Succede #AllaRanverso: Cascina Ranverso, dove la natura si fa cultura

Natura è tutto ciò che noi vediamo: il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi, il calabrone. O meglio, la natura è il paradiso. Natura è tutto ciò che noi udiamo: il passero, il mare, il tuono, il grillo. O meglio, la natura è armonia. Natura è tutto quello che sappiamo senza avere la capacità di dirlo, tanto impotente è la nostra sapienza a confronto della sua semplicità.
(Emily Dickinson)

Perché abito da sempre in provincia, nonostante il mio amore smisurato per Torino?
Perché ho urgenza di silenzio e di semplicità. Ho bisogno di svegliarmi la mattina e salutare le Alpi, così vicine che quasi posso sfiorarle con una carezza, ho bisogno di lentezza e di pantone verde smeraldo intorno.

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Come me, anche Claudia e i suoi genitori hanno sentito la stessa necessità, un richiamo irresistibile che li ha portati a far rinascere un cascinale semi abbandonato del 1700, immerso nella collina morenica di Buttigliera Alta fra Rivoli ed Avigliana, attraverso interventi di ristrutturazione conservativa applicando le regole della bioedilizia.

Dal 2017 quell’antico tenimento della vicina Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso diventa Cascina Ranverso, una casa accogliente abbracciata da colline e montagne dove si alleva e si coltiva rispettando i principi della biodinamica. Un luogo dove confronto e conforto sono le parole chiave, dove natura fa (realmente) rima con cultura e dove poter scoprire, ancora una volta di più, quanto i dintorni di Torino abbiano da regalare al nostro cuore.

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Scrivilo sui muri

A Cascina Ranverso la storia è scritta sui muri. Mattoni e pietre qui diventano parole e sussurrano il loro passato a chi sa ascoltarli. Cosa raccontano? Innanzitutto di una comunità molto compatta, quella di Buttigliera Alta, che sta per spegnere le 400 candeline. Buttigliera divenne infatti comune autonomo il 25 aprile dell’anno 1619 quando Giovanni Carron ricevette il titolo di Conte e i feudi di Buttigliera, Uriola e Case Nicola da Carlo Emanuele I di Savoia, che li tolse alla poco distante Avigliana. Gli abitanti di questo piccolo borgo della bassa Valsusa sono fieri della loro altrettanto piccola, ma importante, vicenda di indipendenza, e con orgoglio mostrano in tesori più preziosi del loro territorio vegliato dal monte Musinè e dal Pirchiriano sormontato dalla millenaria Sacra di San Michele.

Soprattutto, sono orgogliosi dell’ambiente in cui il paese è incastonato e intendono preservarlo con ogni mezzo. E Cascina Ranverso è una perfetta portavoce dello spirito del luogo. Anche la sua è una storia sussurrata che merita attenzione. Ha principio nel 1782, così dicono i documenti ritrovati, e ha principio con un altro nome, Cascina Nuova. L’edificio e i 45 ettari di terreno – laghetto e vigneto inclusi – erano al servizio della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, luogo di accoglienza per i pellegrini che percorrevano la via Francigena fondato nel XII secolo da Umberto III di Savoia e dato in gestione ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne. La Precettoria dista circa 5 minuti di auto dalla Cascina, fa parte delle proprietà dell’Ordine Mauriziano ed è attualmente visitabile (inestimabile testimonianza di arte gotica, contiene affreschi preziosi del maestro di pittura tardo-gotica Giacomo Jaquerio e vale una visita). Il tempo ha cambiato poche cose. Il restauro voluto dalla famiglia di Claudia è stato eseguito secondo linee guida ben precise: conservazione e non alterazione. L’essenza della Cascina è rimasta intatta, con qualche sfumatura in più.

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Cosa si fa #AllaRanverso

Lo staff di Cascina Ranverso ha creato l’hashtag #AllaRanverso come ideale filo conduttore narrativo di tutto ciò che si può dire, fare, amare in questo angolo di bellezza. E dunque, cosa si fa #AllaRanverso?

Si produce. Lo si fa rispettando i principi dell’agricoltura biodinamica, su tutti il ripristino del ciclo chiuso, un armonico orchestrare di elementi naturali diretti dall’uomo che diventa parte integrante del ciclo produttivo. Uomo e ambiente si devono dare la mano, non vivere lontani e staccati l’uno dall’altro. #AllaRanverso lo hanno compreso e ne hanno fatto una filosofia di vita. Emblematica è la meravigliosa stalla biodinamica, dove vengono allevate mucche da latte alimentate dal fieno prodotto nei prati intorno alla tenuta. Frutta e ortaggi, erbe spontanee aromatiche ma anche prodotti che richiedono maggiore intervento umano, come i formaggi prodotti dalla casara Fiorella. O la vendemmia del Baratuciat, vitigno autoctono della Valsusa, frutto del reimpianto di un vigneto di un ettaro posto di fronte all’entrata della Cascina.

Si impara. La didattica è una parte integrante qui #AllaRanverso. Dal caseificio alla produzione di vino, dal frutteto al forno per il pane, tutti, dai bambini agli adulti, possono usufruire delle attività formative offerte all’interno del cascinale, imparando tramite gesti antichi che sporcarsi le mani a volte può essere molto utile, e molto istruttivo.

Si degusta. Una cena romantica, un meeting di lavoro, un matrimonio. Il ristorante della Ranverso è ricavato dagli ariosi ambienti delle antiche stalle e offre l’accoglienza tipica della miglior cucina piemontese, con un tocco di creatività. I mattoni a vista e i giochi di luce sono il contorno ideale per un’esperienza di gusto semplice ed autentica.

Si soggiorna. Otto suite che combinano atmosfera retrò a contemporaneità sono in fase di ultimazione, quasi pronte ad accogliere chiunque voglia concedersi un’immersione nella quiete magica del luogo (ho dato un’occhiata in anteprima, mi sono già innamorata dei letti a baldacchino e della vasca idromassaggio in camera!).

Ultimo, ma non per importanza, si ammira. C’è davvero tanto da ammirare, #AllaRanverso. Ognuno coglie particolari diversi a seconda dei propri occhi e delle proprie inclinazioni, però vi dico cosa ha colpito me: il tramonto dalle grandi vetrate della sala al secondo piano con il sole calante che dipingeva il cielo di arancione e rosa. A coronare l’immagine, le montagne poste a guisa di sipario dietro la Sacra di San Michele. Intorno, solo silenzio. Sono spettacoli che non si dimenticano, e non hanno biglietto d’ingresso. 

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A Tavola con l’Autore

#AllaRanverso accade un’altra magia. Può capitare, alcune sere, di cenare gomito a gomito con uno scrittore, dialogando insieme a lui (o a lei) di tematiche come l’ambiente e la sostenibilità mentre si sorseggia un buon calice di vino e si affonda la forchetta in un tortino di nocciole e zabaione. “A Tavola con l’Autore” è il ciclo di incontri inaugurato il 17 aprile scorso da Luca Mercalli, meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo, che ha presentato il suo ultimo libro “Non c’è più tempo” (Giulio Einaudi Editore) e ha parlato con il pubblico di argomenti di forte attualità, dall’impatto energetico ai cambiamenti climatici, proseguendo il dialogo a tavola davanti ad un delizioso menù del territorio preparato dallo chef della Cascina, Giuseppe Fonsdituri. Ho preso parte alla serata e consiglio assolutamente questo format, una via di mezzo fra un salotto letterario dove non c’è barriera fra scrittore e lettori e un convivio gourmet.

I prossimi appuntamenti? Eccoli: l’8 maggio la protagonista dell’incontro sarà Beatrice Mautino, con il suo libro “Il trucco c’è e di vede” (Chiarelettere). Beatrice Mautino è una giovane ma già affermata scienziata, ricercatrice di Neuroscienze all’Università di Torino, curatrice del blog Le Scienze e collaboratrice del Venerdì di Repubblica. Nel suo libro, la Mautino approfondisce il tema – sentitissimo da noi madamine – dei cosmetici, suggerendo dei trucchi per imparare a riconoscere prodotti efficaci e non dannosi per la nostra salute, andando oltre le sirene ingannevoli di alcune pubblicità fuorvianti e del marketing aggressivo. A questo link trovate il programma della serata, il menù della cena e le modalità di prenotazione.

Sarà poi la volta di Renato Bruni il 29 maggio con “Mirabilia| la Botanica nascosta nell’Arte” (Codice Edizioni), racconto di un’immaginaria visita in un museo in cui i dipinti di artisti famosi (Hopper, Degas, Warhol per citarne alcuni) rivelano i segreti del mondo delle piante, e di un nome molto conosciuto da chi bazzica il mondo di Instagram, ovvero la superlativa Petunia Ollister, foto-narratrice di colazioni abbinate a libri e autrice del volume “Colazioni d’autore #bookbreakfast” (Slow Food) che chiuderà il ciclo di appuntamenti il 19 giugno, alle soglie dell’estate. Gli aggiornamenti sui due appuntamenti conclusivi li troverete qui nelle settimane a venire.

Succede #AllaRanverso. Andate a vedere anche voi.

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Cascina Ranverso

Strada degli Abay 36| Buttigliera Alta (TO)

Sito: www.cascinaranverso.it

Facebook: Cascina Ranverso

Instagram: Cascina Ranverso

[photo credits: Dire Fare Mole]

2 commenti

  1. Buongiorno Signori autori del dettagliato testo sulla stupenda cornice della Cascina Relais Enogastronomico e Agriturismo gestito da Claudia e tutta la sa famiglia, anche noi volontari all’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso siamo entusiasti su come sia stato rivalutato questo luogo di pertinenza dell’Ordine del Mauriziano, e come voi siamo innamorati di questo luogo strepitoso, vi rivolgiamo una domanda chiedendovi cortesemente la fonte dove riporta scritto che l’ex Cascina Nuova era del 1700 questa si rivela una nuova notizia, a noi risulta che fu costruita Ex Novo fine 700 sul terreno allora di Rosta gestita dai contadini della famiglia Robasto fino a pochi anni fa.. Qui di seguito riportiamo il vostro scritto:
    un richiamo irresistibile che li ha portati a far rinascere un cascinale semi abbandonato del 1700, immerso nella collina morenica di Buttigliera Alta fra Rivoli ed Avigliana, attraverso interventi di ristrutturazione conservativa applicando le regole della bioedilizia.
    in attesa di una vostra gentile risposta vi porgiamo i migliori saluti Ersilio Teifreto

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    • Buongiorno signor Teifreto, grazie per il messaggio e l’apprezzamento dimostrato verso questo mio vecchio articolo.
      Ho preso le informazioni dal sito web di Cascina Ranverso, realtà che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare più volte.
      Il sito di Cascina Ranverso riporta questa frase, nella sezione Chi Siamo: “Risale al 1782 la costruzione di una delle più antiche cascine agricole piemontesi: la Cascina Nuova, oggi Cascina Ranverso.”.
      Probabilmente c’è stata una incomprensione nella mia frase: quando ho scritto 1700 non intendevo l’anno 1700 bensì il secolo. Forse avrei dovuto scrivere ‘700, o XVIII secolo per una maggiore accuratezza.
      Grazie ancora e un cordiale saluto.
      Se ha ulteriori osservazioni da fare, può scrivermi via mail all’indirizzo direfaremole@gmail.com, perchè questo blog non è più aggiornato da settembre 2021 e rischio di perdermi comunicazioni e messaggi.

      Federica De Benedictis

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