Nelle mie interviste, o meglio chiacchierate virtuali come amo definirle, porgo sempre all’ interlocutore di turno la fatidica domanda “Qual è il tuo luogo del cuore di Torino”?
Ammetto che è la risposta che leggo o ascolto con maggiore curiosità. La scelta di un luogo è collegata alla personalità, al proprio vissuto, alle emozioni… per questo mi piace scorgere, dietro alle risposte che ricevo, l’animo della persona, il suo modo di essere, pensare, vivere.
Le opinioni raccolte sono le più disparate, così come sfaccettata e sorprendente è la nostra Torino. Ma ora tocca a me!
Questo primo articolo sui luoghi del cuore lo dedico a quella che – a mio parere – è la piazza più bella della città, talmente bella da essere conosciuta con l’appellativo di “salotto di Torino”: piazza San Carlo.
Rettangolare, nobile, deliziosamente austera proprio come Torino: piazza San Carlo è quasi un punto di congiunzione fra piazza Castello e piazza Carlo Felice, tutte legate dalla centrale via Roma.
Ma iniziamo dal principio. Quando fu costruita piazza San Carlo?
La sua progettazione risale al XVII secolo, epoca d’oro della casata dei Savoia. Torino, divenuta capitale sabauda nel 1563 –dopo il trasferimento da Chambery voluto dal duca Emanuele Filiberto– stava attraversando un’epoca di pieno fermento e trasformazione. Una capitale necessitava di un aspetto all’ altezza, così i duchi di Savoia commissionarono grandi opere di ampliamento e ristrutturazione cittadina ai più rinomati architetti ed artisti del tempo. Il risultato? Magnifici palazzi di gusto barocco, ampi viali e maestose piazze, come appunto la nostra piazza San Carlo, progettata da Carlo di Castellamonte ed inaugurata nel 1638, con successive modifiche di Benedetto Alfieri.
Il San Carlo in questione è San Carlo Borromeo, vissuto nel XVI secolo, arcivescovo di Milano particolarmente devoto alla Sindone; a lui è dedicata anche una delle due chiese gemelle poste su un lato della piazza, insieme a quella di Santa Cristina, voluta dalla prima Madama Reale, Maria Cristina di Francia, reggente per il figlio Carlo Emanuele II.
Ai lati delle due chiese, si aprono i meravigliosi portici della piazza, dai quali occhieggiano sontuose boutique e soprattutto caffè storici come il San Carlo (il primo locale d’Italia ad avere avuto l’illuminazione a gas) , il Torino, il Neuv Caval’d Brons. Sedersi in una delle deliziose sale dei caffè a sorseggiare un bicerin d’inverno, o approfittare dei dehor in estate per godersi la piazza all’ ora dell’aperitivo, sono esperienze che chi viene a Torino deve provare per gustare appieno il sapore della città, un sapore di cioccolato misto a vermouth, shakerato con secoli di storia. Sopra i portici, si affacciano gli splendidi edifici barocchi, palazzi nobiliari dall’ elegante color crema, sovrastati da lunghe file di abbaini che conferiscono alla piazza un aspetto di caratteristica uniformità. Una nota curiosa per gli amanti della Storia: alcune facciate degli edifici presentano ancora i segni dei vari assedi subiti dalla città, come ad esempio una palla di cannone incastonata nel muro di palazzo Solaro del Borgo dal 1706, oppure proiettili di artiglieria dei bombardamenti avvenuti durante l’occupazione napoleonica.
Ma il vero simbolo di piazza San Carlo si trova al centro. In tutta la sua fierezza, ecco il monumento equestre dedicato al già citato duca Emanuele Filiberto, noto a tutti come Caval’d Brons.
Il cavallo di bronzo ed il suo cavaliere sono considerati fra gli emblemi di Torino, al pari della Mole e dei Toret. Il monumento, opera di Carlo Marochetti, fu voluto nel 1831 da Carlo Alberto: il sovrano sabaudo intendeva celebrare così uno dei suoi più illustri antenati, facendolo rappresentare nell’ atto di rinfoderare la spada dopo la vittoria riportata alla battaglia di San Quintino (1557), che segnò la fine di mezzo secolo di dominio francese in Piemonte e la restituzione dei territori legittimi ai Savoia.
Il piccolo tour di piazza San Carlo non può non concludersi con una capatina sotto i portici di destra –arrivando da piazza Castello- dove “risiede” un altro dei simboli della città: il toro rampante, posto sulla pavimentazione del porticato. La tradizione vuole che una strofinatina al toro bronzeo sia di buon auspicio. Quindi, che ci crediate o no, non lasciate la piazza senza aver fatto un saluto al toro. Perché si sa che a Torino, ogni luogo è buono per creare una piccola magia!
