“Nei due mesi più severi del confinamento il centro della città era deserto, ma i Musei non sono mai stati soli, grazie all’impegno della piccola squadra di personale che si alternava a presidiare la sicurezza dei palazzi e delle collezioni. Più che mai siamo persuasi del ruolo che i Musei possono svolgere nei confronti della comunità, come luogo di conoscenza e di benessere, e anche come memoria e simbolo di grandezze, di bellezze, di sfide che possono ispirarci in questo momento di crisi e di incertezza.”
Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali di Torino

“Che musei mi consigli di visitare a Torino?” “Tutti, tutti, tutti. Ti ho già detto tutti? Ma inizia dai Musei Reali. Perchè se vieni qui e te ne vai senza aver visitato i Musei Reali, allora non hai veramente visitato Torino.”
Ho perso il conto di quante volte ho dato questa risposta ad amici, a lettori, a chi mi contatta anche solo per qualche informazione sporadica. Ho perso il conto, sì, ma non la voglia di rispondere così. Più passa il tempo più ne sono convinta: dovete visitare i Musei Reali una, dieci, cento volte.
Son tutti belli i musei di Torino? Certo. Ho i miei preferiti? Ovvio, come tutti ho preferenze e non esito a esporle. Perchè amo in particolare i Musei Reali? Perchè sono ospitati negli ambienti di Palazzo Reale e nelle relative pertinenze, punto focale della crescita della città nei suoi (lunghi) secoli di Storia. Vedo Palazzo Reale come un, anzi il catalizzatore della torinesità, magnete pregno di passato sempre pronto ad attirarci e a raccontarci come Torino è nata e cresciuta. Li amo per la loro varietà e per la capacità di mettersi in gioco continuamente, per il modo di rialzarsi e procedere con grazia principesca.
Se desiderate approfondire il lato storico della residenza sabauda vi dirotto qui https://direfaremole.com/2018/09/05/il-castello-di-torino-palazzo-reale-quando-la-citta-si-vesti-di-magnificenza/, o qui https://direfaremole.com/libro-sua-bellezza-reale/, mentre in questa sede voglio condividere con voi alcune belle novità riguardanti i Musei, dal 2 giugno 2020 di nuovo attivi dopo l’emergenza sanitaria.

Partiamo dall’esterno. Un esterno talmente sontuoso da non aver nulla da invidiare alla magnifica sequela di ambienti, sale e corridoi interni. I Giardini Reali accolgono i visitatori come un tappeto verde su cui sfilare perdendosi in un trionfo di alberi, fontane e scorci della Mole che fa cucù fra i rami (se siete alla ricerca di uno scatto sabaudamente instagrammabile, eccolo!). Accessibili gratuitamente e liberamente oltrepassando il Palazzo, i Giardini sono suddivisi in diverse zone, alcune più antiche, altre più recenti; nucleo principale è il Giardino del Duca, porzione primigenia dello spazio verde sorta nel corso del XVI secolo che sabato 27 giugno 2020 si ripresenterà al pubblico in nuova veste dopo importanti lavori di riqualificazione. L’indomani, domenica 28, sarà invece il turno della riapertura dell’area denominata Boschetto, risalente al 1800.
Chi è il Duca in questione? Se volete conoscere le sue fattezze spingetevi sino in piazza San Carlo e alzate lo sguardo verso il monumento del Caval d’Brons: eccolo lì il nostro Duca, quell’indomito Emanuele Filiberto di Savoia detto Testa di Ferro che rese Torino capitale del ducato nel 1563, trasferendola da Chambéry. Emanuele Filiberto donò alla città non solo il titolo ma anche l’aspetto di una capitale, dando l’impulso a numerosi lavori ed opere di “regalità” degne di una maestosa città europea. E i giardini dell’allora Palazzo Ducale, centro del comando e simbolo del potere sabaudo, non potevano essere da meno. Dal Giardino Ducale ai Giardini Reali: una lunga cavalcata nei secoli impressa su ogni centimetro, su ogni angolo e pietra di questo spazio verde, che vide il culmine del suo splendore in epoca barocca quando il celebre architetto del paesaggio André Le Nôtre, artefice dei giardini francesi di Versailles, Fontainebleau e Le Tuileries, venne incaricato dai sovrani per rinnovarne l’aspetto.

I Giardini Reali sono pronti a riabbracciare i torinesi e i turisti che piano piano stanno ricominciando a ripopolare vie e piazze del centro, ma i lavori in corso non sono del tutto terminati: presto il puzzle verrà completato con la riapertura dei Giardini di Levante, porzione antica caratterizzata dalla monumentale Fontana dei Tritoni opera settecentesca di Simone Martinez, nipote dell‘archistar ante litteram Filippo Juvarra. Fu proprio Juvarra a introdurre Martinez, figlio di sua sorella Natalizia, ai membri di Casa Savoia, dai quali ricevette la nomina di scultore di corte nel 1738.
Storia fuori, dentro, intorno, ovunque. I percorsi di visita all’interno dei Musei Reali – articolati in Palazzo Reale, Armeria Reale, Biblioteca Reale, Sale di Palazzo Chiablese, Galleria Sabauda, Museo di Antichità e Cappella della Sindone – sono ricominciati (seguendo gli attuali protocolli di sicurezza e le norme anti-assembramento) e si sono arricchiti di nuovi spunti e nuove prospettive, un segnale di graduale ripresa dopo il difficile periodo affrontato dalla collettività e che così tanto ha inciso sui settori della cultura e del turismo. Uno di questi spunti è nato proprio nel corso della quarantena, quando i musei di tutto il mondo hanno chiuso le loro porte. Le loro porte, non le loro menti e i loro cuori pulsanti. Così ha visto la luce la piattaforma #èreale (https://www.museireali-ereale.it/), portale dedicato alle visite virtuali dei Musei Reali attraverso itinerari tematici e contenuti video inediti; un modo per rendere fruibile la bellezza e il patrimonio artistico racchiuso nelle stanze del Palazzo nonostante l’impossibilità di essere lì fisicamente. Dal 3 luglio 2020, ogni mercoledì e venerdì alle ore 17 gli approfondimenti tematici tornano ad essere in presenza con il programma “Dal virtuale al Reale”. Curatori e tecnici dei Musei Reali condurranno i visitatori alla scoperta di opere e luoghi meno noti.

Due ultime ma non meno importanti novità introdotte nella nuova fase dei Musei Reali: la visita alla Cappella della Sindone – consigliatissima, rimarrete a bocca aperta ve lo assicuro! – si arricchisce di un prezioso plus, ovvero il restauro a vista dell’altare barocco, progettato dall’ingegnere Antonio Bertola verso la fine del 1600 per custodire il Sacro Lino e gravemente danneggiato nel rogo del 1997. Inoltre, il Caffè Reale situato nella Corte d’Onore ha ripreso la sua consueta attività di caffetteria e ristorazione, aggiungendo la sfiziosa possibilità di partecipare a un ciclo di lezioni di cucina incentrate su ricette tipiche della tradizione piemontese.
Ogni informazione legata ad orari di apertura dei Musei, modalità di prenotazione visite e attività è consultabile sul sito ufficiale https://www.museireali.beniculturali.it/
Pronti a ripartire, in tutta sabaudità?
[photo credits: l’immagine di copertina è di Annalisa Mazzo, le altre foto sono di Dire Fare Mole]