Ogni mattina mi sveglio accanto a Monet. No cari lettori, non pensate male: non c’è nessun gossip pruriginoso o stramberia dietro la mia affermazione. Sopra il nostro letto io e il #DireFareMarito abbiamo una riproduzione made in negozio di quadri di Orbassano (per il Louvre ci dobbiamo ancora attrezzare!) di una delle opere di Monet che più amo, Le Pont Japonais, da me fortemente voluta vista la mia infatuazione per l’Impressionismo nata anni fa sui banchi del Liceo. Ai tempi – e ancora adesso – non sapevo affatto disegnare ed ero la disperazione della mia professoressa, ma amici sabaudi, oh quanto adoravo storia dell’arte! Le vicende dei pittori avvincenti quanto quelle delle rock star, i segreti delle loro tecniche…quando arriva quel momento, diventavo la protagonista delle interrogazioni.
Data la mia passione per l’arte, potete facilmente immaginare la mia altrettanto forte passione per le mostre ed i musei, cosa che ho spesso sottolineato qui sul blog. Qualche giorno fa ho ricevuto e accettato con enorme piacere l’invito a visitare “Claude Monet – The Immersive Experience”, prodotta da Next Exhibition, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Una mostra di quadri, a cinque minuti da casa mia, di uno dei miei pittori del cuore? Eccomi, quando si comincia?
Così, in una mattinata di sole abbacinante che tanto sarebbe piaciuta ai miei beneamati artisti impressionisti, mi sono recata al cospetto del Cervo Reale di Stupinigi e ho varcato la soglia dell’esposizione. Ciò che ho trovato non era però un’esposizione. Era qualcosa di unico, nuovo, stupefacente. Qualcosa che vi racconto qui. Ma prima, let me introduce you monsieur Claude, da Giverny con colore.
Il mio nome è Monet, Claude-Oscar Monet
Per Claude-Oscar Monet il colore e la luce erano tutto. Soprattutto, i colori e le luci che accarezzavano i tanti posti da lui visitati e riprodotti nei suoi dipinti, dalla Liguria alla Norvegia, da Londra a Venezia. Senza dimenticare i tre luoghi chiave della sua vita: Parigi, la Ville Lumière, dove nacque il 14 novembre 1840 da una famiglia di commercianti e dove arrivò al successo in età adulta con le mostre impressioniste e i sodalizi con gli altri pittori. Le Havre, città portuale della Normandia in cui la sua famiglia si trasferì quando era bambino, dove imparò ad amare il lato selvaggio della natura e dove incontrò il suo primo maestro, il pittore Eugène Boudin. Ed infine il più importante di tutti, Giverny, villaggio di campagna che divenne sua dimora dal 1890 fino alla sua morte, avvenuta il 5 dicembre 1926 proprio qui, in questo angolo idilliaco creato a sua immagine e somiglianza. A Giverny infatti Monet allestì il suo studio e non solo; nello sconfinato giardino della tenuta, progettò un giardino a cui diede il nome di Clos Normand, un tripudio di sfumature, essenze, giochi d’acqua e di luce. Qui si trovano alcuni dei soggetti ritratti nelle sue tele principali, dallo stagno con le ninfee al ponte giapponese di cui vi parlavo prima, un angolo di paradiso terrestre fatto apposta per essere immortalato nei più grandi capolavori dell’Impressionismo.
Monet era un visionario. La sua tecnica innovativa, il suo voler dipingere secondo impressione e non secondo realismo, l’impiego di pennellate fugaci e colori vivaci, la predilezione per l’en plein air, lo studio della luce sui soggetti a seconda dei diversi momenti della giornata o delle stagioni, hanno fatto sì che il suo talento diventasse immortale e che uno dei suoi quadri desse il nome al movimento stesso. Impressionismo deriva da Impression. Soleil Levant. «Il paesaggio non è altro che un’impressione, ed istantanea, e per questo ci si diede quell’etichetta a causa mia. Avevo mandato una mia cosa fatta a Le Havre, dalla mia finestra, col sole in mezzo alla nebbia e qualche albero di nave che si innalzava sullo sfondo… Mi avevano chiesto un titolo per il catalogo e non poteva certo essere preso per una veduta di Le Havre, quindi ho detto: ‘Metta Impressione» così Monet racconta la scelta del titolo di questo olio su tela così inconsapevolmente iconico che dipinse nel 1872 e che espose due anni più tardi a Parigi, nello studio del fotografo Nadar, accanto alle opere di Degas, Renoir, Pissarro, Cézanne. Una mostra all’epoca stroncata fortemente dai critici d’arte ma che passò alla storia come la prima mostra impressionista. E come la nascita stessa della corrente artistica, battezzata come un incompreso quadro di Monet.
Immergersi nell’arte, vedere come l’artista
Dal verde lussureggiante della campagna francese, torniamo sulle ali del colore verso Stupinigi. La mostra è ospitata in una porzione dell’ala destra (arrivando da corso Unione Sovietica) del castello ed è composta da tre aree. La prima è una riproduzione dello studio di Giverny, dove Monet ha eseguito gran parte dei suoi quadri. Alcuni di essi sono stati ridisegnati in questa sala e posizionati come nello studio. La replica è alquanto fedele, se vi è venuta però voglia di visitare l’originale potete organizzare per le vacanze una puntatina in Normandia. Chi come me è assiduo frequentatore del Ponente ligure riconoscerà di certo la tela dedicata al castello Doria di Dolceacqua, uno dei borghi più suggestivi della Liguria di cui anche Monet era perdutamente innamorato.
Addentriamoci ora nel cuore della immersive experience, dove capirete davvero perché la mostra ha questo appellativo. Una stanza lunga e con soffitti altissimi vi accoglierà nella penombra, illuminata solo dai dipinti di Monet proiettati sulle pareti antiche della Palazzina tramite un innovativo sistema di 3d mapping. Sedetevi comodi su una delle panchine o meglio ancora, su uno dei tappeti disseminati qua e là, e immergetevi nelle immagini, nelle sfumature, nelle animazioni che narrano la storia del pittore e delle sue opere, scandite da musiche potenti o morbide a seconda del racconto. Assorti nell’abbraccio di immagini e suoni, vi sembrerà di entrare nei quadri del padre degli impressionisti, di accompagnarlo nelle sue sessioni di pittura en plein air, di vivere i suoi innumerevoli viaggi al suo fianco, e sentirete tutta la potenza di un’anima creativa. Sì, questa non è una semplice visita ad una galleria d’arte. Questa è un’esperienza artistica dove tutti i vostri sensi verranno rapiti e coinvolti.
La visita ha come sua naturale conclusione la passeggiata sul ponte di Giverny, riprodotto in un altro ambiente della mostra, accanto ad un’area disegno e ad un’area di realtà virtuale dove poter vivere un’ulteriore momento di viaggio all’interno delle opere di Monet.
Come quando perchè
La mostra durerà fino all’8 settembre 2019, con orari di accesso lunedì-venerdì 10/18 e sabato, domenica e festivi 10/20, con ingressi consentiti sino ad un’ora prima della chiusura. La biglietteria si trova prima della cancellata della Palazzina di Caccia, sulla destra arrivando da corso Unione Sovietica; se si vuole saltare la coda, i biglietti si trovano anche online sul sito Ticket One con maggiorazione di costo della prevendita.
Le tariffe di ingresso sono:
Intero:14 euro
Ridotto generico (valido per over 65, under 12, cral convenzionati, media partners, disabili): 12 euro
Ridotto gruppi(per un minimo di 25 persone): 10 euro
Ridotto scuole (per un minimo di 15 alunni): 8 euro
Family pack da 3:(due adulti e un bambino o un adulto e due bambini): 36 euro
Family pack da 4:(due adulti e due bambini o un adulto e tre bambini): 44 euro
Open (per visitare la mostra in giorno ed orario a piacere): 16 euro
I bambini al di sotto di 3 anni non pagano.
Oltre alla visita libera, c’è la possibilità di effettuare visite guidate speciali e workshop in determinate date, grazie alla collaborazione con Cultural Way. Qui trovate il calendario delle attività extra.
Sito: https://monet-experience.it/
[photo credits: Dire Fare Mole]