Fra le cose che adoro della mia Torino c’è questo fatto quasi magico che non importa da quanto tempo ci abiti, quante vie credi di conoscere da cima a fondo, e di quanto ti vanti della tua sapienza sabauda con gli amici che vengono da fuori neanche fossi una guida turistica. Quando meno te lo aspetti, mentre stai raggiungendo le amiche per un bicerin o stai correndo ad un appuntamento di lavoro, giri l’angolo ed eccolo lì, in dolce agguato. Quel posto che non conoscevi, o che non ricordavi fosse così pazzescamente bello da togliere il fiato. Si, perchè Torino è come una donna enigmatica che si svela poco a poco. E quando pensi di sapere tutto di lei, ti meraviglia e ti lascia a bocca aperta, facendoti innamorare sempre di più.
Nella lista dei luoghi torinesi di cui sopra, metto senza alcuna esitazione due giardini, spesso considerati – erroneamente – un’ unica entità. Giardini Cavour e Aiuola Balbo: l’ intitolazione a due illustri torinesi, esponenti di spicco del periodo risorgimentale, me li fa già amare in partenza. La loro bellezza fa il resto. Entrambi sono situati nella zona di Borgo Nuovo, compresa fra via Po, via Accademia Albertina, via dei Mille e corso Cairoli. Centrali ma non troppo, paiono come sospesi in un’ altra epoca, quel 1800 sinonimo di eleganza e sabaudità, di fermento e nobili ideali, che vide la loro nascita. L’area era anticamente occupata dai bastioni della città, demoliti nel corso dell’occupazione napoleonica (si sa che il caro vecchio Bonaparte aveva il vizio di distruggere edifici a destra e manca; per nostra fortuna, risparmiò almeno Palazzo Madama come vi spiego nell’articolo Un imperatore a Torino: sulle tracce di Napoleone in città). Qualche anno dopo la Restaurazione, nello specifico nel 1834, venne affidato all’ ingegnere Giovanni Barone l’incarico di progettare un parco urbano, adattandolo sulle difformità del suolo dovute all’ abbattimento delle vecchie mura fortificate. Così sorse il Giardino dei Ripari o Remparts alla francese, con i caratteristici saliscendi naturali, l’aspetto quasi labirintico e la rotonda-caffè dell’architetto Barnaba Panizza.
L’aspetto definitivo dei giardini risale invece alla fine del XIX secolo, quando si decise di smantellare il grande parco frazionandolo in tre piccole aree verdi urbane: i Giardini Cavour, l’Aiuola Balbo e la poco distante piazzetta Maria Teresa. I Giardini Cavour (piazza Cavour) furono ideati nel 1872 da Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, sovrintendente ai giardini pubblici e successivamente sindaco di Torino, a cui è dedicato il parco situato in piazza Carlo Felice fronte Porta Nuova. Noti anche come “le montagnole” data la presenza delle citate collinette irregolari, i Giardini Cavour racchiudono nella loro pittoresca cornice numerosi elementi di stupore. Innanzitutto, due maestosi alberi facenti parte dell’elenco regionale degli alberi monumentali (se ne contano 82 totali in Piemonte di cui 15 nel territorio torinese; se siete curiosi di scoprirli tutti, sbirciate qui), un platano di ben 33, 5 metri di altezza e un ginko biloba di 27 metri, pregevoli sia dal punto di vista naturalistico che storico. Saltano all’ occhio le numerose statue disseminate in mezzo al verde: il monumento bronzeo dedicato a Carlo Felice Nicolis Conte di Robilant, politico risorgimentale, un busto del Mahatma Gandhi, un’opera celebrativa a memoria di Pinin Pacot, poeta piemontese.
Vicino, ecco l’ Aiuola Balbo (via Cavour – via Accademia Albertina), più piccola e regolare nelle forme, con gli splendidi giochi d’acqua che rendono l’atmosfera super romantica. Progettata nel 1874 da Edoardo Pecco, l’Aiuola Balbo è una bomboniera incastonata fra incantevoli facciate ottocentesche, “abitata” anch’ essa da celebri personalità del passato immortalate in gruppi statuari. Come non iniziare dalla statua che rappresenta Cesare Balbo, politico e scrittore da cui il giardino prese il nome, ritratto seduto in una posa fra il fiero ed il meditabondo? E poi la statua dedicata al patriota veneziano Daniele Manin, e i tre busti raffiguranti il patriota Gustavo Modena, il rivoluzionario magiaro Lajos Kossuth e il diplomatico Salvatore Pes di Villamarina.
Cosa si può fare all’ interno dei giardini? Tutto ciò che si desidera, nel rispetto della natura ovvio! Si può leggere un libro sostando su una panchina, fare merenda in mezzo alla natura, passeggiare nella storia e provare a riconoscere i personaggi di cui vi ho parlato, portare i bambini a giocare e a socializzare (a tal proposito, se siete genitori, date un’occhiata alle tante e interessanti attività dell’associazione Le Mamme dei Giardini Cavour). Oppure – ed è ciò che fa Dire Fare Mole – si può semplicemente ammirare tutto il bello che c’è intorno e pensare a quanto è speciale la nostra Torino.
[photo credits: Raimondo Graceffa| Dire Fare Mole]
Uno dei posti che amo di più di Torino ! ❤
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