Venaria, bellezza Reale alla seconda: itinerari sabaudi fra la Reggia e Borgo Castello

«Chi a vëdd Turin e nen la Venerìa, a vëdd la mare ma nen la fija.»
[Chi vede Torino e non Venaria, vede la madre ma non la figlia]

Questo detto piemontese è un buon incipit ed allo stesso tempo un perfetto sunto di ciò che è Venaria Reale. Una costola sabauda della grande capitale subalpina, da cui dista una decina di chilometri, dotata di regalità alla seconda. Due Residenze Sabaude nel suo territorio la rendono una cittadina da primato, senza contare il privilegio di portare nel nome l’appellativo Reale (unico comune in Piemonte insieme alla montana Ceresole) e i massimi simboli araldici dei Savoia nello stemma civico, il Collare della Santissima Annunziata e la Corona. Sì, la sabaudità qui è ovunque. E vale la pena respirarla insieme.

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[credits: Dire Fare Mole]

La Reggia Di Venaria

Se non si può vedere Torino senza aver visto Venaria, non si può vedere Venaria senza aver visto la Reggia, incomparabile risorsa turistica e culturale che ha vissuto nel corso dei secoli nascite e rinascite, cadute e glorie. Costruita nel XVII secolo, venne commissionata dal duca Carlo Emanuele II di Savoia ad Amedeo di Castellamonte con l’intento di farne una residenza di caccia a poca distanza da Torino. Non una residenza di caccia qualunque bensì un edificio talmente solenne da poter competere con la francese Versailles, regina di tutte le dimore reali europee.

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[credits: Liza Zanchetta]
Molti furono gli architetti famosi che misero la firma sul capolavoro barocco. Oltre al menzionato Castellamonte che la progettò, si ricordano il celebre Filippo Juvarra, autore della maestosa Galleria Grande o di Diana, della Cappella di Sant’Uberto e del complesso costituito dalla Scuderia Grande e dalla Citroniera, infine Benedetto Alfieri, di cui si può osservare il Rondò con le statue delle Stagioni. Grazie all’incessante lavoro delle istituzioni territoriali, la Venaria Reale ha recuperato appieno l’antico splendore dopo anni di incuria riaprendo nel 2007, e brilla ora di luce propria. La Residenza Sabauda spicca di certo sia per la sua grandiosa bellezza che per l’appeal delle mostre al suo interno, alcune fisse come l’esposizione delle carrozze di gala di casa Savoia e dell’imbarcazione reale detta Bucintoro, altre temporanee. Quali sono in corso al momento? Potete scoprirlo cliccando su questo link al sito ufficiale. Di sicuro ce ne sarà qualcuna che vi piacerà!

Ci sono varie formule di ingresso alla Reggia, a seconda di cosa si desidera vedere; il biglietto più completo costa 25 euro ed è il Tutto in una Reggia (Reggia+Giardini+Mostre in corso). Io vi suggerisco di optare per quello cumulativo di 20 euro che comprende la visita di Reggia, Giardini e Borgo Castello alla Mandria. Volete mica perdervi la visione di due Residenze Reali Unesco in un sol giorno?

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[credits: Dire Fare Mole]

Giardini Reali

Una Residenza magnifica, dentro e fuori: i Giardini Reali sono fra i più vasti d’Italia, 60 ettari di quiete, bellezza, storia ai piedi delle montagne. L’ingresso è compreso nel biglietto della Reggia o acquistabile a parte al costo di 5 euro. Disseminati in mezzo al verde possiamo osservare i resti della Fontana d’Ercole e del Tempio di Diana, circondati da roseti, giochi d’acqua e dalla Peschiera; qui è molto probabile imbattersi in elegantissimi cigni e in un elemento non affatto piemontese, ma assai suggestivo. Trattasi di una…gondola! Cosa ci fa la tipica imbarcazione veneziana in quel di Venaria? La tradizione viene da lontano, dai fasti settecenteschi della corte sabauda che soleva offrire ai suoi ospiti un giro in gondola sulle acque del laghetto artificiale o sul Po, quando risiedeva al Castello del Valentino. Il servizio sarà di nuovo attivo nella bella stagione, a partire dal 6 aprile al 3 novembre 2019 ogni sabato, domenica e festivi al costo di 2 euro. Consigliato anche il giro sul trenino battezzato Freccia di Diana, che segue lo stesso periodo di attività della gondola, con tariffa di 4 euro e gratis per i bimbi fino a 3 anni di età.

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[credits: Dire Fare Mole]

La Mandria e Borgo Castello

Lasciamo adesso il lusso e la regalità barocca per inoltrarci in un “into the wild” del tutto sabaudo. E ve lo devo confessare, cari lettori, questa è la parte di Venaria che preferisco e che conosco meglio, meta di tante gite e di tanti momenti felici della mia vita. Un lungo viale – potete percorrerlo a piedi o in navetta – unisce la Reggia con il Parco La Mandria e Borgo Castello, dimora prediletta del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II che vi abitò insieme alla moglie morganatica Rosa Vercellana, la Bela Rosin. Come i suoi antenati, anche Vittorio Emanuele era un estimatore della caccia, passatempo praticato negli sconfinati prati della Mandria in compagnia di amici, ospiti e dei suoi inseparabili cani.

Borgo Castello nacque proprio come nido d’amore del monarca sabaudo e della sua Rosa, per cui perse la testa nel 1847 a 27 anni, quando era già sposato con Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena (e già padre di quattro figli), e che amò più o meno fedelmente fino alla fine della sua vita. L’arguta popolana, figlia di un tamburo maggiore dell’esercito, diventò la seconda moglie del re seppur morganaticamente, ovvero senza diritti sulla corona, ed ebbe da lui due figli, Vittoria ed Emanuele Alberto, ai quali fu dato il cognome fittizio di Guerrieri. Una curiosità su Emanuele Alberto Guerrieri, conte di Mirafiori: grande intenditore di vino, fu il fondatore della Tenuta vitivinicola Fontanafredda a Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe, nonchè pioniere delle moderne tecniche di vinificazione e della diffusione del Barolo. Assolutamente consigliata una visita ed un percorso di degustazione nella cantina storica, considerata fra le 100 più belle al mondo, oltre ad una passeggiata nel Bosco dei Pensieri e nel villaggio.

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[credits: Dire Fare Mole]
Torniamo a Venaria, torniamo alla Mandria. La famiglia non ufficiale del sovrano viveva in questi edifici in mezzo alla natura, un contesto bucolico così lontano dall’opulenza di Palazzo Reale. A Borgo Castello il re si spogliava del peso del suo rango e viveva come un uomo normale, amante della caccia, dei cavalli, dei manicaretti cucinati dalla sua amata, che non diventò mai regina d’Italia ma regina della casa sì.

Una vita semplice come semplici sono gli appartamenti ottocenteschi, certo semplici rispetto alle altre Residenze ma indubbiamente incantevoli. Girovagando per i diversi ambienti, nei salottini e nelle camere da letto, sembra quasi di entrare in una casa di bambola, dove ancora si percepisce l’amore che vi aleggiava. Dopo la morte del sovrano, Borgo Castello passò nelle mani del figlio primogenito e legittimo erede Umberto, che decise di disfarsene vendendo tenuta e terreni alla famiglia Medici del Vascello, che impiegò le strutture per una fruttuosa attività di allevamento. Nel 1976 la Regione Piemonte acquistò il castello e oltre 1300 ettari di parco (per un totale 3.124 ettari) istituendovi il Parco Regionale La Mandria, meta di allegre scampagnate estive e romantiche passeggiate autunnali sul tappeto di foglie cadute. Perché qui l’amore si sente davvero ovunque.

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[credits: Dire Fare Mole]
E se non volete azzardare un pic-nic sui prati, niente paura: all’interno di una delle cascine del parco è stato aperto da un anno un ottimo ristorante della tradizione, la Locanda della Mandria. Menù piemontese, vetrate, mattoni a vista, dehor dove scaldarsi con i primi tepori, tavolini dove poter anche solo sostare per un caffè. La ciliegina sulla torta per un’esperienza sabauda indimenticabile.

Sito: www.lavenaria.it

Facebook: La Venaria Reale

Parte dell’articolo è tratto da un capitolo del mio libro “Sua Bellezza Reale| Piccola guida alle Residenze Sabaude di Torino e dintorni”, uscito da poche settimane. Potete acquistarlo tramite questo link sul portale dell’editore di self publishing Youcanprint.

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