Torino da favola: intervista a Maria Cristina Strati, scrittrice, filosofa pop e anima rock

Cari lettori, oggi vi parlo di un argomento un po’ particolare. Trattasi del mio primo amore, un batticuore primigenio della Dire Fare Mole bambina, assolutamente platonico vista l’ età e le circostanze spazio-temporali. Sapete chi è stato codesto primo amore?

No, la risposta esatta non è il #direfaremarito, essendoci conosciuti quattro anni orsono alla “tarda” età di 29 anni. Allora Leonardo Di Caprio, idolo di tutte le adolescenti titaniche? Eh no nemmeno lui, o meglio, qualcun’ altro l’ ha preceduto ai tempi della scuola elementare.

Il mio primo amore aveva il volto di … David Bowie. Già amici di Dire Fare Mole, la sottoscritta era fuori dagli schemi sin da allora quando, in barba ai seppur adorati cartoni Disney, aveva deciso che non avrebbe mai desiderato il principe azzurro tutto canzoncine mielose e copricapi improbabili, bensì lui, il re dei Goblin Jareth dalla bizzarra capigliatura eighties e dall’ irresistibile fascino del Duca Bianco, suo interprete nella pellicola cult Labyrinth (e poi vogliamo mettere un re che canta con la voce di Bowie? Non c’è usignolo disneyano che tenga!).

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Perché questa digressione amorosa? Il motivo è semplice e duplice: mi piaceva raccontarvi un aneddoto della mia stramba infanzia nei glitterati anni ‘80 e soprattutto mi serviva per introdurvi l’ amica di oggi, con la quale condivido l’ infatuazione artistica e non solo per una delle compiante icone della musica mondiale. Vi presento Maria Cristina Strati, estimatrice di musica rock, filosofa pop come il titolo del suo blog, fashion designer, scrittrice. E torinese, ça va sans dire!

Maria Cristina è un’ anima eclettica amante del bello e io non potevo lasciarmela scappare, visti i nostri tanti punti in comune. In questa chiacchierata ci parla di lei, delle sue mille attività e della sua ultima avventura letteraria, Teresa e il Re dei Gatti (ed. Aracne)  una favola presentata al Circolo dei Lettori nel settembre scorso che secondo me potrebbe essere un perfetto regalo di Natale per piccini e per adulti sognatori. Maria Cristina, a quando un Teresa e il Re dei Goblin?

 

Filosofa, critica d’ arte, scrittrice, amante di Bowie e della buona musica, adesso anche stilista di sciarpe e foulard. Maria Cristina, si può dire che proprio come la nostra Torino “non stai mai ferma”! Raccontaci come convivono dentro di te queste diverse anime.

Beh, ma in realtà per me non sono anime diverse, anzi, sono tutte sfaccettature della stessa creatività. E poi, in un certo senso, si è creato una specie di circolo virtuoso per cui ogni cosa che faccio alimenta di entusiasmo ed energia le altre. Per esempio, il progetto delle sciarpe adesso mi sta coinvolgendo moltissimo e mi entusiasma da morire. Ho appena registrato il marchio (lo rivelerò tra poco sui miei social, sorpresa!) e tra pochissimo uscirò in modo ufficiale con la mia produzione come fashion designer. Non vedo l’ora!

Solo che l’entusiasmo che questo progetto mi trasmette, poi mi fa venire voglia di scrivere… quindi come vedi è davvero un circolo virtuoso, in cui da energia nasce altra energia e via così. Nel tempo libero leggo, studio moltissimo e coltivo le altre passioni come la musica e tante altre cose. Perciò direi che no, in effetti… anche quando sembro ferma probabilmente ne sto studiando una nuova!

A proposito di scrittura e di Dire Fare Mole… lo sai che ho scritto un romanzo sulla Mole Antonelliana? Nelle mie intenzioni è il primo di una serie di noir surreali ambientati proprio qui a Torino. I protagonisti sono illusionisti e uno di loro decide di far sparire proprio la… Ok, non ti anticipo nulla per non rovinarti anche qui la sorpresa! Per questo nuovo romanzo tra l’altro sono alla ricerca di un nuovo editore. Il mio attuale infatti è di Roma, ma mi piacerebbe trovarne uno di Torino, dato che tutta la storia è ambientata proprio qui… Perciò… AAA editore cercasi!

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Scrivi su un blog – Filosofia Pop – di tua creazione e sei anche autrice di libri. Come approcci la differenza fra lo scrivere per il web da una parte e per l’ editoria dall’ altra?

Sono due modi di scrivere molto diversi, è chiaro. Ma anche qui, alla fine sono facce della stessa medaglia. Sul web scrivo di cose che mi interessano, soprattutto di arte. Cose che ho visto, persone che ho incontrato e il cui lavoro mi ispira. Ogni tanto ci scappa qualche favola breve, ma niente di più. Sul web il linguaggio è diretto, più simile alla realtà. Alla fine, dico semplicemente le cose che penso, senza tanti filtri.

Quando scrivo di narrativa invece curo molto l’architettura del romanzo o comunque del lavoro di cui mi sto occupando. Passo molto tempo a creare una struttura che mi convinca, una specie di dispositivo che mi soddisfi e che secondo me può funzionare e affascinare chi legge.

Devo dire che, comunque, in entrambi i casi mi diverto molto!

Nel 2017 ti sei cimentata con una favola, un genere che non avevi mai affrontato prima. Spiegaci chi sono Teresa e il Re dei Gatti e come sono nati dalla tua penna.

Teresa è una bambina timida. Come un fiorellino che ancora deve sbocciare e non sa da che parte cominciare. Saranno proprio i suoi amici gatti ad aiutarla a trovare sé stessa, insegnandole che se è vero che è un dono prezioso saper essere piccoli, saper vedere l’importanza delle cose piccole e umili, ma piene di valore e sentimento, arriva anche un momento in cui è importante diventare grandi e crescere. Il bello è che le due cose, come scoprirà Teresa nella favola, non sono separate come in superficie potrebbe sembrare. Al contrario, anche qui, solo chi sa essere piccolo, ma con un cuore grande, riesce davvero a crescere, accettando la vita per quella che è, con il bene e il male, il dolore e la felicità che ne fanno parte.

Nella mia idea, la favola ha un livello di lettura in cui la protagonista, attraverso le avventure che le capitano nel magico mondo dei gatti, incontra via via aspetti di sé stessa, anche non subito gradevoli, che però le sono indispensabili per vivere e per diventare una persona completa.

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Scrivendo, mi sono ispirata molto a Marie Louise von Franz, un’allieva di Jung che ha studiato in lungo e in largo le favole in una serie di libri meravigliosi che ho letteralmente divorato negli ultimi anni. In particolare, c’è un libro che si intitola La Gatta, in cui parla del gatto come simbolo di Hermes/Mercurio, che guida l’anima di notte, nel buio, quando si sente indifesa. La soccorre e la conduce alla conoscenza di sé.

Un’ altra ispirazione per me è stata Thérèse Martin (Santa Teresa di Lisieux, che io però tratto in modo decisamente laico e considero di fatto una filosofa) e la sua teoria dell’infanzia spirituale. Non è un caso che la protagonista si chiami Teresa.

Ma attenzione, la favola non è solo questo, ci sono anche moltissime altre cose. È scritta con un linguaggio adatto a diverse fasce di età e soprattutto è una favola divertente, con un bel po’ di colpi di scena!

E l’ispirazione principale alla fine per me sono stati proprio i gatti, perché li amo alla follia! Ho cercato di esprimere il loro modo di essere, i loro gesti tipici… chi ama i felini mi capisce.

Dante e Ugolino, i protagonisti felini della storia, sono proprio i miei gatti. Ugolino mi segue ovunque. Hai presente i personaggi femminili della Pixar, che hanno sempre un piccolo animale accanto, che non li lascia mai soli? Ecco, quando sono a casa, puoi tranquillamente immaginare così me e Ugolino.

Maria Cristina, Torino e il Piemonte. Quali sono i tuoi luoghi del cuore?

A proposito di Piemonte, beh sarà banale, ti dico le Langhe e il Monferrato, con i loro paesaggi splendidi e il cibo e il vino meravigliosi.

Ma io amo Torino, non potrei vivere da nessun’ altra parte. Sono di quelli che nelle altre città si perdono perché “fanno il giro dell’isolato” sperando di trovarsi al punto di partenza e invece…  Quelli che anche al ritorno da un viaggio anche bellissimo sono sempre contenti di tornare. E che, anche se non lo dicono, sentono sempre quella leggera stretta al cuore, quella specie di composta, sabauda commozione, non appena vedono il cartello che dice “Torino” dal finestrino del treno. I miei posti preferiti? Non ti so dire, sono tantissimi… Mi viene in mente il Monte dei Cappuccini visto dal Lungo Po, Piazza Vittorio, con la Gran Madre al fondo, che guarda sorniona e altera il traffico cittadino. Tutte le vie del centro, con i loro scorci quadrati e ordinatissimi e la collina o la montagna che occhieggiano da lontano, ma non troppo… E la Mole Antonelliana, ovviamente. Sperando che non ci sia mai qualche mago pasticcione che per errore la faccia sparir… ah! Ho detto troppo!

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Blog: Filosofia Pop

[photo credits: Maria Cristina Strati]

 

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