I luoghi del cuore di Dire Fare Mole: Briançon, la città più alta di Francia a pochi passi dalla Valsusa

Scendendo dal colle del Monginevro, direzione Francia, si delinea un’immagine che sembra uscita dritta da un libro di favole, uno di quelli dove si parla di cavalieri indomiti con tanto di armatura e principesse affacciate alla finestra di una torre in attesa di essere salvate.

Curva dopo curva, avvicinandosi al fondovalle, quell’immagine sfocata e quasi irreale diventa nitida. Si scorgono distintamente le sagome dei bastioni, i campanili gemelli, i tetti in ardesia, e l’inconfondibile brezza della montagna arriva a pizzicarti le guance dandoti il suo saluto. Oggi vi porto a Briançon: il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi del cuore ci conduce poco oltre confine, in una città francese le cui vicende storiche si sono spesso intrecciate con gli avvenimenti della vicina Valsusa.

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Proprio attraversando la Valle si raggiunge – in circa due ore di macchina dal centro di Torino o se preferite a un’ora di navetta dalla stazione di Oulx –  quella che è la città più alta di Francia, nonché la seconda d’Europa dopo Davos, in Svizzera. Meta ideale per una gita fuori porta invernale, bella d’estate per le escursioni nel vicino parco dell’Ecrins, ho frequentato Briançon molte volte e in molte circostanze e devo ammettere che ogni volta il mio cuore è rapito dall’ atmosfera unica che riveste ogni suo angolo.

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Capoluogo del dipartimento delle Hautes Alpes, Briançon (dal celtico brig, luogo elevato) domina dai suoi 1325 metri di altitudine ben cinque valli – Durance , Clarée, Guisane, Cerveyrette, Orceyrette – in una posizione strategica e benefica. Il territorio brianzonese gode infatti di un microclima caldo e secco dato dall’anomalo orientamento nord-sud della vallata della Durance, che porta a bloccare le nubi provenienti dalla Pianura Padana favorendo l’arrivo delle docili correnti del Mediterraneo. La cittadina è quindi sia stazione climatica per le patologie asmatiche/allergiche che una delle località francesi maggiormente soleggiate. Forse proprio la felice ubicazione ha fatto la fortuna di Briançon, abitata sin dall’età del bronzo e nota in epoca romana con il nome di Brigantium. Il villaggio faceva parte degli estesi domini di Cozio, sovrano con cui Augusto strinse il famoso patto celebrato nell’ arco di Susa (vedi articolo I luoghi del cuore di Dire Fare Mole: un tour fra i paesi più belli della provincia di Torino (II parte)). Il legame con i nostri territori alpini non si esaurisce in epoca romana ma si rinnova con la Repubblica degli Escartons, sorta di confederazione formata da cinque zone a cavallo fra Italia e Francia che durò dal XIV sino al XVIII secolo.

Il sole splende su Briançon e sulla sua storia, leggibile nelle tante testimonianze architettoniche disseminate per il centro storico alias la città alta o Vauban, dal nome dell’ingegnere militare che progettò le mura e le soprastanti fortificazioni verso il 1700 per difesa contro gli Austriaci.  Eccoli qui, i bastioni di cui vi parlavo, maestosi ingressi alla parte più affascinante della città, talmente suggestiva da essere inserita nella lista dei Beni Unesco dal 2008. Una doppia cinta muraria racchiude un dedalo di pittoresche e ripide viuzze, cosparse di case colorate, botteghe, ristoranti tipici.

La via principale, con ingresso dalla Porte de Pignerol, è la Grand Rue, attraversata nel mezzo dalla Grand Gargouille, caratteristico canaletto per l’acqua concepito nel Medioevo per lo spegnimento degli incendi. C’è anche una Petite Gargouille nella parallela Rue de la Mercerie. I piccoli canali colpivano la mia immaginazione quando ero bambina e giocavo a saltare da un lato all’ altro controllata ad occhio dai miei genitori (niente di pericoloso, per carità, ma guai a bagnarsi le scarpe!). Da adulta, il mio sguardo è stato attirato da altri elementi architettonici sempre legati all’acqua: le fontane. Due molto belle si trovano sulla Grand Rue, la Fontana di Francesco I datata 1537 e la Fontana Persens, al fondo della via, prospiciente lo splendido edificio della biblioteca. La tentazione di entrare e leggere un libro è davvero irresistibile!

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Come da tradizione alpina, anche sui muri di Briançon fanno spesso e volentieri capolino le variopinte meridiane; degne di nota quelle di Place d’Armes sulla Maison Du Roi, che aggiungono ancora più colore alla piccola piazzetta dall’ aspetto provenzale. Percorrendo i saliscendi della città vecchia, vi imbatterete in altre particolarissime facciate che raccontano la storia delle arcaiche dimore a cui appartengono: La Maison du Pape dove soggiornò il pontefice Pio VI nel 1799, la Maisons des Têtes con i bassorilievi che rappresentano i componenti della famiglia proprietaria dell’immobile, e la Maison du Temple nell’omonima piazzetta.

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La Maison du Temple, il cui nome deriva probabilmente dall’ordine dei Templari ed è l’attuale sede dell’Ufficio Turistico, reca all’esterno le incisioni delle date 1574 e 1575 accompagnate da passi tratti dai Vangeli. Con i suoi fregi e il suo aspetto enigmatico, è uno degli edifici più fascinosi della città. Di fronte, la solenne Collegiata di Notre-Dame- et-St-Nicolas (XVIII secolo), progettata anch’essa dal Vauban, con i due inconfondibili campanili a cupola, la meridiana barocca e l’orologio a lancette.

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E la tavola? I golosi non resteranno di certo delusi. Briançon è letteralmente invasa da ristoranti, creperie, brasserie, quasi tutti di ottima qualità sia nella città Vauban che nella zona di Sainte Catherine, la città nuova sorta verso il 1800 ai piedi delle imponenti fortificazioni. Vi consiglio di scegliere un locale tipico e assaggiare le specialità del territorio, anche se troverete senza alcun problema piatti italiani – sono molti i nostri connazionali che risiedono o lavorano qui – e pizza. Protagonisti assoluti dei menù brianzonesi sono la Tartiflette, la Fondue e la Raclette, ricette corpose, dove dominano il formaggio e i sapori forti. Menzione d’onore per i dolci, soprattutto a base di mele e mirtilli, e per le fragranti baguettes onnipresenti sulle tavole e in giro per la città.

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Due indirizzi per voi, uno ripescato dai ricordi, uno provato di recente. Il ristorante dell’Hôtel De La Chaussée (www.hotel-de-la-chaussee.comè situato nella città bassa. Attivo dal 1892, accoglie gli ospiti con il tipico calore dei restaurant di una volta. Vi suggerisco la corroborante Tartiflette – mi raccomando prima e dopo non prendete altro perché vi sazierà – e le buonissime Omelette, da quella con i funghi alla norvegese con il salmone affumicato. L’Etage (www.restaurant-etage-briancon.com) è invece in piena Grand Rue, quasi a metà della via. Ci sono stata pochi mesi fa insieme al #direfarefidanzato e ne siamo rimasti conquistati. Arredamento classico in legno con tocchi di modernità, elegante e romantico, il ristorante si sviluppa su due piani in un edificio storico e offre sia ricette della tradizione che sapori contemporanei. Io ho optato per un tagliere misto di antipasti tipici, fra cui l’immancabile formaggio, il prosciutto di montagna e i deliziosi fagottini ripieni detti Tourtons, mentre la mia dolce metà ha scelto una più “italica” polenta con cinghiale in civet. Dessert? Certo che sì! Non potevo tornare in Italia senza aver mangiato la Tarte Tatin. La famosa torta di mele francese è qui rivisitata, composta da un’alternanza fra dischetti di mele e pasta sfoglia culminanti con una pallina di gelato alla crema. Per i più ardimentosi, un gelato al Genepy seguito da un bicchierino del liquore alpino tipico è un piacere irrinunciabile.

Dopo pranzo, di nuovo via, verso il saliscendi delle piccole strade, verso il belvedere che si affaccia sulle cinque valli e dove il cuore si perde fra le alte vette. Tornerò a Briançon? Mais oui!

 

[photo credits: Dire Fare Mole]

 

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