#TorinoLaDolce: Zabaione, tutta colpa di un santo (goloso)

Mettete un pomeriggio d’inverno a Torino.

Uno di quei pomeriggi dall’aria frizzantina che sembra quasi profumare di montagna, dove l’unico pensiero fisso dei girovaghi di città è “in quale bar ci rifugiamo per scaldarci un po’?”. Ecco, è in pomeriggi così che il girovago sabaudo sa che la parola d’ordine è solo una. Anzi, tre. Zabaione-con-biscottini. Non c’è piacere più voluttuoso che stringere fra le mani l’alto bicchiere ripieno di invitante crema gialla, scegliere il biscotto dal piattino – prima un krumiro o una pasta di meliga? un savoiardo o una lingua di gatto? – e affondarlo nella morbida resistenza semi liquida. Anche il freddo di inizio gennaio, davanti ad uno zabaione fumante, non è poi così freddo.

zabaione

Uova, zucchero, vino aromatico o liquoroso. Tre ingredienti di una semplicità disarmante per un dolce di altrettanta disarmante semplicità. Un dolce di cui molte Regioni d’Italia rivendicano i natali ma fieramente piemontese, come stabilisce la denominazione PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali Piemontesi riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) del 2015. Tradizione racconta che questa crema spumosa a base di tuorli d’uovo sia comparsa sulle tavole torinesi nel 1500, corroborante rimedio messo a punto da don Pasquale Baylon.

Frate francescano nato in Spagna, dichiarato santo da papa Alessandro VIII nel 1690, il suo culto si diffuse soprattutto nel napoletano, dove veniva considerato una sorta di santo protettore delle donne in cerca di marito che a lui rivolgevano la preghiera «San Pasquale Baylonne protettore delle donne, fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito, come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!». A Torino forse le donne erano più golose che desiderose di maritarsi, chissà: sta di fatto che qui San Baylon veniva e viene tuttora celebrato come uno dei patroni di cuochi e pasticceri. Se volete andare a rivolgergli un saluto e un’invocazione affinchè le vostre torte vengano alte, ben lievitate e gustose, trovate la sua statua all’interno della chiesa di San Tommaso, in via Pietro Micca, luogo in cui pare sia stato ospitato durante la sua permanenza nella capitale sabauda.

San Baylon, Sanbajon, Zabaione. Dal Piemonte con gusto (paradisiaco). La ricetta originale prevedeva un tuorlo d’uovo, due cucchiaini di zucchero, due mezzi gusci abbondanti di marsala e un mezzo guscio d’acqua. Il marsala può essere sostituito con altri vini aromatici come il Moscato d’Asti, per dare un tocco ancora più locale, Sherry o Porto per tonalità esotiche. Si prepara a caldo, a bagnomaria, montando il composto con una frusta da cucina per conferire la sua caratteristica spumosità. Servito di solito in bicchieri di vetro alti e capienti, talvolta con un ciuffo di panna in sommità e pasticceria secca da tuffare con golosa eleganza, lo zabaione può diventare un delizioso accompagnamento di altri dolci, come la tipica torta alla nocciola delle Langhe, oppure fungere da base per bevande alla stregua del bombardino, toccasana post sciistico noto in tutta l’arcata alpina.

Dove potete sorseggiare uno zabaione a regola d’arte? I caffè storici di Torino sono super indicati e assicurano sempre una qualità eccellente delle materie prime, oltre all’atmosfera sabauda autentica che si respira al loro interno! Di recente ho provato quelli di Fiorio e della Torrefazione Samambaia e ve li consiglio senza ombra di dubbio. In alternativa, se vi sentite ferrati ai fornelli, potete cimentarvi nella preparazione casalinga seguendo qualche ricetta online: per un risultato che più piemontese non si può , vi suggerisco di sbirciare la ricetta della mia amica foodblogger Betulla, che oltre ad essere brava è straordinariamente sapiente. E una preghierina a San Baylon vi darà un aiutino in più!

[photo credits: Dire Fare Mole]

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