Tesori nascosti della Valle di Susa: il castello di Villar Dora

Quando la mia amica Imelda – con cui da circa un mese collaboro al progetto Unconventional Ceremony legato alla celebrazione di matrimoni civili e simbolici – mi ha raccontato del suo sopralluogo al castello di Villar Dora in bassa Val di Susa, da brava menestrella sabauda le ho subito chiesto “Ma posso scrivere un articolo? Mi passeresti i contatti?”. Et Voilà! Nel giro di pochi giorni mi sono ritrovata a fare una piacevolissima chiacchierata telefonica con i proprietari che mi hanno narrato vita e aneddoti di uno dei castelli più belli – e meglio conservati – dell’intera Valle. Il maniero, ve lo confesso, mi aveva rapito il cuore già la scorsa estate quando partecipai a un matrimonio lì nei pressi: mi innamorai di quella torre merlata tanto somigliante ad una sentinella di pietra, immutabile e silenziosa testimone, e iniziai a domandarmi quali storie celava dietro la sua fisionomia misteriosa. Dovevo saperne di più. Ora condivido quel di più con tutti voi.

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Un sipario sulla Valle di Susa

Villar Dora è uno di quei luoghi della provincia dove la quiete è simile a una quinta teatrale sul passato. Immaginate di afferrare la pesante tenda rossa di velluto e spalancare il sipario: vi troverete catapultati in epoche di grande fervore, di spade sguainate l’una contro l’altra prima e di colpi di cannone poi, di passi di popoli provenienti dal nord, di pellegrini, di conquistatori e conquistati. Ciò che adesso è un territorio di pace e casette dal tetto spiovente ai piedi delle montagne è stato per millenni teatro di importanti avvenimenti storici che coinvolgevano tutta la Valle di Susa, contesa da sempre fra regno di Francia e i nostrani Savoia e, ancor prima, fra possedimenti dei Romani e Gallia Transalpina.

Il fatto di trovarsi su quella sottile e infuocata linea di confine diede a Villar Dora – il cui nome originario era Villar d’Almese, sostituito da quello attuale solo nel 1885 – una notevole rilevanza a livello strategico. La costruzione di un castello, sapete, non avviene mai a caso, e così fu anche per questo edificio turrito e merlato, inserito in un sistema di fortificazioni comunicanti fra loro fino ad arrivare a Torino per permettere alla capitale di difendersi in caso di invasione. Come comunicavano? Tramite l’accensione di fuochi, un metodo che forse avrete visto in qualche film o letto in qualche libro. Un mezzo assai più complicato e più affascinante di quelli attuali! Certo, il maniero doveva essere ben diverso quando venne edificato, di sicuro gli elementi architettonici più recenti lo hanno mano a mano ingentilito nell’aspetto. Eppure la sua aura di fortezza medievale solenne, impenetrabile, sfuggente permane ancora oggi.

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C’era una volta il Castrum Villaris Almexii

C’è una cosa che salta all’occhio di un attento osservatore e conoscitore di questo angolo di Bassa Valle ed è un dato che rende il castello di Villar Dora unico. Vista l’unicità del primato, Carlo Antonielli d’Oulx, discendente della famiglia di Conti che lo abita ininterrottamente dal 1800 quando l’ultima erede dei Provana, signori del castello dal 1300, sposò un Antonielli, ci tiene a sottolinearlo: “Quello di Villar Dora è l’unico castello della Valsusa che non venne distrutto dal temibile maresciallo francese Catinat, che verso la fine del XVII secolo fece una campagna di guerra e distruzione qui in Valle radendo al suolo l’antico castello sabaudo di Avigliana e gli altri forti”. Già, è davvero tanta, tantissima la Storia che queste mura di pietra hanno visto scorrere sotto di loro, scrutando le vicende umane dall’alto della collina dominante l’imbocco della stretta Valle sin dai tempi del dominio Romano, quando qui si trovava un primigenio insediamento di vedetta divenuto poi nel Medioevo un maniero vero e proprio.

I primi cenni documentali del cosiddetto Castrum Villaris Almexii sono datati 1287; l’edificio viene descritto come composto da tre corpi distinti, tre torrioni collegati da una cinta muraria costruita con tecnica a lisca di pesce visibile nella parte bassa dei muri perimetrali. Fra il 1300 e il 1400 l’edificio cambiò aspetto grazie ad una ristrutturazione in stile gotico: da fortilizio difensivo divenne una dimora signorile conservando quelle fattezze quasi del tutto sino ad oggi, torre merlata cilindrica inclusa. “C’è una curiosità legata alla torre – continua Carlo – riguarda un elemento architettonico davvero inusuale: se guardate bene, vedrete dei piatti di ceramica incastonati nella parte terminale! Era un’usanza medievale abbastanza diffusa negli edifici ecclesiastici e stava ad indicare la possibilità di accoglienza per i pellegrini che transitavano lungo la via Francigena. Probabilmente, nonostante il castello sia sempre stato un’abitazione civile, data la vicinanza alla strada percorsa in pellegrinaggio poteva essere adibito all’accoglienza dei viandanti. Un aneddoto interessante per concludere l’excursus storico: pare che nel 1418 Papa Martino V Colonna, ritornando dal Concilio di Costanza, si sia fermato nel castello. I Provana misero a sua disposizione un esercito per scortarlo nel lungo viaggio verso Roma. Il Papa, in segno di ringraziamento, concesse l’onore di inserire nello stemma dei Provana la colonna, che è lo stemma dei principi Colonna.” Altra tappa fondamentale per la trasformazione del castello è la creazione dei magnifici giardini realizzati nel 1800; passeggiarci adesso è pura magia, circondati da meravigliose piante storiche fra cui spiccano un Sophora Giapponese e un maestoso Cedro del Libano.

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Matrimoni, fantasmi e tesori nascosti

Dalle innumerevoli glorie del passato al presente: oggi, cos’è il castello di Villar Dora? Che significato ha per il suo territorio? “Il castello per me e la mia famiglia è casa. Ma lo è, in un certo senso, anche per gli abitanti di Villa Dora, che sono davvero legati a questo edificio così affascinante, un gigante buono e gentile per tutti coloro che vivono all’ombra della sua torre. Da pochi mesi abbiamo deciso di aprire le porte per ospitare eventi, concerti, manifestazioni, con l’appoggio dell’amministrazione comunale con cui abbiamo un’ottima sinergia e comunione d’intenti. La valorizzazione del territorio è per tutti noi di fondamentale importanza e lavoriamo fianco a fianco per sostenerla.” E i matrimoni? “Accogliamo molto volentieri anche matrimoni e cerimonie in generale. La Galleria degli Stemmi (riscaldata nei mesi più freddi) può ospitare fino a 120 persone, con tavoli rotondi o adottando la soluzione del tavolo imperiale, ma la vera chicca è il giardino Belvedere con vista sul castello di Avigliana e la Sacra di San Michele. L’atmosfera romantica data dall’architettura neogotica e la natura circostante sono decisamente la cornice adatta a un sogno d’amore che si realizza.”

Prima di concludere la nostra chiacchierata ci tenevo a sapere ancora una cosa, e solo Carlo poteva svelarmela: anche a Villar Dora, come in ogni maniero che si rispetti, aleggia un fantasma? “Non solo c’è un fantasma – risponde divertito insieme a sua moglie – ma c’è anche un…tesoro! Ebbene sì, i miei antenati hanno tramandato la leggenda di un tesoro nascosto probabilmente in un passaggio segreto che collega il castello alla vicina Torre del Colle. Uno dei miei zii l’ha cercato in lungo e in largo ma il tesoro non è mai stato trovato. Mi piace immaginare che stia lì, in attesa di essere scoperto, nascosto sotto la collina. Chissà se mai lo troveremo!” Piccoli Indiana Jones e Ghostbusters della provincia sabauda, attenzione: qui c’è pane per i vostri denti!

Instagram: Castello di Villar Dora

Informazioni per matrimoni e cerimonie su: https://www.matrimonio.com/castelli-matrimoni/castello-di-villar-dora

Facebook:

[photo credits: prima immagine Castello di Villar Dora, seconda e terza immagine Imelda Lee Carioni]

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