Le Invasioni Digitali sono diventate per me una piacevole consuetudine, nonché un’ occasione per esplorare angoli meno conosciuti del mio Piemonte. La manifestazione che valorizza la cultura attraverso la condivisione social ha infatti lo scopo di far conoscere al pubblico posti non toccati dai grandi flussi turistici, ma meritevoli di altrettanta ammirazione. Dopo la visita a Camillo (Cavour) nel suo castello di Santena durante l’edizione 2016, il 30 aprile scorso ho deciso di varcare il confine torinese, destinazione Saluzzo.
Siamo in provincia di Cuneo, dove la pianura è vegliata da imponenti montagne e soprattutto da lui, il Monviso, il Re di Pietra dalla forma piramidale che ospita nella sua sommità la sorgente del Po. “V’è un sol Monviso sulla terra, un solo gruppo di monti come quello, un solo Pian che s’agguagli di Saluzzo al piano” scriveva Silvio Pellico, celebre italiano e celebre saluzzese, ricordato dalla sua città con monumento in marmo di Carrara e con la sua casa natale divenuta museo. Come dare torto all’ autore de “Le mie prigioni”: il panorama che offre questo borgo è talmente bello da togliere il fiato. Arrivando da Torino percorrendo le strade provinciali – Saluzzo non è servita da un’ autostrada – il colpo d’occhio rivela un agglomerato di edifici storici che spazia dal piano alla collina, incorniciato da vette argentate e dal verde dei vigneti e dei frutteti. Non è un caso che Saluzzo sia definita la Siena del Nord, vista la sua affascinante architettura medievale, le sue viuzze pittoresche, il suo glorioso passato di marchesato indipendente, così forte da aver fatto passare dei brutti quarti d’ora ai “vicini di casa” Savoia.
Vale davvero la pena di conoscerla a fondo, e di tornarci, e tornarci, e tornarci.
Il pittore che amava la montagna
Prima tappa: antico palazzo comunale, Pinacoteca Matteo Olivero. Una volta entrata ho capito perché l’ hashtag dell’ Invasione Digitale saluzzese è #luciecolore. Quelle luci e quel colore sono dati dai dipinti di Matteo Olivero, pittore locale appartenente alla corrente del Divisionismo a cui la pinacoteca è intitolata. Non conoscevo Olivero e le sue opere, quindi sono stata doppiamente colpita dalla visita guidata e dalla storia del pittore, una sorta di artista maudit dotato di grandi tormenti e di immensi talenti.
Matteo Olivero aveva le Alpi nel sangue: nato nel 1879 ad Acceglio, in Valle Maira, si trasferisce a Torino per studiare all’ Accademia Albertina ma poi si stabilisce definitivamente a Saluzzo, ai piedi delle sue montagne natie, dove apre una bottega-studio e dove muore suicida nel 1932 mentre si stava occupando di una tela rappresentante il Monviso. La tela è esposta in pinacoteca ed è davvero suggestiva, al pari delle altre che raffigurano scorci delle vallate cuneesi, vita contadina, e il pittore stesso, con autoritratti a volte inquietanti, a volte ironici, come il dissacrante Autoritratto Futurista. Onnipresente l’amore per la propria terra, celebrato soprattutto nell’ enorme opera Mattino: Alta Valle Macra, tanto imponente quanto instagrammabile . Un momento di scoperta e di condivisione in autentico stile #Invasionidigitali!
130 scalini dopo …
Se volete davvero conoscere Saluzzo, preparate il fiato – vi assicuro che vi servirà! – e avventuratevi sulla scala a chiocciola della Torre Civica, edificata nel 1462. Dopo 130 gradini, arriverete a 48 metri di altezza dal suolo (se soffrite di vertigini astenetevi!) e lì dovrete spalancare bene gli occhi, perché lo spettacolo è strepitoso. Davanti, o meglio sotto di voi, ecco tutta la città, i suoi tetti rossi, i suoi campanili, i suoi edifici simbolo come la Castiglia, castello marchionale poi divenuto prigione, il campanile di San Giovanni e il Duomo: ogni elemento ci racconta di un’epoca lontana, l’epoca di Saluzzo capitale del marchesato e del suo splendore di cui ancora si percepisce l’eco.
Governato da quattordici marchesi, il marchesato di Saluzzo venne fondato nel XII secolo da Manfredi Del Vasto e raggiunse la massima fortuna nel XV secolo, sotto i governi di Ludovico I e Ludovico II. Il piccolo stato di confine tra Ducato di Savoia e Regno di Francia ebbe rilevanza strategica e seppe mantenersi indipendente per ben 400 anni, con lunghi periodi di pace e conseguente prosperità economica che favorì la diffusione delle arti e delle lettere. Agli albori del 1500 Saluzzo crebbe ancora di importanza e prestigio con l’istituzione della diocesi da parte di Papa Giulio II e, dal punto di vista economico- commerciale con l’apertura a Crissolo del Buco di Viso, il primo traforo transalpino della storia voluto dal marchese Ludovico II. Dopo un breve periodo di decadenza, Saluzzo venne poi annessa al Ducato Sabaudo nel 1601 e poi alla Francia durante il periodo napoleonico. Tornata sotto l’egida dei Savoia, ne seguì le vicende sino all’ Unità d’ Italia.
Il tempo delle cattedrali
Scesa dalla torre, non potevo non dirigermi verso la vicina chiesa di San Giovanni, un capolavoro di architettura medievale assolutamente imperdibile. Varco il suo portone, percorro lo scenografico scalone d’ingresso e mi ritrovo immersa in un’atmosfera alla Notre Dame de Paris: tutto qui è gotico, ed è bellissimo. Costruito intorno al 1200, San Giovanni fu l’edificio ecclesiastico principale di Saluzzo fino al 1501, quando il titolo di cattedrale passò al sottostante e più recente Duomo di Maria Vergine Assunta. Nonostante ciò, l’impronta di austera solennità permea tuttora le tre navate con volta a crociera che culminano nella cappella funeraria dei marchesi di Saluzzo, raro esempio di gotico fiammeggiante in area piemontese.
Le sorprese non sono finite qui: dalla navata sinistra si ha l’accesso al chiostro, sempre in stile gotico, con un ulivo al centro e il contiguo refettorio dove campeggia l’affresco della Crocifissione. Dal chiostro si entra nel bar del San Giovanni Resort, raffinato b&b con annesso ristorante. I lettori più assidui si ricorderanno di questo posto: era fra le location visitate per il #myturinwedding! Se volete completare l’opera, fate ancora qualche passo e visitate Casa Cavassa, già dimora dei vicari generali dei marchesi e attuale sede del Museo Civico. La facciata reca le tracce degli antichi e colorati affreschi, mentre all’ interno, oltre agli arredi d’epoca, potrete osservare alcuni dipinti di notevole valore, come la Madonna della Misericordia capolavoro dell’artista fiammingo Hans Clemer datato 1499.
Cosa vedere nei dintorni
Una giornata a Saluzzo non vi basta e volete qualche itinerario per trascorrere un week end? Oltre ad un’escursione nelle vicine Valle Po – con sosta al Pian del Re ad ammirare la sorgente del fiume più lungo d’Italia – e Valle Varaita, vi suggerisco due mete comode e affascinanti.
Iniziamo con il castello della Manta (distanza da Saluzzo 4,5 km), bene gestito dal Fai- Fondo Ambiente Italiano dal 1984 e inserito nel circuito Castelli Aperti del basso Piemonte. Situato in zona collinare, risale al XII secolo e assunse il suo aspetto attuale nel 1400 grazie alla famiglia Saluzzo della Manta. Noto è il ciclo pittorico della sala baronale, testimonianza di pittura profana tardogotica raffigurante membri della famiglia marchionale vestiti da eroi mitologici intorno alla leggendaria Fontana della Giovinezza. L’affresco è stato ripreso nel Borgo Medievale del Valentino a Torino. La seconda meta consigliata è l’ Abbazia di Staffarda, nel comune di Revello (distanza da Saluzzo 9 km). Uno dei meglio conservati complessi medievali del Piemonte, Staffarda risale al XII secolo si presenta come un insieme di edifici ecclesiastici ed agricoli, dominati dalla chiesa a tre navate, con elementi architettonici sia romanici che gotici. Dal 1750, con bolla papale di Benedetto XIV, l’ Abbazia e le sue pertinenze fanno parte dei beni dell’Ordine Mauriziano, fondato da Casa Savoia.
[photo credits: Dire Fare Mole]