Quando le luci e le ombre di Torino si vestono di Rock: Ale De Rosa e il suo album “Fuori è Dentro”

A Torino il rock non è morto. Al contrario, è più vivo che mai.

Una città fatta di luci e ombre, vittorie e riscatti, centro e periferie, ben si rispecchia nella carica rivoluzionaria che dalle origini contraddistingue il genere musicale in questione. E proprio una dicotomia è alla base del progetto di Ale De Rosa, nome emergente del panorama rock cittadino, declinato in chiave alternative. “Fuori è Dentro” è il nome dell’opera prima del giovane cantautore torinese, classe 1981, distribuita dall’etichetta Zimbalam a fine Giugno. Alle spalle di De Rosa c’è una consistente formazione musicale, che parte dal jazz e si consacra nel rock grazie all’incontro con il basso elettrico avvenuto all’età di 16 anni. Da lì, la decisione di costruirsi un futuro a pane, suoni graffianti e numi ispiratori quali i Pearl Jam, i Nirvana, David Bowie, oltre ai nostrani Litfiba, Marlene Kuntz e Timoria. Dopo alcune esperienze come membro di una band – fra cui i Silence Please, gruppo da lui fondato nel 2005, e i valsusini 60 Beats –  decide di andare alla base del rock, trasferendosi per alcuni mesi in Inghilterra. Torna con un bagaglio di esibizioni come busker nelle maggiori piazze britanniche, e con l’iscrizione all’ RGT, prestigioso registro di docenti di chitarra e basso con sede a Londra. Soprattutto, torna con l’energia giusta per il suo nuovo inizio come solista.

Fuori_è_Dentro_cover

“Fuori è Dentro” è un concept album a tutti gli effetti. Per chi non fosse avvezzo al linguaggio musicale, un concept album è formato da canzoni concatenate fra loro, a comporre non solo una melodia ma anche una storia (vi dice niente “The Wall” dei sempreverdi e sempre lodati Pink Floyd?). Ebbene, l’intento di De Rosa è proprio quello: essere un rocker ma allo stesso tempo un cantastorie contemporaneo. E lo fa narrandoci, attraverso le canzoni di “Fuori è Dentro”, il rapporto fra realtà esterna e mondo interiore di ciascun individuo. La storia raccontata – fortemente autobiografica – si dipana lungo nove tracce, un viaggio che inizia “Alle porte di Torino nord”, e continua con gli otto pezzi successivi, tasselli di altrettanti momenti di un percorso ideale che si svolge dall’autunno all’inizio della primavera. Ai lati, una morte e una rinascita. In mezzo, pezzi di vita e riflessioni che portano alla consapevolezza di quanto la nostra esistenza sia influenzata dalle contingenze esterne e spesso vane del “Mondo” esteriore. Cosa fare allora, quando tutto ci sembra sfuggire di mano, quando il fuori non sembra più il dentro? Il cantautore ci vuole trasmettere un messaggio di forte positività: riprendiamo in mano la nostra interiorità, per rientrare in armonia anche con ciò che è esteriore, che è altro da noi.

Ale De Rosa foto by Letizia Reynaud
[photo credits: Letizia Reynaud – Music & the City]
Il tema è ben evidenziato nel singolo “MalaMente”, il secondo estratto dopo “Sunset coming down”. La canzone, che parte con un incisivo assolo, racchiude in se’ il senso del musical storytelling dell’artista sabaudo. Il testo ruota intorno al rapporto fra mente ed elementi esterni (su tutti, i media) che creano una sorta di interferenza, facendoci credere che la verità risieda nel mondo circostante. Ma siamo noi a plasmare la nostra realtà, come creta nelle nostre mani, accordando le note dell’intelletto con quelle delle emozioni. La dicotomia, sotto forma di allegorie raffigurate da soggetti femminili, è presente anche nel videoclip di “MalaMente” ( visibile su  Youtube) , girato dal regista e fotografo Stefano La Bruna e prodotto dal portale torinese Music & the City ( www.musicandthecity.it), magazine capace di intercettare gli artisti più meritevoli della scena musicale cittadina.

Sentiremo ancora parlare di Ale De Rosa. Per ora, lasciamo parlare la sua musica: sia   il singolo “MalaMente” che l’album “Fuori è Dentro” sono disponibili in download e streaming qui: https://alederosamusic.bandcamp.com/releases , più in tutti i maggiori store digitali.

 

 

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