#StorieDiVette: Noemi e la Val Cenischia, amare (e abitare) la montagna senza confini

“Confine è, letteralmente, cum-finis, ciò che mi separa e nel contempo ciò che mi unisce, che ho in comune con l’altro”

Stefano Allievi

Domenica scorsa mi sono imbattuta in un programma trasmesso sulle reti RAI, dal nome che già da solo è bastato a farmi soffermare e a posare il telecomando: “Di là dal fiume e tra gli alberi”. Il titolo, ripreso da un romanzo di Ernst Hemingway, custodisce quell’aura di poesia che ben si intona con il contenuto del programma, una serie di documentari dedicati a itinerari poco battuti della Penisola, alla loro anima autentica e ai cambiamenti – più o meno marcati – affrontati negli ultimi anni.

Quella puntata nello specifico raccontava una meta piemontese estremamente affascinante, la Valsesia, posta ai confini con la Svizzera e considerata nei secoli scorsi alla stregua di una terra di frontiera. Mi ha colpita in particolare una frase pronunciata da una guida turistica locale in risposta a una domanda sul concetto di terre alte e confini: “Più si sale in altitudine, più i confini sfumano fino a scomparire. I confini in montagna non dividono, uniscono.” Quanta potenza in questa frase, quanta verità.

Il parallelismo fra Alpi e concetto di frontiera, fra confini esistenti solo sulla carta ma non nella mente e nel cuore di chi le cime le abita, è lo stesso filo conduttore dell’intervista che vi propongo oggi all’interno della rubrica #StorieDiVette. Non siamo in Valsesia bensì molto più vicino a noi, nella piccola Val Cenischia, valle tributaria della più nota Valsusa, terra di frontiera per eccellenza. La Val Cenischia si trova ai piedi del colle del Moncenisio solcato da antichi passi sin da tempi immemori, confine – spesso conteso nei secoli scorsi – fra Italia e Francia; confine che diventa cerniera, unione che abbatte qualsiasi barriera imposta dalle vicende storiche e politiche.

Nella breve valle piena di verde e di cascate scintillanti, di abbazie millenarie e di tradizioni racchiuse nelle parole in patois e ricamate sugli abiti tipici, si dipana la storia di Noemi Blanc e di suo marito Matteo Ghiotto, due giovani insegnanti di Novalesa figli delle montagne con un grande, piccolo progetto: aprire un bed & breakfast nella vecchia casa dei nonni e far conoscere questo angolo di frontiera a chi vorrà essere accolto e a chi vorrà ascoltare la voce della vallata. Una voce che parla al di qua e al di là della catena alpina, senza distinzione fra nazionalità e lingua.

Noemi, che cos’è la montagna per te?

La mia famiglia vive da generazioni su queste montagne, che sono diventate le nostre radici e il nostro orgoglio. Sento infatti di appartenere a questo territorio e ne vado fiera, perché so di avere la fortuna di possedere un passato ricco di storia, che mi ha fatto diventare ciò che sono.

Chi nasce e vive in montagna difficilmente può farne a meno. Si tratta di un elemento che forma le persone, che entra in stretto contatto con ciò che sei e non ti lascia più. Ricordo gli anni di studio all’Università, ogni giorno in treno fino a Torino, pendolare della Valle. Una scelta. Ogni sera rientrare e avere intorno a sé questa corona di monti, meravigliandosi di fronte al tramonto come fosse la prima volta, beh… era rigenerante e allontanava ogni stanchezza.

È la bellezza della natura l’unico arricchimento, la vera ricchezza. Ed è una bellezza accessibile a tutti, basta solo saperla vedere. Ecco, la montagna per me è libertà: libertà di poter respirare, libertà di poter camminare, libertà di poter osservare la meraviglia che ci circonda. In montagna ci si può sentire totalmente liberi.

Vivi a Novalesa, un borgo circondato dalla natura e immerso nella storia a pochi passi dal valico del Moncenisio; si può dire che tu sia una “donna di frontiera”! Come si vive in una piccola realtà alpina regolata da ritmi e tradizioni uniche?

Posso dire di essere una doppia donna di frontiera! Il mio paese di origine è in Alta Valle Susa, vicino al confine più occidentale d’Italia. Per amore, mi sono poi trasferita a Novalesa, in Val Cenischia, a pochi chilometri dal Colle del Moncenisio, testimone di un legame tra la nostra nazione e la Francia. Il rapporto coi nostri vicini d’oltralpe è molto forte qui, tante sono le storie che si intrecciano e ci rendono in qualche modo uniti. Novalesa ne è un simbolo, luogo di passaggio e di scambio sin da tempi antichi, è un piccolo borgo montano molto interessante, con numerose tradizioni che lo rendono davvero unico. Qui sono infatti presenti ancora le Confraternite, ciascuna dedicata alla memoria di un santo (Confraternita di Santa Cecilia; di Sant’Antonio; del Santissimo Sacramento), che accompagnano le processioni e i momenti di aggregazione e festa presenti durante l’anno. Molto sentito è, inoltre, il rito di passaggio verso l’età adulta, tanto da essere attesissimo l’incontro con i Coscritti che andranno da lì a poco a compiere la maggiore età, i quali presentano la loro bandiera e il foulard, ricamati con il simbolo scelto per il loro anno di nascita, la notte di Natale.

Insomma…a Novalesa non ci si annoia mai! Sono numerosi i momenti di aggregazione e di incontro durante l’anno, e ci si sente davvero parte di una comunità accogliente con un’identità unica, ricca di passato e condivisa dalla stessa popolazione che tiene davvero molto alle proprie tradizioni e ai propri saperi.

Hai sempre vissuto in Valle di Susa e immagino che la conoscerai nel profondo. Ci consigli un piccolo itinerario di visita e una ricetta tipica?

La Valle di Susa è una valle piemontese molto lunga e ampia, con paesaggi diversi al fondo valle, rispetto ovviamente alla parte più alta e montuosa. Poco distante da Torino e all’imbocco della nostra Valle, vi attende sicuramente la meravigliosa Sacra di San Michele, un’antica Abbazia che si erge sul Monte Pirchiriano e che vi stupirà già solo vedendola “dal basso”. Ricca di storia e leggenda, vi saprà portare indietro nel tempo. Proseguendo lungo la Valle, non ci può non fermare a Susa, città originaria dell’Impero romano, la quale custodisce l’Arco di Augusto, eretto nel 9 a.C. per celebrare il patto tra l’imperatore romano e Cozio, re di Susa. Poco distante potrete osservare anche le vestigia dell’Anfiteatro romano, del II secolo, l’Acquedotto del IV secolo, Porta Savoia e infine la Cattedrale di San Giusto, costruita nel 1029. Poco distante da Susa si trova la mia Novalesa, con l’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea del 726 d.C., che comprende quattro cappelle medievali affrescate, di cui dedicata a Sant’Eldrado, il santo patrono del paese, insieme a Santo Stefano. Risalendo ancora la Valle di Susa, verso la parte più alta, si può ammirare il maestoso Forte di Exilles, una fortificazione suggestiva, la cui leggenda dice che abbia ospitato la famosa “Maschera di ferro”.

Si giunge così all’Alta Valle di Susa, dove è possibile svolgere un turismo maggiormente sportivo, con piste da sci, itinerari di alpinismo, trekking e mountain bike. Insomma in Valle di Susa…ce n’è per tutti i gusti!

Parlando di gusti arriviamo alla nostra ricetta. È difficile scegliere, poiché diverse sono le bontà tipiche: dalla più nota Focaccia di Susa, alle Calhette che facevano i nostri nonni: si tratta di grossi gnocchi realizzati con patate grattugiate, cipolle, formaggio e una serie di altri ingredienti che variano a seconda dei luoghi (porri, salsiccia, salame cotto, spinaci, lardo, anche ortiche), e le Guinefle, gnocchi simili ai primi, ma più piccoli, lavorati con due cucchiai e impastati con patate, pane raffermo, uova, latte, toma.

Ma ciò che preferisco sono forse i Gofre dell’Alta Valle: cialde di impasto cotte nella tipica gofriera (uno strumento composto da due piastre), farciti con marmellata e nutella per i golosi di dolce, o pancetta e formaggio per un aperitivo salato, magari accompagnato dal tipico Vino del Ghiaccio delle vigne di Chiomonte!

Sei una maestra ma so che hai un sogno, anzi un progetto che sta prendendo forma: aprire il bed & breakfast “Nel cuore delle Cascate” insieme a tuo marito Matteo!

Sia io che mio marito siamo insegnanti e abbiamo studiato a lungo per poter realizzare questa professione, così complicata ma ricca di soddisfazioni! La nostra mente è però sempre in movimento. Qualche anno fa abbiamo quindi acquistato la casa dei nonni di Matteo e cominciato a ristrutturarla con l’idea di trasformarla pian piano in luogo accogliente, dove potessimo ospitare le persone che vogliono conoscere Novalesa.

Siamo fieri del luogo in cui viviamo, Matteo si è fatto sempre raccontare storie e testimonianze dagli anziani del paese (la nonna bis è mancata due anni fa all’età di 105 anni e fino all’ultimo si ricordava di ogni particolare) arrivando ad imparare, sin dalla più tenera età, l’antica varietà francoprovenzale di Novalesa. Abbiamo dunque davvero piacere di condividere il nostro territorio, facendo conoscere a quante più persone possibile la bellezza di questi luoghi e la storia che li caratterizza.

Vi aspettiamo allora nella casa dei nonni Mariuccia ed Elvio, ristrutturata con amore e attenzione dai giovani nipoti, dalla quale si può ascoltare lo scroscio delle cascate di Novalesa, la più alta delle quali supera addirittura i cento metri! Nel cuore delle cascate, nel cuore di Novalesa.

Ndr: il 25 giugno 2020 Noemi e Matteo si sono laureati insieme (la terza laurea per lui, la seconda per lei) discutendo le rispettive tesi da casa con commissione online, secondo le disposizioni anti-Covid. Auguri ragazzi! La Repubblica ha dedicato un articolo a questa doppia laurea speciale: https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/07/04/news/torino_marito_e_moglie_si_laureano_nello_stesso_giorno_emozionante_anche_davanti_a_un_computer_-260947248/?ref=search

Instagram: https://www.instagram.com/blancnoemi88/

Pagina Facebook del B&B: https://www.facebook.com/nelcuoredellecascate/

[photo credits: Noemi Blanc]



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