The Food Traveler: il travel blog (piemontese) per chi ama viaggiare con gusto

Non so se ve l’ho mai detto prima, cari lettori, ma ho una tremenda fifa dell’aereo. Dopo una decina di voli – presi, sempre malvolentieri, ma presi – è sopraggiunto un blocco che perdura tutt’ ora e pare proprio non voler “volare” via, con disperazione del #direfarefidanzato/quasi marito che si sta rassegnando ad una luna di miele in nave e con scherno continuo dei nostri amici. E pensare che viaggiare mi piaceva. La mia innata curiosità mi ha sempre motivata a scoprire posti nuovi, a voler scorgere orizzonti diversi, e sebbene non sia sempre necessario spostarsi in aereo per vedere angoli meravigliosi, ammetto che il mio raggio di movimento è al momento alquanto limitato. Sarà per sopperire alla travel-nostalgia che adoro i blog a tema viaggio?

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The Food Traveler è uno dei miei preferiti. Scoperto di recente andando a zonzo per il web in cerca di immagini della Scozia (uno dei miei posti del cuore dove mi riprometto di tornare, aereo o non aereo), questo bel diario di storie di viaggi e di cibo è scritto con maestria, passione e una nota di umorismo da Silvia, cuneese di nascita e residenza e giramondo nell’ anima. Quando il food si fa storytelling: nei suoi post, Silvia ci porta a conoscere un luogo attraverso le tradizioni culinarie e la prospettiva diventa insolitamente gustosa, per non dire pepata, quando si tratta degli spassosissimi racconti dedicati ai viaggi con il temibile ex capo.

Allora, vi ho stuzzicato l’appetito?

The Food Traveler. Mangiare e viaggiare, con un tocco di irresistibile ironia. Come e quando nasce il tuo blog?

Adoro i viaggi e il cibo: il blog mi è sembrato il contenitore ideale per queste due passioni. L’idea è nata poco più di un anno fa, quando mi sono ritrovata a pensare a tutti i posti che avevo visto negli ultimi anni, e soprattutto ai piatti che avevo provato in giro per il mondo. Al ritorno da ogni viaggio compilavo un file Excel con i nomi degli hotel in cui avevo dormito, dei ristoranti in cui avevo mangiato e del cibo che mi aveva colpito. A un certo punto mi sono lasciata prendere dal panico: e se perdessi il file di Excel e tutti i dati contenuti? Così ho iniziato a raccontare i miei viaggi, quelli più recenti e quelli più lontano nel tempo, unendo la descrizione dei luoghi alle tradizioni culinarie di quel determinato posto, visto che la scoperta di un paese e di una cultura diversa dalla nostra passa inevitabilmente attraverso il cibo e la gastronomia.

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Cantine Risso – Torino

 Abiti nel cuneese, quella Provincia Granda così bella e ricca di arte, natura e buona cucina. Consigliaci un piccolo itinerario del gusto per un week end fuori porta!

Purtroppo si tratta di una zona poco conosciuta, anche se l’anno scorso il New York Times ha inserito le Langhe, il Monferrato e il Roero tra le destinazioni da vedere. A un turista che dovesse capitare da queste parti, consiglierei una tappa a Barolo per vedere l’Enoteca Regionale del Barolo e il WiMu, il museo del vino allestito nel Castello Falletti di Barolo. Da qui si potrebbe proseguire verso Monforte per una merenda sinoira (l’aperitivo dei piemontesi!) e finire a Verduno. È qui che si produce il Pelaverga, vino rosso celebrato ogni anno alla fine dell’estate con una grande festa tra le vigne. La conclusione ideale della giornata è a Ca’ del Re, un’osteria a pochi passi dalla piazza centrale di Verduno: piatti della tradizione piemontese, serviti nel giardino di un vecchio caseggiato di mattoni.

 Adoro la tua rubrica “In viaggio col Capo”, dove descrivi le (dis)avventure legate alle trasferte di lavoro intraprese con il tuo ex capo. Raccontaci come ti è venuta l’idea di mettere nero su bianco questi esilarati episodi di vita vissuta.

È nato tutto per scherzo, al ritorno da un viaggio con il mio ex capo. Ricordo ancora l’aperitivo con la mia amica ed ex collega S.: un’ora intera passata a raccontarle gli aneddoti più tragicomici della trasferta. Ero appena tornata dalla Norvegia, dove io e un’altra collega eravamo state costrette a scalare un sentiero lungo un fiordo norvegese con due trolley pesantissimi pieni di materiale pubblicitario, e una coscia di prosciutto di agnello che spuntava dalla borsetta. Il tutto mentre il boss, con il suo zaino super light e gli scarponcini tecnici, saltellava di roccia in roccia come una capretta e ci urlava dalla vetta di sbrigarci o meglio, di desen’ andi, come si dice da queste parti… A questo punto la mia amica scoppiò a ridere e mi disse: “Un giorno o l’altro metti insieme tutte queste storie e scrivi un libro “Il diavolo beve Veuve Cliquot”: questo il titolo ideale secondo la mia amica, considerando l’amore del boss per il buon vino e il cibo. Ho sempre pensato che sarebbe stato divertente mettere insieme queste (dis)avventure, ma non ne avevo il coraggio per paura che il mio ex capo leggesse uno di questi racconti. In effetti, se dovesse succedere, andrebbe su tutte le furie… Ma d’altra parte, mi sono già licenziata: cosa può farmi the boss? Al massimo una sfuriata se dovessi incontrarlo – e ci sono abituata! Anche se, a dire la verità, ogni volta che pubblico uno dei racconti della rubrica un po’ di ansia mi viene ancora.

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Fiordi norvegesi

 Silvia, Torino e il Piemonte. Quali sono i tuoi luoghi del cuore?

Abito a un’ora di macchina da Torino ma purtroppo non riesco a passare abbastanza tempo in questa città che non ha niente da invidiare ad altre grandi città europee. Ogni volta scopro un angolo nuovo, un negozio che non conoscevo, un palazzo che non avevo mai notato. Tra i posti che preferisco c’è, tanto per cambiare, un posto dove si mangia! Cantine Risso è un’osteria in Corso Casale, dove mi piace cenare di sera, in estate, nel patio. Oppure in autunno, a uno dei tavolini accanto alla vetrata.

Al di fuori di Torino, il mio posto del cuore è un paesino di montagna non lontano da Vinadio: una manciata di case, un bar, un albergo e un ristorante a conduzione famigliare. Qui trascorrevo i fine settimana da ragazzina e ancora adesso cerco di andare almeno un paio di volte d’estate. È uno di quei posti che riescono a farmi dimenticare tutto: mi basta pensare alle montagne dietro le casette, al profumo di fieno e di erba appena tagliata, al rumore dei campanacci al collo delle mucche. E poi l’accoglienza da parte della famiglia che da sempre gestisce la trattoria: un posto dove il tempo si è fermato anni fa, dove si mangiano piatti semplici, fatti con il cuore.

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Vinadio

Sito: www.thefoodtraveler.net

Facebook: The Food Traveler – Blog di Viaggi e di Cibo

[photo credits: The Food Traveler]

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