I luoghi del cuore di Dire Fare Mole: il Quadrilatero Romano, una piccola Parigi nel centro di Torino

Se mi chiedessero quale zona di Torino amo di più, senza alcuna esitazione risponderei il Quadrilatero Romano.

I motivi sono tanti. Citarli tutti? E’ un’impresa ardua. Dedalo di vie intervallato da piazzette suggestive, il Quadrilatero è uno spazio quasi distaccato dal cuore pulsante del centro, nonostante si trovi a due passi da piazza Castello. E’ ordine e lentezza di giorno, e frenesia, suoni e voci quando scende il buio. E’ creatività innovativa e tradizione secolare. E’ un luogo di contrasti unico nel suo genere. Passeggiare qui corrisponde ad intraprendere un viaggio nella storia di Torino, percorrendo orme romane, medievali, rinascimentali e barocche. Soprattutto, il Quadrilatero è la mia piccola Parigi: l’atmosfera della capitale francese è palpabile nell’atmosfera vintage e un po’ bohémienne, nell’alternanza di botteghe artigiane e bistrot, nei palazzi eleganti di rilucente color crema, nei tavolini dei dehor da cui osservare i passanti davanti ad un aperitivo.

Quando voglio rilassarmi, prendo una mattinata solo per me, lascio la macchina in piazza Arbarello, e cammino. Via Santa Chiara, via Sant’Agostino, via Barbaroux, via del Carmine … Vagare per le strade antiche di questo quartiere mi rende sicura, come se tornassi ogni volta a trovare un vecchio amico, che ha però ancora tanto da raccontarmi. E così, capita di svoltare l’angolo e scoprire una nuova angolazione, uno scorcio, un cortile. Ed è stupore che si rinnova.

La storia del Quadrilatero Romano è racchiusa nel suo nome. Qui infatti era situato il nucleo storico di Torino, la colonia che fu chiamata Julia Augusta Taurinorum in onore di Giulio Cesare ed Augusto. Correva l’anno 28 a.c., e la Torino Romana corrispondeva al reticolato viario di cardi e decumani ben visibile ancora oggi. Oltre che nell’assetto delle strade, le tracce romane sono disseminate per il quartiere, partendo dalla Porta Palatina (I sec. a.c.), la vestigia archeologica meglio conservata del periodo. Rossa ed austera, all’epoca era nota come Porta Principalis dextera, attraverso la quale si accedeva alla colonia da settentrione tramite il cardo maximus, equivalente a via Porta Palatina e via San Tommaso. Il decumano principale era invece l’odierna via Garibaldi, il tragitto cittadino pedonale più lungo d’Europa.

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La Porta Palatina [photo credits: Dire Fare Mole]
Ma torniamo alla Porta Palatina. Poco distante, si staglia un altro importante edificio storico del Quadrilatero. Facciamo un ideale balzo del tempo di qualche secolo, ed arriviamo al Rinascimento. Periodo che ha lasciato pochi segni a Torino, a differenza di città come Firenze, Ferrara e Mantova solo per citarne alcune, ma non per questo trascurabili; il più illustre rappresentante rinascimentale è il Duomo di San Giovanni, cattedrale della città, costruzione sobria e semplice che conserva al suo interno la Sacra Sindone e mostra su un lato esterno un’insolita meridiana astrologica (che, al posto del tempo, scandisce l’avvicendarsi dei segni zodiacali). Ma la vera chicca la si trova in via Stampatori: questa stradina defilata cela il meraviglioso Palazzo Scaglia di Verrua, costruito alla fine del XVI secolo e che conserva intatto il fascino originario. Affreschi dai colori vivi catturano lo sguardo, invitando a curiosare nella corte interna dell’elegante Palazzo, voluto dall’abate Filippo Scaglia di Verrua ed abitato nel corso dei secoli da diverse famiglie nobiliari.

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Palazzo Scaglia di Verrua, corte interna [photo credits: Dire Fare Mole]
Pochi passi sono sufficienti per andare dal Rinascimento al Medioevo, e per visitare uno degli angoli  più incantevoli del Quadrilatero. Eccoci in piazza IV Marzo, ariosa e deliziosamente sospesa fra passato e presente, con impronte medievali come l’Albergo della Corona Grossa (o casa Broglia) e la Casa del Senato – se volete saperne di più vi rimando all’articolo In giro per la città: la Torino del Medioevo – e numerosi locali con dehor in cui passare ore in piacevole ammirazione dei palazzi circostanti.

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Piazza IV Marzo [photo credits: Dire Fare Mole]
A proposito di piazze, non posso non citare le due che preferisco. La prima è piazza Emanuele Filiberto, vero centro della movida del quartiere. Qui ci sono infatti alcuni dei locali che hanno fatto la storia del Quadrilatero, quando da luogo marginale di Torino divenne un must per la vita notturna. Una menzione speciale va al Pastis, con la sua aria retrò parigina, pilastro dell’aperitivo made in Torino. E poi, gli ottimi ed abbondanti apericena dello Shore e dell’Arancia di Mezzanotte, il gelato di Mondello-Manifattura Gelati nonché un tocco bio dato dalla gastronomia/ristorante Mezzaluna, che offre cucina vegana e naturale davvero squisita, e dall’orto urbano di Cascina Quadrilatero (Pagina Facebook), situato al centro della piazza e aperto a tutti i cittadini.

La seconda piazza del cuore è piazza della Consolata. Un posto fondamentale per due motivi: qui sorge la Chiesa omonima,  in tutta la sua solennità barocca, considerata la più amata dai torinesi anche per via degli innumerevoli ex voto che conserva in un’ala al suo interno. E sempre qui si trova un locale piccolo piccolo, ma importantissimo per la storia gastronomica sabauda. Sto parlando del Bicerin, fra i bar più antichi e famosi della città e patria della bevanda che conquista – e scalda! – il cuore di tutti, grazie alla sua sapiente miscela di cioccolato, caffè e crema di latte. Poco più in là c’è lo Smile Tree, con i suoi tavolini vista Consolata e i super scenografici cocktail, uno più bello (e più buono) dell’altro.

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Piazza Emanuele Filiberto, Cascina Quadrilatero [photo credits: Dire Fare Mole]
Tornando idealmente verso il parcheggio di piazza Arbarello, ci sta ancora una sosta davanti all’obelisco ottocentesco di piazza Savoia, celebrativo della legge Siccardi, ed un brindisi da Lobelix, altra istituzione in fatto di apericena alla torinese. E qui si conclude il tour di Dire Fare Mole per il Quadrilatero Romano, che, parafrasando il film “Sabrina”,  è sempre una buona idea. Lì era Parigi, certo, lì c’era Audrey Hepburn e non una cityblogger che in comune con Audrey ha solo il colore dei capelli…ma è sempre bello sognare sulle note de “La vie en rose” , anche se non si è sulla rive gauche della Senna bensì a pochi minuti dal Po!

 

 

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