I Fuori Porta di Dire Fare Mole: percorsi di meraviglia nel Basso Monferrato

Complici un appuntamento di lavoro in zona e un cofanetto regalo SmartBox da consumare, lo scorso fine settimana io e il #direfaremarito abbiamo fatto un’ altra delle nostre piccole fughe a chilometro quasi zero. Quelle fughe che ci piacciono così tanto e che ormai fanno parte della nostra bellissima routine di coppia, a cui davvero non sappiamo (e non vogliamo) rinunciare.

villadeati

Un viaggio a breve raggio e anche un gradito ritorno in un territorio amato: il Monferrato, patria di vigne Unesco e di dolci colline, di storie di grandi personaggi come di gente comune che sceglie di fare impresa a contatto con la terra, o semplicemente di vivere a contatto con essa. Il Monferrato ogni volta mi accoglie con un sole carezzevole e con silenzi così carichi di significato che sembrano suoni. Qualche suono in realtà c’è, fra i sali e scendi delle colline, fra le distese di campi e filari. E’ il suono dei campanili in cima ai poggi avvolti dalla nebbia, è il suono del vento fra gli alberi, il canto delle cicale e i passi degli escursionisti che percorrono i numerosi sentieri disseminati lungo la natura rigogliosa. Sì, ogni tanto è anche il rombo del motore di una sporadica macchina, ma qui, in mezzo al suono del silenzio, è tutto più tollerabile.

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Nel cuore del Piemonte

L’ angolo di Monferrato esplorato durante i nostri due giorni di “pausa dalla città” corrisponde al Basso Monferrato, porzione che comprende sia il Monferrato Astigiano che il Casalese. Ci sarebbe davvero tantissimo da vedere, fare e conoscere, ma due giorni consentono comunque di dare un assaggio abbastanza completo di ciò che la zona offre. Assaggiare, per poi tornare e assaggiare di nuovo. Si dice che il Basso Monferrato si trovi esattamente nel cuore del Piemonte e guardando una cartina geografica capiamo il perchè; siamo infatti nel bel mezzo della Regione, in un incrocio di province – alcuni comuni fanno parte dell’ astigiano, altri dell’ alessandrino – a pochi passi sia dalle colline Chieresi e da Torino, sia dal Po e dal confine con Vercelli. Un sunto di Piemonte senza eguali.

albugnano

Il Basso Monferrato è noto per le sue dolci pendenze, con colline che si attestano sui 400 metri di altitudine, alternate a estese pianure, boschi e prati. Il paesaggio naturale è cangiante e mai monotono, interrotto qua e là da una torre, un castello, una chiesa, attorniati da pugni di case dal fascino antico. I borghi monferrini ci proiettano in tempi lontani, quando il ritmo delle stagioni dettava le regole e si viveva di ciò che si produceva con le proprie mani ed il proprio sudore. Forse si pensava di avere di meno, in realtà si aveva di più. In questa sequela di piccoli paesi, ecco spuntare qualche importante agglomerato. Casale Monferrato, capitale storica del territorio Casalese con un passato glorioso fra le dominazioni dei Paleologi prima e dei Gonzaga poi, e un futuro promettente grazie alla candidatura in qualità di Capitale Italiana della Cultura 2020. Valenza, sul confine con la Lombardia, con le sue industrie di gioielleria e oro. Castelnuovo Don Bosco, nel Monferrato Astigiano a un passo da Chieri, con i suoi vigneti e l’ impronta di San Giovanni Bosco ovunque.

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Le colline dei Santi e dei Santuari

Terra di Santi e di Vini, il Monferrato. Da queste parti il sacro ed il profano si mescolano alla perfezione, fra chiese millenarie intrise di spiritualità e cantine contraddistinte dai caratteristici infernot dove farsi trascinare fra le braccia di Bacco. Ma ora occupiamoci del primo tipo di spirito e immergiamoci nel percorso dedicato alle Pievi romaniche, una delle attrattive più interessanti del patrimonio culturale -architettonico del luogo. Edificate fra il 1000 e il 1200, queste piccole chiese sono sparse lungo tutto il territorio e formano un itinerario di grande suggestione. La Pieve dei Santi Nazario e Celso a Montechiaro d’ Asti, la Pieve di San Lorenzo a Montiglio (dove la mia amica scrittrice Marina Rissone ha ambientato il suo romanzo La Chiave del Mistero), la Pieve di San Giorgio a Bagnasco di Montafia. La regina è senza dubbio lei, la Canonica di Santa Maria di Vezzolano ad Albugnano, capolavoro di arte medievale e uno degli esempi più belli di architettura religiosa piemontese dell’ epoca. Vezzolano era uno dei miei sogni di viaggio da anni e finalmente ho potuto ammirarla dal vivo. Credetemi, nessuna foto le rende giustizia: l’ atmosfera che si respira è indescrivibile a parole e a immagini.

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Edificata sul finire dell’ XI secolo come Canonica dell’ ordine regolare di Sant’ Agostino, questa chiesa di impianto basilicale ha conservato pressoché intatto il suo aspetto romanico e trasmette un senso di serenità e di maestosità allo stesso tempo; la bicromia a fasce alternate in pietra arenaria e mattone la fa assomigliare alle chiese medievali della riviera ligure, e le due palme poste all’ ingresso fanno quasi credere di essere in qualche luogo di mare. Il mare non c’è ma al suo posto tutto intorno si estende un oceano verde di campi e vigne, in mezzo a cui si snodano alcuni percorsi di trekking panoramici (e molto frequentati, abbiamo visto un bel numero di persone armate di bastoncini da fit walking avventurarsi nonostante il freddo invernale!). Entrando, si viene colpiti da due elementi: il primo è il particolarissimo pontile policromo detto jubè, raro elemento architettonico che attraversa la chiesa all’ altezza della prima campata, forse commissionato dall’ imperatore Federico Barbarossa. Dietro l’ altare è posto il secondo elemento chiave, una bifora raffigurante l’ Annunciazione che due volte all’ anno viene illuminata pienamente dai raggi del sole, un gioco di luci stabilito da precisi calcoli astronomici degli architetti dell’ epoca. Non andate via senza aver visitato il chiostro della Canonica, unico nella sua asimmetria e con pregevoli affreschi sul lato nord-ovest.

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Un’ altra preziosa opera architettonica ecclesiastica della zona è il Sacro Monte di Crea, che ha doppia valenza Unesco essendo parte del sito seriale dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia e situato in un territorio dichiarato Patrimonio dell’ Umanità come Paesaggio Vitivinicolo. Stavolta l’ ho ammirato solo da lontano, imponente sulla cima di un colle, la prossima conto di avvicinarmi un po’ di più.

Mangiare (e bere) secondo natura

Poche chiacchiere: abbiamo scelto di fuggire in Monferrato anche perché qui si mangia e si beve divinamente! Non può essere altrimenti nella patria di vini come Malvasia, Freisa, Albugnano e di innumerevoli sagre dedicate al re della cucina piemontese, il tartufo. Durante il nostro soggiorno abbiamo provato due agriturismi diversi fra loro con un comune denominatore che è la cucina secondo la stagionalità, cosa che qui a Dire Fare Mole apprezziamo alquanto.

La cena del sabato ha visto come cornice i soffitti a cassettoni e l’ aria avvolgente della cascina Da Nonna Carla, in frazione Sanico ad Alfiano Natta. Da Nonna Carla offre anche ospitalità turistica – abbiamo alloggiato nei suoi appartamenti a Villadeati – ed è inoltre azienda produttrice di vini. Paolo, il simpaticissimo e barbuto proprietario, ci introduce il menù fisso consigliandoci gli abbinamenti perfetti, snocciolando nel mentre aneddoti sulla sua vita da bancario in settimana e da ristoratore nei fine settimana. Sublimi i tomini con tre salse (per me il bagnetto verde vince su tutte), la lasagna di zucca, la frittatina di farina di ceci con carote e cipolle caramellate e poi lui, il mio amato bunet a chiudere il cerchio, oltre alla panna cotta al Barbera richiesta dal #direfaremarito.

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La domenica a pranzo, dopo la visita a Vezzolano, ci siamo diretti nella vicina località Sant’ Emiliano per provare un posto suggerito dalla mia fidata Francesca Langhuorino, una che di buon cibo se ne intende. Anche stavolta Francesca mi ha consigliato in maniera impeccabile: Ca’ Mariuccia è un casale ottocentesco affacciato su una delle più belle balconate naturali della zona, circondato da natura ovunque e improntato sui principi di cucina agricola e etica. Anche qui si produce il vino e i giovani proprietari, Andrea e Angela, ci spiegano nel corso del pranzo la filosofia e le attività del loro angolo di paradiso verde, dal bed and breakfast sostenibile alla bottega con il mercato contadino, passando per i corsi di fattoria didattica per i bambini e i seminari di agricoltura e autoproduzione per gli adulti.

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Il menù? Squisito, abbondante e originale, fisso a rotazione settimanale. Indimenticabile il tris di antipasti – tortino di carciofi, capunet di verdure, insalata di pollo con salsina di acciughe e limone – preceduto da un super gradito aperitivo di salame e frittelle di pane. A seguire, un bis di primi composto da risotto ai carciofi e zuppa di legumi e cavolo, poi coniglio alle olive e un fantastico contorno ovvero il sancrau di cavolo viola. Ai dolci ci siamo arrivati a malapena, ma non volevamo rinunciare ad assaggiare il trittico di bontà pere caramellate, torta di nocciole, panna cotta alle arance. Il caffè l’ abbiamo sorseggiato nel cortile, complice un tiepido sole di fine inverno e la vista mozzafiato sulle colline astigiane.

Bene cari lettori, vi ho convinti a prendere la  macchina e fuggire?

 

[photo credits: Dire Fare Mole]

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