#AviglianaSegreta: la Borgata di San Bartolomeo e i colori del Medioevo

20170312_114430

Ad Avigliana batte un cuore medievale. Vi avevo parlato del mio amato borgo lacustre nell’articolo Il Medioevo che si specchia nei laghi, e torno a scriverne sempre volentieri. Stavolta per merito della mia contributor – aviglianese doc – Annalisa Mazzo, che qualche settimana fa mi ha trascinata in un’esplorazione degna di due novelle Indiana Jones sabaude, con aiutante #direfarefidanzato al seguito e i (bravissimi) volontari dell’Associazione Archeologica Aviglianese a guidarci nel cammino.

Ho così scoperto una perla inaspettata, un angolo di storia piemontese quasi celato ai nostri occhi tanto è immerso nella rigogliosa vegetazione che circonda il lago Piccolo, il più incontaminato e selvaggio dei due laghi cittadini.

Il primo indizio si nasconde proprio nel nome originario dello specchio acqueo. Lago di San Bartolomeo: perché questo appellativo? Il mistero è presto svelato. A breve distanza dalla sponda sud del lago ecco la Borgata di San Bartolomeo, un pugno di cascinali e soprattutto una chiesa dedicata al santo, edificio apparentemente dimesso che nasconde preziose testimonianze del passato. Preziose, e colorate.

IMG_1655

C’era una volta un priorato benedettino

Le prime notizie documentali concernenti la chiesa di San Bartolomeo sono della fine del XII secolo, sebbene si supponga che la sua costruzione fosse più risalente. La chiesa e le sue pertinenze facevano parte di un priorato composto da monaci benedettini e dipendente dalla vicina Sacra di San Michele. Nella struttura, ad unica aula con pianta regolare, vi sono ancora tracce del primigenio impianto romanico, come lo stile del campanile e l’ingresso a nord poi tumulato, nonché la generale impressione di sobria austerità di cui l’edificio è permeato. La vita dei monaci era improntata sulla nota regola di San Benedetto Ora et Labora, e accanto ai doverosi e numerosi momenti di preghiera ce n’erano altrettanti dedicati al lavoro, alla coltivazione di fave, alla produzione di vino, alla panificazione. Una vita semplice, non sempre facile.

IMG_1709

Saraceni a San Bartolomeo?

Il Medioevo è ricordato come un periodo storico segnato da innumerevoli battaglie, invasioni e saccheggi. La Valsusa non fu immune a queste travagliate vicende, basti pensare all’effetto devastante che ebbe sull’abbazia di Novalesa l’arrivo dei Saraceni ( X secolo), episodio che costrinse i monaci a fuggire lontano dalla Valle. I temibili Mori giunsero anche nella tranquilla Borgata di San Bartolomeo? Non si sa con certezza. Il ritrovamento avvenuto nel 1966 di alcune inumazioni altomedievali nel terreno prospiciente l’abside, apre però una questione intorno all’ interrogativo. L’analisi dei teschi rinvenuti ha infatti evidenziato l’appartenenza ad un’etnia non caucasica, ricollegabile alla fisionomia degli abitanti dell’Africa. Erano dunque sepolture di invasori Saraceni? In attesa di una risposta certa, l’ipotesi resta di indubbio fascino!

IMG_1697.JPG

Gli affreschi e una misteriosa dama 

I secoli trascorrono, e la rigorosa chiesa romanica si colora di tinte gotiche. Nella seconda metà del XV secolo l’edificio venne intonacato e affrescato secondo lo stile del gotico internazionale, e il variopinto ciclo pittorico – riscoperto solo intorno al 1930 dallo studioso Cavallari Murat – suscita ai nostri occhi moderni meraviglia mista a curiosità. Le scene visibili sulla parete destra della chiesa narrano episodi della vita e del martirio di San Bartolomeo, uno dei dodici Apostoli, condannato all’ esecuzione capitale. Interessanti alcune figure che si ripetono nelle varie sequenze, nello specifico un uomo e una donna vestiti con abiti dalla foggia tardo medievale. Essi sono presumibilmente i committenti degli affreschi, ovvero i conti De Feis di Piossasco, come attesterebbe la presenza del loro stemma dipinto sulla stessa parete. Una particolarità è legata all’abbigliamento della dama, di azzurro vestita e con un pittoresco cappello a forma di cono allungato simile a quello delle fate nelle fiabe: è l’hennin, copricapo diffuso fra il 1400 e il 1500 nei Paesi d’Oltralpe, raro se non sconosciuto in Italia. Con molta probabilità la nobildonna era arrivata dalla Francia per contrarre matrimonio e aveva portato con se’ una ventata di moda “parigina”, già rinomata e chic ai tempi.

20170312_114050

Dalla decadenza alla rinascita

La Borgata di San Bartolomeo vide nelle epoche successive un graduale e inesorabile crepuscolo. Tra il XVI e il XVII secolo l’intero complesso passò nelle mani del Seminario di Giaveno che lo convertì totalmente in sito agricolo. Nel 1800 la chiesa perse la funzione religiosa e venne trasformata in un fienile, con gravi danni per l’architettura dell’edificio fra cui il parziale crollo del campanile. Sopraggiunse la Grande Guerra, e poi ancora una, più aggressiva e più buia se possibile, e il piccolo borgo antico si perse nei meandri della memoria. Fino alla sua rinascita datata 2006, anno in cui lo stabile è stato acquistato dal Comune di Avigliana, con successivi lavori di restauro iniziati nel 2010 e  terminati nel 2015. Attualmente la chiesa di San Bartolomeo – non più adibita a culto – è visitabile grazie all’opera di associazioni del territorio quali la citata Associazione Archeologica Aviglianese, che organizza ciclicamente visite e passeggiate alla scoperta dei luoghi del territorio degni di nota dal punto di vista storico-archeologico. Seguite la pagina Facebook: tanti i percorsi previsti e le iniziative in programma, come i golosi archeoapericena.

Perchè la storia del nostro Piemonte non è noiosa, anzi… è più gustosa che mai!

 

[photo credits: Annalisa Mazzo]

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.