#StorieDiVette: Gabriella, la dimensione della bellezza nella fotografia di montagna

“Chi più in alto sale, più lontano vede.

Chi più lontano vede, più a lungo sogna.”

Walter Bonatti

Torniamo in vetta.

Per schiarire i pensieri, per riallacciare i fili che ci connettono con il silenzio, per staccare quelli che ci disconnettono – anche se per una breve parentesi – dall’online perenne e dal suo rumore a volte assordante. Saliamo in alto in cerca di assoluto, saliamo in alto per catturare con i nostri occhi una dimensione della bellezza per molto tempo celata al nostro sguardo più immediato. Saliamo in montagna e lasciamoci abbracciare dal suo respiro cristallino: c’è una nuova Storia di Vetta per voi.

Sono felice di riprendere il cammino sul sentiero delle #StorieDiVette (https://direfaremole.com/category/storiedivette/), un percorso dedicato alle montagne piemontesi e valdostane che iniziai a tracciare l’anno scorso al termine del primo lockdown e che non vedevo l’ora di ricominciare. Sono doppiamente felice perchè la prima protagonista dell’edizione 2021 è Gabriella Allasio. Chi ama Instagram e le Alpi credo conoscerà (e apprezzerà) Gabriella da tempo; originaria di Bussoleno, questa dolcissima ragazza è autrice di alcune delle più belle foto della Valsusa nonchè admin delle community fotografiche Volgo Piemonte e Volgo Torino, attorno a cui si raccolgono fotografi o semplici appassionati del territorio.

Sono una fedele fan degli scatti di Gabriella, della capacità di raccontare la sua terra attraverso la macchina fotografica con maestria e cuore, e sono sicura di una cosa: dopo questa intervista scoprirete quanta poesia si cela nel suo sguardo e guarderete luoghi familiari da un’altra, inaspettata prospettiva.

Gabriella, che cos’è la montagna per te?

La montagna per me ha tanti significati ma il primissimo è sicuramente radici. La mia famiglia risiede nella media Valsusa (zona di Bussoleno per la precisione) dove abitavo prima di trasferirmi in città. La valle custodisce le mie origini e fin da bambina sono stata abituata a considerare la montagna come una cara amica. E come casa, non solo intesa come luogo fisico: so di poter contare sull’abbraccio protettivo della corona alpina, so che lassù posso abbattere le barriere della vita frenetica di tutti i giorni, lasciarmi andare e godere del tempo più lento.

Il senso di appartenenza a quei posti è fortissimo. Non importa quanto lontano io vada, so che il legame sarà sempre forte, tangibile, indissolubile. Ti racconto un piccolo aneddoto: quando rientro a Bussoleno dalla mia famiglia, c’è un momento ben preciso che mi fa capire che sto tornando a casa e che mi infonde un senso di pace incredibile; è l’attimo in cui inizio a scorgere, dalla macchina o dal finestrino del treno, le sagome della Sacra di San Michele e del Rocciamelone. E sai una cosa? Confrontandomi con altri valligiani, ho riscontrato lo stesso identico pensiero!

Ti seguo da molti anni su Instagram. Le foto che ritraggono il tuo territorio di origine mi sono entrate nel cuore e non l’hanno più lasciato. Come è nata la passione per la fotografia?

La passione per la fotografia è un affare di famiglia! Mio papà mi ha trasmesso sin da bambina questo amore accanto a quello per la natura e per l’alta montagna. Proprio l’alta montagna, cruda, selvaggia, d’impatto, è uno dei soggetti prediletti delle foto di mio padre insieme ai ritratti di persone. La sua capacità di valorizzare tramite l’obiettivo fotografico sia ambienti incontaminati che volti gentili mi ha fatto prima incuriosire e poi innamorare della fotografia, della sua estrema versatilità quasi magica.

Papà negli anni mi ha aiutata dal punto di vista tecnico, da lui ho appreso davvero tanto e gliene sarò sempre grata. Durante gli anni del liceo, forte dei suoi insegnamenti, ho iniziato a costruire passo dopo passo la mia personale strada verso la fotografia, il mio approccio peculiare, dedicandomi soprattutto alle foto naturalistiche o di viaggio. Mi piace catturare la dimensione della bellezza dei luoghi attraverso l’occhio della macchina fotografica, celebrarla e renderla eterna.

Da circa un anno ti sei trasferita in città ma hai vissuto sempre in Valsusa. Da profonda conoscitrice di quei posti, quali itinerari di scoperta suggerisci ai lettori del blog? E quali sono gli scorci che più ami ritrarre nelle tue foto?

Gli itinerari di esplorazione in Valsusa sono davvero moltissimi e vanno incontro a tutti i gusti e a tutte le capacità. Inizio menzionando la presenza di importanti vie ferrate su cui ci si può cimentare (con adeguata preparazione fisica) in zona di bassa/media valle, vi suggerisco in particolare le ferrate del monte Pirchiriano verso la Sacra di San Michele e quella dell’Orrido di Foresto, situata fra Bussoleno e Susa, davvero suggestiva. Sempre da Bussoleno partono diversi sentieri escursionistici di varia lunghezza e difficoltà, alcuni dei quali conducono a punti di ristoro e rifugi molto accoglienti; consiglio di guardare i diversi sentieri all’interno del Parco Orsiera Rocciavrè e, per i più arditi, l’ascesa alla Punta del Mezzogiorno. Un’altra ascesa classica in Valsusa è quella al Rocciamelone, impegnativa se fatta da quota valle per giungere la cima, un vero must per gli amanti dell’escursionismo locale. Altri tragitti naturalistici mozzafiato si possono trovare nelle zone di confine con la Francia, ad esempio la Valle Stretta raggiungibile da Bardonecchia, e tutta la zona del colle del Moncenisio.

Gli scorci alpini che amo ritrarre? Per risponderti a dovere ho sfogliato con attenzione le mie foto e mi sono accorta che ho immortalato moltissime borgate di montagna immerse nel silenzio cristallizzato dal tempo. E poi tanti scorci boschivi quasi a texture, soprattutto lariceti e faggeti in inverno. Come momenti momenti fotografici ho una preferenza per alba e tramonto, nonché per le giornate nuvolose o addirittura nebbiose…credo che una leggera nebbiolina e le nuvole basse rendano la montagna ancora più enigmatica e sognante.

Per concludere, un piccolo focus sulla situazione attuale. Come (purtroppo) sappiamo, anche il turismo alpino ha subìto gravi danni a causa della pandemia ancora in corso. Come pensi possa riscattarsi la montagna dopo questo periodo di stop forzato? Su quali risorse turistiche, paesaggistiche, culturali dovrà fare leva?

Questa è sicuramente la domanda più difficile visto il momento critico che il turismo sta attraversando a livello globale. Ci ho riflettuto e ti rispondo così: il turismo alpino necessita di sincronia, ora più che mai. Sincronia fra i diversi operatori che lavorano in e per la montagna, sincronia e valorizzazione non solo del turismo legato allo sci ma anche di altre risorse – i percorsi naturalistici, i parchi, i beni culturali e storici come le molte fortificazioni presenti sul territorio – purtroppo negli anni rimaste sullo sfondo.

Serve un circuito a sostegno del comparto turistico locale che unisca questi aspetti, in media e in alta valle, e ritengo tutto ciò necessario per ripartire. La creazione di una rete forte che si muove nella stessa direzione è la giusta soluzione per riprendersi da questo periodo così difficile.

Instagram: https://www.instagram.com/gabriella_allasio/?hl=it

[photo credits: Gabriella Allasio]

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