9 Principesse per 9 Residenze: la storia al femminile delle Residenze Sabaude di Torino e dintorni (I parte)

C’è chi è nata principessa e chi lo è diventata.

Chi ha dovuto salutare Torino per andare lontano e chi ha imparato a chiamarla casa.

Chi si è sposata per amore e chi per calcoli dinastici (ma poi l’amore l’ha trovato ugualmente in altri lidi).

Chi ha avuto un’esistenza di privilegi e chi una fine tragica.

Tutte, in ogni caso, hanno qualcosa da raccontarci.

Sono le donne delle Residenze Reali, pilastri rosa di Torino e dei suoi castelli. Ognuna a suo modo ha lasciato un’impronta in questa città ed è bello ricordarle, con i  diademi scintillanti portati con eleganza fra i lunghi capelli intrecciati e il passo leggero eppure deciso.

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Palazzo Madama [credits: Lisa Zanchetta| Fiordelvento]

Mi sono imbattuta in loro più e più volte scrivendo Sua Bellezza Reale | Piccolo viaggio nelle Residenze Sabaude di Torino e dintorni e, sebbene non abbia potuto dedicare a ciascuna il giusto spazio che meritavano nel libro, ho deciso di farlo qui, ora. Perchè la curiosità sulle loro vite, spesso messe in ombra dalle controparti maschili, solletica non solo me ma molti torinesi, affascinati da queste storie di donne della Storia. E perchè, ne sono convinta, il #GirlPowerSabaudo è nato con loro, attraverso loro, grazie a loro. Quindi eccole, cari lettori, 9 principesse per 9 Residenze. Ne ho scelta una per capitolo in rappresentanza di tutte, suddividendole in tre articoli diversi, ma non fermatevi. Cercando e scavando nei meandri del passato troverete tante figure femminili legate a Torino, in silenziosa attesa di essere conosciute e ascoltate.

Palazzo Madama| Cristina Maria di Borbone (Parigi 1606 – Torino 1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (Parigi 1644 – Torino 1724)

Palazzo Madama racchiude femminilità già nel nome, ed è infatti a non una bensì a due donne che deve bellezza e fama. Due donne non comuni, due donne imparentate fra loro in modo stretto – una era la suocera dell’altra – toste e volitive. Sono le Madame Reali, Cristina e Giovanna Battista, importantissime nella storia di Torino, fautrici della trasformazione della città in una capitale barocca all’altezza delle “cugine” europee. Le due nobildonne – denominate Madame sia in onore della loro provenienza dalla Real Casa francese sia per la reggenza che affrontarono al posto dei figli, troppo piccoli per ereditare il trono alla morte dei rispettivi padri – sostennero i più grandi artisti dell’epoca, come Guarini e Juvarra, incentivando la costruzione di castelli, piazze (piazza San Carlo, ad esempio, la dobbiamo all’iniziativa di Cristina) o la ristrutturazione di opere già esistenti, come il millenario Palazzo affacciato su piazza Castello che scelsero come dimora.

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Cristina Maria di Borbone [fonte: Wikipedia]

Entrambe nate a Parigi, divennero duchesse Savoia contraendo matrimoni con Vittorio Amedeo I (Cristina) e Carlo Emanuele II (Giovanna Battista). Come spesso accadeva, l’amore vero non era certo la ragione principale dello sposalizio ed è per questo che le Madame cercarono affetto e passione fuori dal talamo nuziale, oltre ad essere promotrici di sontuose feste ricordate dalle cronache per il loro costo (e per le pesanti critiche ricevute in merito, visto il peso che avevano sulle casse del Ducato). Soprattutto Cristina è conosciuta per i suoi amanti e per la sua avvenenza; il suo favorito era il conte Filippo San Martino di Agliè, con il quale visse una lunga relazione nemmeno troppo celata e durata fino alla morte di lei. Filippo amò la prima Madama Reale in modo devoto, standole accanto durante i difficili anni di reggenza dopo la prematura morte del consorte e il conflitto con i cognati Tommaso e Maurizio, avversi alla sua politica filo-francese. L’amò però anche in modo terribilmente romantico, dedicandole versi di poesie bellissime e disponendo di seppellire con lui un oggetto donatogli da Cristina e ritrovato una trentina di anni fa nel luogo della sua inumazione, il Monte dei Cappuccini: un fornello da pipa con un sigillo su cui è inciso un cuore sormontato da una corona.

Palazzo Carignano| Angela Maria Caterina d’Este (Modena 1656 – Bologna 1722)

Palazzo Carignano è una delle Residenze Sabaude più suggestive, bizzarre, ricche di storia del Piemonte intero. Con la sua inconfondibile sagoma rossa curvilinea, il Palazzo fu scenario della nascita del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, come ci rammenta con solennità la targa che lo sovrasta, fu prima sede del Parlamento del Regno ma fu anche il nido di una storia d’amore meno conosciuta, piena di tenerezza. Questa storia parla di un matrimonio basato su un vero sentimento e non su alleanze politiche, cosa assai insolita in quegli anni. Il matrimonio in questione – e qui arriva la parte ultra romantica che vi farà sospirare! – ha sfidato l’ira di un sovrano potentissimo, il temuto Re Sole Luigi XIV di Francia, che alla stregua di un Don Rodrigo gallico tentò di impedire l’unione. I “Renzo e Lucia” in salsa sabauda sono Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano detto il Muto, in quanto nato con una grave sordità che gli impedì di imparare a parlare correttamente, e Angela Maria Caterina d’Este. Emanuele era figlio di Tommaso di Savoia, cognato di Madama Reale Cristina, primo principe del ramo cadetto dei Carignano; da ragazzo venne istruito in Spagna sotto la guida di Don Ramierez, ideatore di un metodo efficace di insegnamento rivolto alle persone affette da sordità.

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Angela Maria Caterina [fonte: Wikipedia]

Emanuele era un giovane intelligente e capace e non considerò mai il suo handicap un limite invalicabile, anzi, fece progressi su progressi imparando a leggere e scrivere in diverse lingue. Si distinse anche sui campi di battaglia e fu molto stimato dai duchi di Savoia, che tenevano in grande considerazione i suoi pareri. Emanuele giunse celibe alla soglia dei cinquant’anni quando la madre, Maria di Borbone, lo spinse a prendere moglie per ragioni dinastiche. Il principe accettò ponendo una condizione: la sposa non doveva essere francese. La scelta ricadde sulla bella figlia di Borso d’Este, la principessa di Modena e Reggio Angela Maria Caterina, di una ventina d’anni più giovane di lui; si racconta che Emanuele vide un suo ritratto e si innamorò a prima vista, colpo di fulmine confermato al momento dell’incontro fra i due. Le nozze avvengono nel 1684 nella cornice di un’altra Residenza Reale piemontese, il castello di Racconigi. Ma ecco che arriva il Re Sole, offeso e sdegnato, che bandisce madre e sorella dello sposo dalla corte di Francia e ordina al duca Vittorio Amedeo II di far esiliare la coppia. Come mai questa reazione? Gelosia verso Emanuele? No, pura e semplice strategia politica. Luigi XIV aveva infatti a lungo premuto sul duca per far sposare Emanuele con una delle sue figlie, le principesse di Francia, in un’ottica di controllo sul Ducato sabaudo e sulla sua successione. Vittorio Amedeo, a malincuore, dovette mandare i novelli sposi in esilio a Bologna per poi richiamarli a Torino una volta che riuscì a far scendere a più miti consigli il temibile vicino di Regno. Così Emanuele e Angela Maria Cristina tornarono in patria dopo tre anni, potendo finalmente vivere il loro amore nel nido che Emanuele aveva fatto costruire dall’architetto Guarini per la sua famiglia: il meraviglioso Palazzo Carignano, culla del primo re d’Italia che di quella coppia innamorata fu diretto discendente circa duecento anni dopo.

Villa della Regina| Ludovica di Savoia (Torino 1629 – Torino 1692)

La Regina delle Residenze, almeno nel mio cuore, è lei, Villa della Regina, un altro luogo intriso di voci femminili che ci sussurrano dagli oceani del tempo. Incastonata nella collina torinese che dà su piazza Vittorio, bella e misteriosa immersa nel suo giardino incantato, Villa della Regina non nacque con questo appellativo, acquisito nel corso dei secoli in quanto spesso scelta da sovrane Savoia come abitazione (non stento affatto a capire il motivo, care le mie regine buongustaie!). In principio portava infatti un nome di donna perchè proprio ad una donna era stata destinata e dedicata: Villa Ludovica. Ma chi era Ludovica? Figlia della sopra citata Madama Reale Cristina e di Vittorio Amedeo I, sorella di Carlo Emanuele II, della vita di Ludovica (detta anche Luisa in alcune fonte storiche) non si hanno molte notizie. Quel poco che si sa però, al giorno d’oggi, ci fa abbastanza storcere il naso.

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Ludovica [fonte: Wikipedia]

Al compimento del dodicesimo anno di età, la giovane principessa fu infatti data in sposa dalla stessa madre al cinquantenne Maurizio di Savoia, fratello del padre ergo…suo zio. L’unione, bizzarra e immorale per noi, tollerata all’epoca, sanciva la pace fra Cristina e i cognati Maurizio e Tommaso dopo gli anni di aspro scontro al seguito della scomparsa di Vittorio Amedeo I. Un matrimonio politico insomma, su cui non abbiamo gossip circa la buona riuscita o meno; si sa solo che durò relativamente poco – Maurizio morì quindici anni dopo – e che Ludovica visse una lunga vedovanza senza mai riprendere marito, occupandosi delle opere d’arte ereditate dal consorte, mecenate e uomo di profonda cultura, e rendendo Villa della Regina il luogo magico che possiamo osservare ancora oggi. Ludovica non ebbe figli e lasciò la Villa dove morì poco più che sessantenne (piccola curiosità: il suo luogo di nascita è stata un’altra Residenza Reale, il castello del Valentino) alla duchessa Anna D’Orleans, sposa di Vittorio Amedeo II. Ad Anna subentrarono negli anni altre esponenti femminili della casata, ovvero la regina Polissena d’Assia, la duchessa Maria Antonia di Borbone-Spagna, infine la magnetica Paolina Bonaparte in epoca napoleonica quando si trasferì qui insieme al marito Camillo Borghese, nominato dall’illustre cognato Governatore del Piemonte. Una lunga sequenza di affascinanti padrone di casa per una Residenza dal cuore di donna.

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