#StorieDiVette: Paola e Chanousia, il Giardino Botanico del Piccolo San Bernardo

“In che modo riconosci la bellezza?
Ascolto i fiori quando parlano al cielo.”

(Fabrizio Caramagna)

Ci sono luoghi nati per essere porte. Porte su mondi diversi, porte fra epoche lontane, porte verso sentieri dell’anima da percorrere in profondità per riconnetterci con la parte più intima di noi stessi. Molti di questi luoghi-porta, almeno per me, si trovano lassù sulle vette più alte, fra boschi di larici e ruscelli di cristallo. Come il colle del Piccolo San Bernardo, uno dei passi alpini più noti sin dall’antichità dove tracce di epoca Romana convivono con cromlech neolitici, animali placidi al pascolo e gitanti della domenica.

Chissà se anche Pierre Chanoux, abate valdostano nominato nel 1859 rettore dell’ospizio situato sul colle, la pensava come me; chissà cosa provò quando vide per la prima volta il Piccolo San Bernardo sferzato dal vento, tassello di paradiso terrestre posto a 2170 metri sul confine sfumato fra il vallone italiano di La Thuile e la francese Val d’Isère. Sicuramente si innamorò del posto e del suo genus loci e vi piantò salde radici, non solo metaforiche.

All’abate Chanoux e alla sua passione per la natura si deve la fondazione nel 1897 del Giardino Botanico alpino posto accanto all’ospizio, battezzato Chanousia in suo onore; quasi 1000 tipologie di specie vegetali crescono qui all’ombra delle montagne, resistenti e coraggiose. Il Giardino, dopo la morte del suo fondatore nel 1909, è andato incontro a vicende amare, come le guerre mondiali, i cambiamenti dei confini, persino l’abbandono. Dal 1976 ha ripreso a fiorire grazie alla creazione e alla gestione di un’Associazione Internazionale e, attraverso quella porta del tempo che avvicina cuori e dimensioni, da qualche anno è planato come un petalo trasportato dal vento nelle mani di una giovane donna. Una giovane donna piemontese, aggiungerei, con il mio consueto malcelato orgoglio sabaudo!

La nuova rubrica #StorieDiVette dedicata a chi abita, ama e fa crescere la montagna fa il suo esordio oggi con un primo, emozionante racconto di vita (alpina). Vi presento Paola Soffranio, curatrice di Chanousia dal 2016, una “bambina che voleva conoscere tutti i nomi dei fiori” che ha inseguito il proprio sogno fino a 2000 metri in questo angolo di cielo.

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Paola, che cos’è la montagna per te?

La montagna è l’habitat naturale dove mi sento a casa. Respirare l’aria pura e immergermi nei suoni e nei colori della natura mi ha sempre donato serenità e pace. Non potrei fare a meno del silenzio e di un sentiero da percorrere.

La tua storia ci porta in alto, in un luogo che ho visto con i miei occhi e che ha lasciato il segno nei miei ricordi: il colle del Piccolo San Bernardo, al confine fra Valle d’Aosta e Francia. Sei infatti la curatrice del Giardino Botanico Chanousia. Come sei arrivata a scegliere questo lavoro e in cosa consiste esattamente?

Ho sempre avuto una propensione naturale per ciò che è legato alle piante e al mondo agricolo. Quando ero bambina, i miei nonni avevano una piccola azienda zootecnica in Val Chiusella e io non vedevo l’ora di poter passare l’estate con loro a seminare i fagioli, dare il becchime alle galline, lavare i panni nel torrente di fronte a casa; tutto ciò che poteva farmi stare a contatto con la natura è sempre stato il benvenuto nella mia vita. In particolare ho scoperto la passione per la flora alpina durante le passeggiate in montagna con i miei genitori in Valle d’Aosta ed da lì ho poi intrapreso il percorso di studi in scienze forestali e ambientali all’Università di Torino, che mi ha permesso di formarmi sulle tematiche legate all’ambiente.

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Non ho scelto io questo lavoro, è lui che ha scelto me! Nel 2014 partecipai ad un concorso indetto da Chanousia per la ricerca di personale: non avevo mai visitato il giardino eppure sentivo dentro di me che era la via giusta! Il 5 giugno di quell’anno salii tutta sola sulla mia macchinina e, prima di sapere l’esito del concorso, percorsi due ore di strada per andare a vederlo per la prima volta. Chanousia si trova a 2180 metri di altitudine per cui tra ottobre e metà giugno è coperto da decine di metri di neve: mi ritrovai a passare tra muri di ghiaccio ai bordi della strada alti anche 6-7 metri! Devo ammetterlo, è stato molto emozionante, ed è da lì che me ne sono innamorata. Da allora, ogni estate mi trasferisco per due mesi e mezzo al giardino e mi occupo della consulenza scientifica; determino le specie, le catalogo, organizzo i lavori di diserbo delle roccere e di manutenzione ordinaria dei vialetti, organizzo eventi culturali e attività didattiche per i più piccoli, mi occupo di raccogliere i semi delle piante in natura e in giardino, li faccio essiccare e poi compongo una lista che invio a tutti i giardini botanici nel mondo per lo scambio dei semi. Inoltre svolgo altri piccoli e grandi lavori necessari in un giardino alpino a quella quota come spaccare la legna per accendere la stufa, spalare la neve a luglio, controllare che le specie esotiche non invadano le zone esterne al giardino, e mansioni di custodia.

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Quando ci siamo sentite via Instagram mi hai scritto una cosa che mi ha molto colpita: “Potrei raccontarti cose meravigliose della mia esperienza fra i monti, ma anche di rapporti umani consolidati nel tempo riguardo al turismo del Giardino Botanico.” Il lato umano del turismo è un argomento che mi sta molto a cuore. Raccontami e raccontaci di questi legami speciali che si sono creati!

Chanousia è frequentata da molti turisti durante l’estate, ma non si tratta solo di un luogo da visitare. Chanousia è un luogo che accoglie. Questo è un messaggio importante che ho voluto trasmettere in questi anni ai turisti e che loro hanno compreso. Ogni estate tornano, anche da molto lontano, non solo per vedere fiori e paesaggi ma anche perchè sanno di poter ritrovare le persone che si prendono cura di questo angolo di paradiso. Dall’amore per la natura sono nati rapporti di amicizia e di affetto con i visitatori.

Inoltre il personale del giardino convive durante la stagione, proprio lassù sul colle, e si conoscono nuovi amici, tutti con lo stesso amore per la montagna. Chanousia offre un’intensa esperienza di vita, è un luogo di vera elevazione spirituale, proprio come voleva il suo fondatore Pierre Chanoux.

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Accanto al tuo lavoro al Giardino, hai dato vita ad un progetto personale sempre legato alla natura. Si chiama Florula e sono molto curiosa di saperne di più!

L’amore per la natura e la gioia che mi dona lo sbocciare di un fiore mi hanno condotta a pensare di voler portare la natura ovunque, anche in città.Credo che il contatto con la natura sia necessario per ritrovare un modo di vivere fatto di cose semplici e genuine, sviluppando sentimenti positivi.

Così è nata Florula, una piccola azienda di sementi di fiori selvatici che propone di coltivare erbe spontanee nelle aree urbane, quindi sul balcone, nell’orto, in giardino per salvaguardare la biodiversità vegetale e animale. Il mio progetto vuole far conoscere i fiori selvatici attraverso una chiave artistica con le pitture botaniche ad acquerello realizzate dall’artista canavesana Paola Persello in arte Paula, proprio perchè l’acquerello è la tecnica di chi dipinge all’aria aperta. Florula promuove la conoscenza delle piante spontanee con strumenti didattici come album da colorare, i kit per la semina e altri giochi di scoperta per i più piccoli. Spero che questo mio progetto avvicini le persone ai temi di salvaguardia ambientale, in modo pratico e divertente.

Giardino Botanico Alpino Chanousia|Colle del Piccolo San Bernardo, aperto per visite dal luglio a metà settembre con tariffa intera da 3 euro a persona: www.chanousia.org

Florula: www.florula.it

[photo credits: Paola Soffranio]

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