“Dritti e sinceri, cosa sono, appaiono:
teste quadre, polso fermo e fegato sano:
parlano poco, ma sanno quel che dicono:
anche se camminano adagio, vanno lontano.”
Rassa Nostrana è una poesia che Nino Costa, poeta piemontese, scrisse agli inizi del secolo scorso per celebrare l’operosità dei suoi conterranei. Gente che cammina adagio ma va lontano, gente silenziosa ma determinata. Gente che parte da qui e arriva ovunque. E fa cose semplici che diventano straordinarie. Come una penna.
Questa è la storia della penna Aurora, torinese di nascita, e di alcune “teste quadre con polsi fermi” che sono riuscite a farla diventare un’icona mondiale, simbolo del made in Italy e della sua tradizione artigiana. Ed è anche la storia di una ragazza altrettanto testa quadra, torinese di nascita, che ha avuto l’onore e il piacere di poter ascoltare questa storia da chi la vive ogni giorno e che ora ve la racconta con grande emozione.
Estrema periferia nord di Torino, al confine con i comuni di Settimo Torinese e San Mauro. Superga ci dà quasi le spalle e i palazzi cedono gradualmente il passo a prati e colline. Un alto muro di cinta mi compare davanti agli occhi mentre svolto da strada Settimo verso la mia meta, vegliato da un vecchio campanile. Sono al cospetto di un luogo antichissimo: l’Abbadia di Stura, fiorente sito abbaziale della Torino del Medioevo, ora in cerca di una nuova identità. Giusto di fianco ecco la Manifattura Aurora, annunciata dal logo che riprende l’inconfondibile pennino della penna più famosa d’Italia. Varco quel cancello con il cuore pronto a viaggiare nel tempo sulle ali di ciò che amo, la scrittura e la parola.
Un viaggio nel tempo che mi catapulta immediatamente indietro di cento anni, nella Torino del 1919. Ma il luogo è diverso: non siamo più qui ai confini nord della città bensì in pieno centro, in via della Basilica. Al civico 9 il torinese Isaia Levi, discendente di una famiglia di industriali tessili e futuro senatore, istituisce la prima sede della Fabbrica italiana di penne a serbatoio Aurora. Levi ha la giusta intuizione e in pochi anni rende l’azienda una realtà consolidata basata sul valore dell’artigianalità e dello stile italiano, dando vita a prodotti che diventano in breve tempo competitivi sul mercato internazionale. La seconda guerra mondiale provoca uno stop alla produzione, soprattutto in seguito al grave bombardamento della fabbrica. Per questa ragione, nel 1943 la manifattura e tutte le sue maestranze vengono trasferite nei locali di un’ex filanda settecentesca adiacente ad Abbadia di Stura. E da lì non si sposteranno più.
La fine della guerra coincide anche con la fine della presidenza di Isaia Levi; il fondatore cede infatti il testimone al nipote, l’ingegnere Giovanni Enriques, con la trasformazione dell’azienda in Aurora – società per azioni. Con Enriques nascono le prime penne iconiche, una su tutte la mitica 88 disegnata dall’architetto e designer Marcello Nizzoli. Nizzoli, pensate un po’, è stato anche il realizzatore della Lettera 22, macchina da scrivere di punta della Olivetti. Due grandi aziende piemontesi unite da due oggetti iconici legati alla scrittura.
Nel 1958 entra in azienda Franco Verona, nipote di Cesare alias il primo importatore della macchina da scrivere Remington in Italia, giovane brillante e carismatico che non tarda a distinguersi. Franco Verona diventa prima socio di maggioranza e poi, nel 1973, amministratore delegato. In quegli anni nasce un’altra penna simbolo dell’azienda, l’Auretta, dedicata soprattutto agli scolari, e iniziano ad instaurarsi le prime collaborazioni con i designer, che aumentano fama e prestigio della ditta nel mondo. Basti pensare alla stilografica Hastil e alla penna a sfera Thesi, entrambe esposte nientemeno che al MoMa di New York.
E così ci avviciniamo ai giorni nostri. Negli anni ‘80 del secolo scorso è il turno della seconda generazione dei Verona: Cesare, figlio di Franco, fa il suo ingresso in azienda dopo gli studi universitari in Economia, portando con sè lo spirito audace ed innovativo di quel periodo. Forte della sua formazione, Cesare inizia a farsi spazio introducendo idee nuove legate al marketing, alla comunicazione, fino ad arrivare alla presidenza, ruolo che ricopre tuttora.
Fra i meriti di Cesare Verona c’è anche l’aver voluto puntare sulla cultura, creando uno spazio dove fare innumerevoli viaggi nel tempo e nella storia del segno grafico. È l’Officina della Scrittura, museo interattivo nato nel 2016 sotto l’egida dell’associazione Aurea Signa, presieduta sempre dal dottor Verona. Dopo aver toccato con mano come nasce una penna visitando lo stabilimento produttivo, girovagare fra le stanze del museo ospitato fra le mura dell’ex filanda permette di allargare la conoscenza a ciò che c’è stato prima, c’è e ci sarà, andando oltre le vicende aziendali. Cosa si può osservare quindi nei 2500 metri quadrati di esposizione? Tutto, ma proprio tutto ciò che rimanda all’evoluzione di quella formidabile scoperta che è stata la scrittura.
Ogni sezione merita una sosta approfondita, qui però vi rimando alle mie due preferite in assoluto: la collezione delle macchine da scrivere Remington della famiglia Verona, situata all’ingresso del museo, e le magnifiche 13 penne, vere icone del XX secolo, fra cui la Waterman’s 22 del 1896 e la Hastil Aurora. Oltre al percorso permanente, l’Officina della Scrittura è scenario di mostre temporanee e corsi di calligrafia per adulti e bambini che si tengono nell’apposita aula didattica. Al termine della visita è d’obbligo un caffè – o un ottimo pranzo – nel ristorante caffetteria interno L’Officina, luminoso e accogliente, con un antipasto misto piemontese (ap)provato dalla sottoscritta che, come ben sapete cari lettori, è campionessa regionale di assaggio di vitello tonnato. Quello dell’Officina merita un bel dieci con tanto di lode!
Un’esperienza alla Manifattura Aurora e all’Officina della Scrittura – entrambe situate in Strada da Bertolla all’Abbadia di Stura n°200 – è altamente consigliata a tutti coloro che, come me, amano scrivere e amano Torino. Il museo è visitabile il lunedì, martedì, giovedì, venerdì con orario 09-18, oltre ad ogni primo e ultimo weekend del mese con orario 10-19. Le visite guidate in Manifattura si possono invece effettuare il lunedì, martedì, giovedì, venerdì, ore 11 e ore 16.
Sito: www.officinadellascrittura.it
Facebook: Officina della Scrittura
Instagram: Officina della Scrittura
[le foto dell’articolo sono state scattate da Lisa Zanchetta Fiordelvento, collaboratrice preziosa e sensibile che ringrazio ancora una volta per essere venuta insieme a me alla scoperta di questo luogo magico]
Che bello Fede!! Brava!! Non vedevo l’ora di leggerlo! Grazie per i ringraziamenti super 🙂 Un abbraccio
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