Non tutte le principesse aspettano di essere salvate. Alcune si tolgono la scarpetta di cristallo, si infilano le sneakers e iniziano a correre, correre, correre. Come Carlotta Montanera, aostana di nascita e torinese acquisita, che della corsa ha fatto uno stile di vita, un riscatto personale, una consapevolezza. E un bellissimo blog, Running Charlotte, che racchiude non solo la sua storia ma anche tanti progetti legati al correre al femminile, fra cui il team Le 100 Principesse di Torino e l’e-book The Running Princess: i consigli fondamentali per correre ed essere felici. Nonostante io sia l’anti-sport per eccellenza e il #direfaremarito mi abbia incoronata “la regina del divano”, seguo Carlotta da un bel po’, con un misto di ammirazione e orgoglio sabaudo per tutte le cose meravigliose che fa e pensa per le donne torinesi. Quando la mia sport contributor Flavia Chiarelli mi ha comunicato che l’avrebbe intervistata per il blog ne sono stata ultra felice, come potrete intuire, e non vedevo l’ora di condividere il pezzo con voi.
Eccola qui, l’intervista. Una chiacchierata sentita, lunga e piena di sogni realizzati, tutta da leggere e amare. Grazie Flavia, grazie Carlotta!
Federica| Dire Fare Mole
Oggi da sportiva voglio presentarvi una sportiva, una donna che corre per e con le donne ma soprattutto corre per stare bene con sé stessa, per dimostrare a ciascuna di noi che tutti possono realizzare i propri sogni. Sto parlando di Carlotta Montanera, valdostana di origini e da molti anni torinese d’adozione, conosciuta sul web come Running Charlotte, autrice dell’omonimo e seguitissimo blog.
Se siete di Torino e dintorni e amate correre, avrete sicuramente già sentito parlare di lei e probabilmente vi sarà capitato di incontrarla lungo i classici percorsi di allenamento cittadini del Valentino o in occasione di uno dei numerosi eventi che la vedono coinvolta.
La corsa è il mezzo che Carlotta utilizza per continuare ogni giorno a sognare e trasmettere al mondo la forza dei suoi sogni.
Mi sono imbattuta in lei in un momento particolare della mia vita, quando da dipendente full time mi occupavo di marketing per un nuovo brand di sportswear, sognavo di dare vita ad un mio spazio web che potesse consentirmi di unire la mia passione sportiva alle competenze di marketing. Il suo blog e il suo percorso di sport e di vita sono stati per me illuminanti. Carlotta in quel momento mi diede senza saperlo una grandissima fonte di ispirazione al cambiamento, a compiere quel primo piccolo passo verso il mio sogno, e poi un altro ancora…finché, tra una corsa di gruppo e due parole, sono riuscita ad incontrarla e conoscerla qui nella sua città e ho scoperto una donna semplice, normale e al tempo stesso straordinaria. Un sorriso luminoso e due occhi vispi e profondi su un corpo forte, armonioso e femminile.
Ma lasciamo che sia lei, attraverso le sue corse e le sue esperienze a parlarci di sé.
Carlotta, per te la corsa è uno stile di vita oramai, da diversi anni.
Sul tuo blog affermi di “correre perchè ad ogni passo si cresce un po’ e che non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un piede dietro l’altro”. Torniamo agli albori di questo tuo percorso: come hai iniziato e cosa ti ha fatto muovere quel primo passo verso la corsa? Sei sempre stata una bambina sportiva o hai cominciato in età adulta a praticare questo sport?
Io ho sempre praticato sport per forza e non sono mai stata una bambina sportiva. Nel senso più brutto, ero quella in panchina a ginnastica, scelta per ultima a rubabandiera, eternamente fuori dai tornei di tennis. Non ho mai amato competere con gli altri. Non so bene per quale ragione, ma mi si considerava una perdente nello sport e tale mi consideravo anche io.
Poi, in età adulta, appena finita l’università, mi sono guardata allo specchio e, per la prima volta, ho deciso di scommettere su di me. Mia mamma si era ammalata, il fidanzato mi aveva lasciata, dovevo trovare un lavoro, insomma, mi sentivo sola e ho deciso di imparare ad essere sola, a cavarmela da sola. Ho scommesso su di me. “Voglio fare una Mezza Maratona!” mi dissi. E così fu, con enorme, incredibile, devastante fatica, proprio come per tutti: 3 km, poi 5, poi un giorno – che ricordo ancora adesso – 10 chilometri. Fino al 2006: la mia prima Mezza Maratona.
Non mi sono più fermata.
Oggi sei una runner di distanze medio-lunghe, hai corso diverse Maratone e altre ne hai in programma. Qual è stato il tuo approccio iniziale alla corsa?
Per i primi 5 o 6 anni volevo solo correre. Mi pareva già sufficiente conciliare il mio ex lavoro – ero manager in una multinazionale – con le corse all’alba e tanto mi bastava. Oggi è diverso. Mi sono nuovamente scoperta secchiona. Oggi voglio sentire che do il massimo.
Quando hai deciso che ti sarebbe piaciuto avviare altre donne alla corsa e perchè?
Hai seguito uno specifico percorso di formazione in merito?
Un giorno ho deciso di raccontarmi, sul mio blog, è stato più per noia nella mia vita quotidiana che per un impulso particolare. Ho iniziato a scrivere della bambina che ero, di come la prof di ginnastica mi guardava scuotendo la testa, e di come invece avevo iniziato a credere in me stessa.
Hanno iniziato a giungere i primi follower. Mi scrivevano soprattutto donne che, leggendomi, trovavano la voglia di provare. Fino a che un giorno ho pensato di portarle a correre. Oggi ho una qualifica da tecnico FIDAL, ma soprattutto ho imparato ad ascoltarle, oltre che a scrivere.
Sono le donne che porto a correre che danno senso a ciò che faccio, non il contrario.
Cosa suggerisci oggi ad una donna che desidera approcciare alla corsa e, magari, mettersi alla prova con le sue prime competizioni?
Suggerisco innanzitutto di chiedere aiuto ad un coach qualificato e poi di guardarsi allo specchio e riempirsi di complimenti. Già decidendo di uscire a correre ha vinto. Poteva scegliere l’apatia del divano e invece ha scelto la voglia di fare.
In ultimo suggerisco di avere pazienza e non arrendersi. Correre, come qualsiasi altra attività, richiede pazienza.
Tutti possono correre, con le gambe, questo è vero. Ma la corsa non è solo matematica e tabelle. La testa immagino sia altrettanto fondamentale. Quali sono i primi suggerimenti di base che offri donne che scelgono di allenarsi con te? Cosa rende uniche le donne nella corsa, rispetto alla controparte maschile?
La corsa è matematica, ti contraddico. Solo che senza testa non funziona. Per raggiungere un obiettivo la tecnica di allenamento è sempre molto simile, ma non c’è tecnica che valga se non c’è il desiderio di superare i propri limiti. Ho visto molte ragazze raccontarsi di non essere all’altezza e fallire. Io posso fare la tabella migliore del mondo, ma se chi si allena non crede profondamente in ciò che fa, la tabella sarà un fiasco.
Basta dirsi “non sono abbastanza”! Abbastanza per cosa? Per correre? Per vivere? Per essere felici? Noi siamo tutto, non solo “abbastanza”. Il nostro corpo ha un valore immenso e capacità sconfinate, basta permettergli di arrivarci, con allenamento, fatica, dedizione, motivazione e un pizzico di magia dato dai sogni.
Dire Fare Mole, il blog che ospita questa intervista, ruota intorno alle bellezze e alle eccellenze di Torino del Piemonte. Tu sei nata tra le bellissime montagne della Val D’Aosta ma hai scelto Torino, da diversi anni, come tua base e città di elezione. A Torino hai sviluppato e supportato iniziative come Le 100 Principesse di Torino, il Green Tour sulle colline e molti altri. L’amore per questa città si percepisce ovunque in te. Cosa ti piace del vivere a Torino?
Torino è bellissima. Ha una distesa di sentieri pazzesca, di parchi, di percorsi per correre ovunque. Torino è fatta di ville e campi, colline e palazzi nobili.
Io vorrei che tutti corressero, a Torino. Purtroppo siamo ancora lontani dai numeri americani, ma il popolo attivo sta crescendo. Vorrei tanto che si potesse creare una enorme community di runner torinesi, al di là di maglie, società, colori e politica. Ci lavoro da anni e non smetterò di sognarla.
Leggendo il tuo blog mi ha colpito il tipo di preparazione che affronti prima di ogni gara importante. A fianco dell’allenamento, non trascuri l’alimentazione ma soprattutto la scelta del giusto outfit e dell’acconciatura più in linea con il meteo e il tuo umore di quel momento.
La gara è una festa. Dico sempre che gli allenamenti sono la parte più difficile da sostenere, come gli esami universitari. La Maratona è solo la festa finale in cui prendere i regali e festeggiare. Per festeggiare bisogna essere al meglio, quindi in ogni dettaglio.
L’alimentazione invece è un tema complesso. Io voglio dare benzina di qualità al mio corpo, per cui cerco di nutrirlo bene. La mia regola è 80% sano, 20% goloso.
Se per molti la gara è un esame, per te è la festa di Laurea.
Parlaci della gara che più ti è rimasta nel cuore!
Onestamente non saprei. Sicuramente la Maratona per me ha un significato diverso da tutte le altre gare. Ne ho corse tredici e già inizio a preparare la quattordicesima. Ogni Maratona è stata stupenda.
E di quella che invece proprio non vorresti ripetere.
Nessuna. Le rifarei tutte. Ciò che più mi infastidisce resta il traffico e l’inciviltà di chi fa da contorno alle gare. A Milano un maleducato mi ha gridato “vai cosciona”, altre volte gli automobilisti ti urlano addosso. Per questo corro spesso all’estero. All’estero queste cose succedono meno.
Torniamo per un attimo in città: quali sono i luoghi in cui ami correre a Torino e dintorni?
Io amo correre al Valentino. Per me è perfetto. Il Valentino mi fa sentire a casa, soprattutto il tratto tra corso Vittorio e Italia 61. Faccio anche il lunghissimo di 36 km lì, avanti e indietro come un criceto. Per me è una zona di comfort.
I tuoi progetti sono sempre nuovi e ambiziosi. Sappiamo che ami viaggiare e unire alla componente del viaggio e della scoperta la tua passione. Nel 2019 sei stata in Patagonia, a Ushuaia, per correre. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Amicizia. In realtà abbiamo corso poco a causa del meteo pessimo, ma essere in due, io e la mia amica Francesca, è stato fantastico. Siamo legate da una comune passione per il dettaglio, ci conosciamo, apprezziamo i rispettivi quieti silenzi.
Sappiamo che sei stata premiata dalla Fondazione Candiolo alla TFastPink 8km di Torino, per il tuo impegno in città a favore delle donne. Cosa vuol dire per te, tra tante medaglie, questo speciale riconoscimento?
Non me lo aspettavo. Mi ha anche un po’ imbarazzata, in fondo cosa mai ho fatto? Io voglio essere uno specchio per le donne, voglio che finalmente si vedano. Non faccio nulla di mio.
Facciamo un gioco. Un’amica runner viene a trovarti da fuori e non è mai stata a Torino. Immagina una giornata libera ideale tra amiche che non si vedono da un po’, alla scoperta di questa meravigliosa città!
La porterei a correre in collina. La porterei per il sentiero 16 fino a san Vito e le farei vedere Torino da lì. Se proprio vogliamo un locale, la porterei al caffè di Palazzo Reale e poi all’enoteca Brosio al Quadrilatero. O a cena al ristorante Da Mauro.
Se oggi dovessi riassumere in poche parole “ perchè fai quello che fai” e che messaggio vorresti trasmettere alle lettrici e alle amiche di Dire Fare Mole?
Io faccio quello che faccio perché io sono così. Un giorno ho avuto l’immensa fortuna di riuscire a guardarmi dentro. Dovremmo farlo tutte e trovare noi stesse. Non l’immagine che ci siamo fatte di noi stesse, ma proprio quello che siamo. Io sono una donna semplice. Oggi faccio la commessa in un negozio di sport, scrivo e corro e accompagno le donne a correre. Non ho bisogno di diventare un’altra. Cerco di essere solo la migliore versione possibile di Carlotta.
Grazie e in bocca al lupo per i tuoi viaggi di vita e di corsa!
Flavia Chiarelli| Dire Fare Sport Contributor
Blog: www.runningcharlotte.org
Facebook: Running Charlotte
Instagram: Runningcharlotte
[photo credits: lo scatto del salto è di Massimo Pinca, le altre due foto di John Watkinson]