Una forza della natura. Non c’è a mio parere definizione più adatta per descrivervi Erica Vagliengo, creativa poliedrica dalla simpatia travolgente.
Erica è, come tanti di noi, una ex bambina anni ’80, con un grande talento per la scrittura e la comunicazione (più una passione smodata per il vintage!). Giornalista e scrittrice, Erica vive a Pinerolo, cittadina della Val Chisone, ma è arrivata letteralmente ovunque – e con ovunque intendo anche nei mitici States! – grazie ad Emma Travet. Emma è la protagonista del suo libro “Voglio scrivere per Vanity Fair”, uscito nel 2007 ma ancora capace di generare un tam-tam mediatico non indifferente, soprattutto attraverso l’attività di personal branding magistralmente svolta da Erica.
La frizzante scrittrice è adesso alle prese con il seguito delle avventure di Emma, trentenne “precaria ma con stile”, giornalista sempre in bilico fra conti da far quadrare e l’amore per tutto ciò che è fashion, alle prese con marito, suoceri, amici, un capo irascibile e colleghe nemiche/amiche. Come seguire le avventure di madamin Travet? Ce lo spiega Erica nell’intervista (e non perdetevi la “chicca” finale!).
Giornalista, scrittrice, web writer. La scrittura è senza dubbio la tua passione. Parlaci di come sei arrivata a fare di questa passione il tuo mestiere.
Ho sempre scritto, fin da bambina, tant’è che la maestra Teda, delle elementari, mi pronosticò un futuro da scrittrice di Harmony (ci è andata vicina). A undici anni,scelsi come regalo di quinta elementare (sponsorizzato da mia nonna Olga Dionigia), due cose: una Barbie degli anni’70, fondo di magazzino di una cartoleria vicino a casa mia, e un diario. Da lì, non mi sono più fermata. Ho tenuto un diario quotidiano per dieci anni. In parallelo uno con i miei pensieri e scritti.
Ho sempre saputo che, prima o poi, avrei dato alle stampe un romanzo, nel frattempo ho fatto la gavetta nel giornale locale e sono diventata giornalista pubblicista. Dare vita a un romanzo è un’altra faccenda, completamente diversa. Io avevo in mente la storia, la mia eroina e l’ambientazione. Occorre “solo” il tempo per buttarlo giù. L’ho trovato un mese prima di partorire mia figlia, nel 2007. Così, in 17 giorni è nato “Voglio scrivere per Vanity Fair”. Il resto è storia (e la trovate qui www.emmatravet.com).
Negli anni ho collaborato con l’agenzia di comunicazione Lookout, come copywriter, direttore responsabile di Lookout magazine e di Oui magazine, ho scritto per marieclaire.it, la Rivista Intelligente, la Voce di New York, theladycracy.it, lavorando anche su progetti legati ai fondi europei. Un lavoro poco stimolante, circondata da persone ottuse (salve rare eccezioni), in una valle chiusa. Terminato il periodo da contratto, ho deciso di investire questi due anni nella scrittura per trasformarla da hobby in lavoro. E’ tosta, ma tanto io non ci torno a fare il lavoro di prima. Al momento collaboro come copy con diverse realtà, porto avanti il progetto emmat (da sola) e scrivo il secondo romanzo.
Hai creato sette anni fa il tuo alter ego di carta, Emma Travet, giornalista piemontese – come ben si evince dal cognome – “precaria ma con stile”. Protagonista del tuo primo romanzo, Emma tornerà nel secondo capitolo che è attualmente in work in progress. Come è cambiata Emma in questi sette anni? E quanto di te c’è il lei?
Emma è cambiata parecchio, e ve ne accorgerete già dal primo capitolo (che regalo, a chi si iscrive alla mailing list, cliccando qui www.emmatravet.com/lenuoveavventure). Sette anni fa c’era molto di me in Emma. Adesso gioco con lei e due comprimarie, quindi c’è molto di meno. Però ci sono tante storie di amiche, che mi hanno fornito brillanti spunti.
“Ex bambine anni’80”. Questo è il leitmotiv dei tuoi video, pillole giornaliere fra ironia, ricordi dell’adolescenza e dei mitici anni ’80 e ’90, e giveaway con ospiti ed interviste. Come hai avuto l’idea di girare queste strisce quotidiane?
Due mesi e mezzo fa, una mia amica mi disse: “Tu non devi vendere, ma raccontare storie, visto che ti viene bene”. Così ho iniziato a raccontarle in video, avendo capito che avrei dovuto metterci la faccia. Quando ho lanciato il progetto emmat, sette anni fa, ho fatto vivere la mia eroina su Facebook, attraverso post e foto. E, dopo nove mesi, quando è uscito il libro, io avevo già un mio pubblico.
Ora non basta più. Gli esperti dicono che il 2016 è l’anno dei video e di Snapchat. Così io vado di video e di Snapchat. In effetti funziona perchè ho aumentato l’interazione, dialogo con le ex bambine anni ’80, ci siamo trovate a pranzo (con alcune di esse), da American Graffiti, pensando di essere in Happy Days. All’inizio è stato un trauma, poi è vero che, girandone uno al giorno, in ogni condizione, ovunque, diventi abituato, non ti rivedi più un cesso e trovi pure piacevole la tua voce!
Come avrete notato, la consueta domanda di chiusura di Dire Fare Mole sui luoghi del cuore non c’è. Se volete quindi sapere quali sono i posti torinesi preferiti di Erica, cliccate su questo link www.facebook.com/EmmaTravet/videos e … godetevi la nostra video – chiacchierata! Un piccolo indizio: la risposta è molto golosa!
