A Tavola per le Feste (con sabaudità): 4 ricette tipiche per 4 food blogger

Manca davvero poco a Natale. E non è solo il calendario a dircelo. Nemmeno il traffico frenetico per la corsa agli ultimi doni e le luci che ci fanno l’occhiolino con la loro incessante intermittenza. Ce lo dice la mamma – o anche il papà, ad esempio nella mia famiglia l’esperto in cucina è lui! – che si annoda il grembiule, con un bel gesto antico. Ce lo dicono le mani esperte di chi impasta, di chi inforna, di chi mescola con sapienza e amore. Il profumo di buono suona come una musica e dalla cucina, regno di segreti e ricette bisbigliate di generazione in generazione, si diffonde in tutta la casa. Il più bel periodo dell’anno? Per alcuni sì, per altri no, di certo è il periodo più buono per il nostro palato. Forse, anche per il nostro cuore.

Cari lettori, ammetto di non essere mai stata una cuoca provetta e, giunta all’età di 35 anni e una manciata di mesi, non credo lo diventerò mai, con buona pace del #direfaremarito che probabilmente sognava di maritarsi con una regina dei manicaretti! Invero ammetto di amare la tavola alla follia, di conseguenza le festività natalizie per me sono delizia pura e gozzovigliar allegro in un trionfo di vitelli tonnati, lasagne, panettoni e zucchero a velo come se nevicasse sulle mie papille ghiotte. Per questo motivo, ho interpellato quattro amiche food blogger sabaude per farmi consigliare quattro ricette dalla spiccata piemontesità da cui prendere ispirazione e da condividere con voi. Chissà che non le vogliate replicare durante la staffetta culinaria 24 dicembre-6 gennaio?

Il Maritozzo Salato Piemontese di Alessandra

Cosa ci fa un maritozzo in Piemonte? Si trasforma in un antipasto perfetto, o in un golosissimo piatto unico! La mia dolce amica di forchetta Alessandra del blog Ricette di Cultura ha creato la ricetta per il recente #MaritozzoDay dando vita ad un perfetto connubio fra un prodotto tipico laziale, il maritozzo appunto qui in un’inconsueta versione salata, e due ingredienti re della tradizione piemontese: il seirass e le acciughe al bagnet verd. Sulle seconde non spendo troppe parole perché credo che acciughe e bagnetto a base di prezzemolo, aglio e olio siano nel DNA di ogni sabaudo; mi soffermo invece sul seirass, prodotto caseario locale non così diffuso ma molto importante nella storia dei formaggi regionali. Il seirass, o saras, da siero, è una sorta di ricotta originaria della Val Pellice; viene prodotto riscaldando il siero di latte (vaccino, ovino o caprino, in purezza o misto) ed aggiungendo altro latte ottenuto dalla mungitura di animali allevati ad una quota superiore ai 600 metri di altitudine. Data la sua stagionatura assai particolare, che avviene nel fieno, è noto anche con il nome di seirass dal fen. Ecco la ricetta di Alessandra!

Ingredienti e procedimento: www.ricettedicultura.com/2019/12/il-maritozzo-salato-incontra-il-piemonte.html

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photo credits: Ricette di Cultura

I Crinet di Graziella

Ingredienti tosti come la verza – che io adoro – e il formaggio Castelmagno per una donna tosta (e travolgente) come Graziella, in arte Papille Brille: la sua ricetta non poteva che essere energia pura! I crinet di Graziella sono una squisita reinterpretazione di un cavallo di battaglia della cucina piemontese, i capunet – detti anche caponet o pèscòi – cioè involtini di cavolo verza sbollentati ripieni di carne trita di maiale. Originari del Canavese, dove sono nati come piatto tipico invernale di cucina del riuso (ovvero il “qui non si butta via niente”, sacrosanto insegnamento dei nostri nonni), i capunet sono ideali come apertura corroborante e gustosa di un pranzo delle feste. Graziella ha inserito nella preparazione, oltre al già citato Castelmagno,  formaggio DOP prodotto solo in tre comuni della Valle Grana, altri due ingredienti tipici della provincia di Cuneo: la salsiccia di Bra e le nocciole.

Ingredienti per 4 persone :

12 foglie di verza

5 patate medie

300 g di salsiccia di Bra

80 g di burro

150 ml di latte

1 fetta di Castelmagno (circa 200 g)

50 g di nocciole

olio extravergine e pepe qb

Procedimento: 

Bollite in acqua salata le foglie di verza per circa 10 minuti. Adagiatele su un canovaccio per farle raffreddare e asciugatele con carta per eliminare l’acqua in eccesso. Dopo aver fatto bollire le patate con la loro buccia, pelatele, schiacciatele e create un composto con la salsiccia. Aggiungete sale, pepe ed erbe o spezie a piacere per profumare. Riempite le foglie di verza con il composto e chiudetele a fagottino. Legate i fagottini con dello spago da cucina per evitare che il composto fuoriesca. Adagiate i fagottini in una pirofila e irrorateli con olio extravergine. Fate cuocere in forno a 180 gradi per circa 35 minuti. Nel frattempo create una salsa con burro, latte e Castelmagno (potete usare anche una Toma o una Robiola). Tritate le nocciole grossolanamente. Sfornate i fagottini e servite con la salsa e le nocciole a pioggia.

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photo credits: Papille Brille

Gli Agnolotti alla Piemontese di Beatrice

“Invero l’agnolotto fresco e perfetto, appena fatto, è la cosa più bella che ci sia per noi piemontesi”. Così scriveva il gastronomo-scrittore astigiano Giovanni Goria, così cita la cara Beatrice alias Betulla nel suo omonimo blog a proposito di quei minuscoli tentatori noti come agnolotti. L’agnolotto è un tipo di pasta ripiena nato fra le colline del Monferrato e da lì giunto in tutto il Piemonte, sconfinando anche nella Lomellina, sull’onda della bontà del ripieno a base di carne avvolto in un piccolo quadratino di sfoglia. Sia gli agnolotti piemontesi che i “cugini” agnolotti del plin, più piccoli e dalla forma caratteristica data dal pizzicotto che si usa per chiuderli, sono stati inseriti nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (PAT) tutelati secondo un disciplinare della Regione Piemonte. Curiosità: secondo il disciplinare, un agnolotto per essere definito tale deve avere della carne al suo interno, almeno in parte, perchè se il ripieno fosse interamente di magro allora diventerebbe un raviolo. Capito amici sabaudi? Vediamo come li prepara Betulla e quali altri aneddoti sull’agnolotto ci farà scoprire fra le sue pagine piene di saggezza, escursioni o meglio dire incursioni nelle vallate alpine e…carabattole!

Ingredienti e procedimento: https:/www.betulla.eu/agnolotti-alla-piemontese/

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photo credits: Betulla

I Baci di Dama di Denise

“Denise, ti occupi tu del dolce?” “Certo, ho giusto preparato dei baci di dama!”

Quando guardo le creazioni di Denise sulla sua pagina Instagram Denilicious Lab mi viene sempre voglia di dolce, o forse sarebbe meglio dire che mi aumenta, visto che vivo con una costante, imperterrita e tenace voglia di dolce! Denise chiude questo ideale pranzo sabaudo delle feste con uno dei dessert preferiti di Dire Fare Mole e del Piemonte intero, i baci di dama. Uno tira l’altro, l’altro ne tira un altro ancora: di baci, qualsiasi tipo di baci, non mi sazio mai. E quelli di dama, con la loro fragrante biscottosità, non fanno eccezione! Originari della cittadina di Tortona, vicino ad Alessandria, i baci di dama si chiamano così in quanto ricordano nella forma due labbra intente a baciarsi. Due calotte di pasta di nocciole (a volte con cacao) si uniscono in un bacio di cioccolato fuso: conoscete un bacio più dolce?

Ingredienti per circa 45 baci:

200 gr di farina 00

200 gr di farina di nocciole

180 gr di zucchero

200 gr di burro salato

Cioccolato fondente.

Procedimento:

Impastare a mano o in planetaria il burro con lo zucchero fino ad ottenere un’amalgama compatta e omogenea. Setacciare la farina 00 e la farina di nocciole e amalgamare il tutto fino ad ottenere un composto compatto. Formare un panetto e farlo riposare in frigorifero per circa 30 minuti, o il tempo necessario per ottenere un impasto leggermente duro. Creare dei rotolini di pasta, tagliarli e ricavare delle palline di circa 7/8 grammi l’una. Far riposare le palline per circa 30 minuti in frigorifero, poi infornare per circa 15 minuti a forno statico a 150 gradi. Una volta sfornate e raffreddate, sciogliere in microonde o a bagno maria il cioccolato e con l’aiuto di una piccola sac a poche o di un cucchiaino unire le due semisfere del biscotto. Una volta indurito il cioccolato si potranno confezionare o servirli.

Nb : il burro non deve essere molto morbido, è preferibile toglierlo dal frigo circa 15 minuti prima di fare impasto, onde evitare che l’impasto si riscaldi troppo. Il cioccolato sciolto non deve essere troppo liquido, poiché macchierebbe il biscotto. I baci si possono conservare a temperatura ambiente in una scatola ermetica per circa 3/5 giorni.

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photo credits: Denilicious & Fiordelvento

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