta inalterata per lungo tempo.

Vero, la natura è regina incontrastata in questo bosco di latifoglie dominato da querce e puntinato da distese di praterie solcate dai passi di cervi, volpi, cinghiali. Ma ogni regina ha il suo re, e il re in carne ed ossa e corona de la Mandria è stato nientemeno che Vittorio Emanuele II di Savoia. Il primo sovrano d’Italia ha avuto un ruolo importantissimo per lo sviluppo del luogo, legandolo al suo nome e alla sua storia d’amore con la Bella Rosina, dapprima amante e poi moglie morganatica. Vi ho parlato di loro e del loro nido di coppia, gli Appartamenti Reali di Borgo Castello, in un recente articolo. La presenza costante di Vittorio Emanuele fu d’impulso per la costruzione di nuovi edifici nella seconda metà del 1800, come l’affascinante reposoir di caccia la Bizzarria – in stato di semi abbandono e non visitabile – la favolosa Villa dei Laghi divenuta set cinematografico in più di un’occasione e l’imponente cascina Rubbianetta, votata all’allevamento e al ricovero dei cavalli del monarca e attualmente centro ippico.

La Mandria fu poi ceduta dagli eredi di Vittorio Emanuele alla famiglia nobiliare Medici del Vascello che continuò a favorire la vocazione agricola del parco e delle cascine, prima di vendere tutto alla Regione Piemonte negli anni ’70 del XX secolo. Una curiosità: con i Medici del Vascello ci fu la nascita di qualche attività di tipo industriale all’interno del parco; un esempio degno di nota è la Mandriot, azienda produttrice di yogurt che aveva uno stabilimento proprio qui, nei locali della cascina Peppinella edificata nel 1926. Non più attiva, la cascina presenta ancora i resti di due silos per formaggi e di un fabbricato di produzione.

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Borgo Castello

Dire, fare, passeggiare, baciare

Al momento, come ben sappiamo, il parco è chiuso come tutte le attività interne a causa dell’emergenza sanitaria da Covid19. Ciò non toglie che, appena sarà possibile, si riprenderà da dove si era interrotto e che tutti noi potremmo beneficiare dell’incomparabile terapia di bellezza donata dal contatto con la natura nel pieno del suo rinascere e splendere. Quindi, cosa si può (potrà) fare all’interno del parco la Mandria?

Sicuramente camminare, passeggiare, correre, osservare, nel pieno rispetto dell’habitat circostante respirando a pieni polmoni l’aria benefica delle montagne, così vicine che nelle giornate di cielo terso sembra quasi di poterle accarezzare con la mano. Quella dell’attività a corpo libero è di certo la più semplice da effettuare. Gli ingressi al parco sono ben cinque, tutti gratuiti e dotati di comodi parcheggi anch’essi liberi: a Venaria ingressi Ponte Verde e Tre Cancelli, a San Gillio ingresso Bizzarria, A Druento ingresso Cancello di Druento, a Robassomero ingresso Cascina Oslera (qui alcune aree di sosta sono a pagamento). Una volta lasciata la macchina, non vi resta che immergervi nel verde infinito e far volare la mente. Se alle gambe preferite le due ruote, ci sono numerosi punti interni di noleggio biciclette, sia per grandi che per piccini. Per chi vuole provare mezzi di trasporto più originali, il trenino e la carrozza, entrambi servizi a pagamento, sono assolutamente da mettere in lista. Gli appassionati di storia sabauda come me non potranno rinunciare a una visita ai sopra citati Appartamenti Reali, magari in abbinamento a un tour alla vicina Reggia. Un bel pranzetto fra una camminata e l’altra? Le opzioni sono diverse: c’è chi preferisce preparare un pic nic o una grigliata negli appositi spazi con griglia e tavolini e c’è chi predilige sedersi comodamente in uno dei punti ristoro disseminati nel parco.

Infine, a dimostrazione che, nonostante la chiusura, il parco non sta mai fermo e la natura va avanti anche senza di noi (riflessione amara, permettetemi, forse ancora meglio senza di noi) vi consiglio di seguire i suoi canali social: fra le riflessioni dei guardaparco e gli approfondimenti legati alla flora e alla fauna c’è modo di sentirsi un po’ più vicini a questo luogo di pace, con l’augurio di poterlo ri-vivere e ri-abbracciare al più presto possibile.

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La Bizzarria

 

Sito: http://www.parchireali.gov.it/parco.mandria/

Facebook: Parco Naturale La Mandria

Instagram: Parco Naturale La Mandria

[photo credits: Dire Fare Mole]

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