Nel mezzo del cammin di nostra vita ci ritrovammo in una selva oscura chiamata pandemia.
E chi ci avrebbe mai pensato? Ma che davvero? Non scherzare, dai. Se ce lo avessero detto un anno fa, cari lettori, sono convinta che avremmo reagito così, ridendo di gusto, schernendoci addirittura. E invece.
E invece eccoci, con alle spalle i nostri 20, 30, 40 anni di vita (quasi sempre) spensierata, (quasi sempre) facile, (quasi sempre) leggera. Noi, figli degli anni ’80/’90 cresciuti con la convinzione di vivere nel migliore dei mondi possibili, ci siamo ritrovati a fare i conti con qualcosa di imprevisto, incalcolabile, (s)travolgente. E per la prima volta certe pagine dei libri di Storia ci sono sembrate spaventosamente vicine.
Abbiamo capito di non possedere tutte le risposte. Abbiamo capito sul serio il significato di privazione. Abbiamo capito quanto preziosa fosse la nostra ordinaria quotidianità A.C. – che sta per Ante Covid – e quanto fosse inestimabile anche solo poter uscire di casa, salire sulla propria auto, accendere la radio a tutto volume e girare e guidare girare e guidare senza meta, senza motivo, senza giustificazione. Perchè ci andava, perchè era bello così.
N.C. che sta per Nonostante Covid, cari lettori, siamo una generazione fortunata. Oh sì, lo siamo, ne sono ancora convinta. Tutto dipenderà dalle basi che decideremo di gettare dopo questo periodo di burrasca che ancora non si è del tutto placata. Ognuno di noi ha vissuto grandi cambiamenti, li ha vissuti sulla propria pelle o attraverso persone care, da chi ha perso qualcuno di importante a chi ha affrontato la malattia in prima persona, da chi ha subìto gravi conseguenze sul lavoro (come me, non lo nego) a chi ha colto l’occasione epocale per cambiare percorso, nella vita lavorativa o in quella privata.
Ne usciremo migliori? No, non penso. Mi piace pensare che ne usciremo rinati ma non ho gli strumenti e neppure la saggezza necessaria per affermarlo. Sono solo una semplice ragazza che sta di fronte a tanti ragazze e ragazzi come lei e chiede di avere fiducia. E pazienza. E comprensione per chi la pensa e la vive diversamente da noi.
Concludo lasciandovi un augurio di buon anno con parole non mie: è il testo di una meravigliosa poesia di Albert Camus pubblicata nel 1954 durante un altro periodo storico emblematico di rinascita, il Dopoguerra. Ve la dono ora, in mezzo al nostro comune inverno, augurandoci di trovare tutti la nostra personale, invincibile estate.
Nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro.(Albert Camus)
Buona fine e buon inizio.
Federica
Post Scriptum del post
A gennaio non pubblicherò nuovi articoli, ho bisogno di riorganizzare spunti e contenuti dopo questi mesi di lavoro per me assai complicati e incerti. Il blog nel 2020 ha avuto un grande incremento di visualizzazioni, non me l’aspettavo e non posso che dirvi grazie, dal profondo della mia anima. Proprio per questo motivo sento la responsabilità di donarvi contenuti validi, chiari, interessanti e mi prendo del tempo per raccogliere le idee prima di ripartire.
Nel 2021 mi piacerebbe che Dire Fare Mole diventasse ancor di più la casa di chi sceglie di avviare (o ha già avviato) un’attività in proprio in Piemonte, dalla comunicazione all’enogastronomia, dall’artigianato all’arte. Se desiderate farmi conoscere la vostra azienda/negozio/iniziativa, scrivetemi senza esitazione e con entusiasmo all’indirizzo mail direfaremole@gmail.com. Desidero ascoltare nuove storie di creatività e soprattutto desidero condividerle con i miei lettori. Vi aspetto!