Fra i tanti primati di cui si fregia Torino, c’è anche quello di essere stata la prima capitale d’Italia. La città sabauda è il palcoscenico sopra il quale si sono mossi gli attori principali del Risorgimento fra cui Camillo Benso Conte di Cavour, primo Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno italiano anche se solo per tre mesi. Morì infatti il 6 Giugno del 1861, giusto in tempo per vedere compiuta l’opera di unificazione a cui contribuì considerevolmente.
Cavour, il “ grande tessitore” dello stato italiano, con i suoi occhiali tondi e lo sguardo quasi sornione ma acuto, è una figura familiare per noi piemontesi. Tanti gli aneddoti sulla sua vita privata – si diceva fosse un tombeur de femmes, nonostante l’aspetto non proprio avvenente – e politica, come tanti sono i posti in Piemonte legati al suo nome. Dire Fare Mole vi porta alla scoperta degli angoli cavouriani: un itinerario che tocca i luoghi del cuore dello statista torinese, un tour dedicato a chi ama la storia … con qualche incursione nell’enogastronomia. Perché il nostro Camillo aveva un debole per il buon vino e la buona cucina, e per questo ci sta ancora più simpatico!
Cominciamo da Palazzo Benso di Cavour, edificio settecentesco sito all’incrocio fra le attuali via Lagrange e via Cavour, nel centro di Torino. Il luogo cavouriano per eccellenza: qui infatti il nostro famoso concittadino nacque, trascorse gran parte della sua vita, e morì. Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, questo il suo nome completo, venne alla luce il 10 Agosto 1810, in piena dominazione napoleonica. C’è un legame fra il neonato e l’imperatore francese, ed è nascosto proprio nel nome; i genitori del piccolo Cavour (il marchese Michele Benso e la nobile ginevrina Adèle de Sellon) lo chiamarono Camillo in onore del suo padrino di battesimo Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte e cognato di Napoleone.
La famiglia Benso godeva di agi e privilegi. Un ambiente dorato che stava stretto all’irrequieto Camillo, secondogenito destinato dal padre ad una carriera militare che lui non desiderava. La voglia di concretezza ed il carattere talvolta irascibile lo rendevano insofferente all’etichetta della corte dei Savoia, tornati sul trono dopo la parentesi napoleonica. Cavour aveva un occhio di riguardo per l’agricoltura, settore che potè approfondire occupandosi dell’amministrazione di alcune tenute di famiglia. Una era a Leri, nel vercellese, e l’altra a Grinzane, nelle incantevoli Langhe cuneesi, ed è proprio questa la nostra seconda tappa.
Torniamo a Torino. Troviamo un Camillo ormai adulto, il seme della ribellione è sopito, o forse si è trasformato in un’ambizione più grande: unire i vari stati della penisola italiana sotto un’unica egida, quella dei Savoia. Cavour è diventato un uomo politico di spicco del Regno Sabaudo. Ministro delle Finanze, dell’Agricoltura e del Commercio prima, capo del Governo poi, incaricato da Re Vittorio Emanuele II stesso, Cavour si adoperò con tutta la sua intelligenza (ed astuzia) nella politica, lavorando per ottenere l’agognata unificazione che arrivò il 17 Marzo 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia da parte del Parlamento.
Potete ripercorrere le orme dello statista recandovi in una delle piazze a mio avviso più belle di Torino, piazza Carignano. Una doppia valenza lega la piazza a Cavour. La prima è politica, in quanto il magnifico palazzo Carignano – ora casa del Museo del Risorgimento (www.museorisorgimentotorino.it)– era la sede della Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino, e dal 1861 del Parlamento italiano sino al trasferimento della capitale a Firenze nel 1864. La seconda è prettamente… golosa! Già, perché quella buona forchetta di Camillo, una volta uscito dal Parlamento, soleva recarsi al ristorante Del Cambio che si trova tuttora giusto di fronte a palazzo Carignano. Il Cambio è un’istituzione sabauda, un pezzo di storia dove tutto sembra rimasto come allora. Un pranzo o una cena qui non sono certo alla portata di tutti, ma se volete sentirvi un po’ come il conte e sedere al suo tavolo, l’esperienza sarà davvero indimenticabile. Il piatto cavouriano per eccellenza? Senza dubbio la Finanziera, ricetta della tradizione contadina piemontese composta da frattaglie, filetto di manzo e funghi, amalgamati nel vino. Una pietanza di certo poco leggera (e poco raffinata), ma pare che Cavour ed i colleghi parlamentari ne fossero ghiotti!
Il Castello e gli edifici di pertinenza sono visitabili con percorsi guidati tutte le domeniche, dalla prima di Marzo all’ultima di Ottobre.Le visite sono a cura dell’Associazione “Amici della Fondazione Cavour”, costituita nel 1996 e che si occupa della promozione e tutela dei luoghi e beni cavouriani presenti in Santena. l’Associazione (sito web www.camillocavour.com) organizza e gestisce eventi nel Castello, dai convegni alle rappresentazioni teatrali, con in particolare due date fisse: il 6 Giugno, anniversario della morte di Cavour, e il 20 Settembre, giorno del Premio Camillo Cavour, in cui una riproduzione in oro degli occhialini dello statista vengono consegnati a una personalità dell’imprenditoria, della cultura, della scienza o della società italiana, per meriti nei confronti del Paese e dei cittadini. Sono stati premiati ad oggi, tra gli altri, Piero Angela, Carla Fracci, Umberto Veronesi. Grandi italiani, proprio come lo è stato Cavour.
