Il Piemonte del Riso: la Tenuta Colombara di Livorno Ferraris, dove risuona il canto delle Mondine

C’è il Piemonte del vino e il Piemonte del riso. È quel lembo di Regione proteso verso il confine lombardo, con le morbide colline del Monferrato in lontananza ad incorniciare distese di quadrati verdi.
Il vercellese, insieme al novarese e a parte del biellese, lega il suo paesaggio alla risaia, simbolo e fatica, lavoro e folklore, fonte di reddito come di cultura secolare. E secolare è la Tenuta Colombara di Livorno Ferraris che ho avuto l’immenso piacere di visitare in un soleggiato pomeriggio di quasi estate. Un tour sull’onda della memoria, un viaggio alla sorgente delle nostre radici da programmare almeno una volta nella vita.

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Il mare a quadretti

Arriviamo a Livorno Ferraris uscendo dall’autostrada a Rondissone e immettendoci poi in un breve tratto di statale. Siamo poco oltre il confine fra Torino e Vercelli e la prima impressione è di emozione mista a stupore: distese di campi, alcuni coltivati, altri a risposo, altri ricoperti d’acqua, un paesaggio inusuale per chi come me vive praticamente sotto le montagne. Ora capisco davvero il significato della locuzione mare a quadretti che numerose volte avevo visto associata al territorio risicolo vercellese, e ne comprendo la sua profonda meraviglia.

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Imponente e silenziosa, ecco ergersi dal mare verde la sagoma quadrata della Tenuta Colombara, preceduta da un grande cancello affiancato da due torri. Entrando, si ha impressione di essere arrivati in un angolo di mondo dove il ticchettio delle lancette del tempo si è perduto nel vento. La struttura risale al lontano 1400, nata come ostello per i viandanti e adibita dal 1571 ad ospitare la produzione risicola, che continua tuttora nell’ala del moderno stabilimento dove nasce il pregiato Riso Acquerello. Gli altri ambienti sono occupati dagli uffici dell’azienda in capo alla famiglia Rondolino, proprietaria della Tenuta dal 1935, dall’atelier di un’artista tedesca e soprattutto dal Conservatorio (o Ecomuseo) della Risicoltura.

Il canto delle mondine

Quello del Conservatorio della Risicoltura è un piccolo mondo antico che ricostruisce in modo meticoloso gli ambienti e la vita contadina del secolo scorso. Amo la storia e chi mi legge assiduamente lo sa, ma sono convinta che chiunque, girovagando per queste stanze, provi un brivido indescrivibile. Perché il passato ci parla, ci racconta di chi eravamo, siamo e saremo, in un flusso dove il tempo non ha confini e il valore della memoria è l’unica regola.

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L’Ecomuseo è sorto su iniziativa della famiglia Rondolino – che ha offerto spazi e oggetti – e degli abitanti di Livorno Ferraris che hanno donato spontaneamente cimeli all’esposizione, dando vita ad una testimonianza corale eterna. C’è davvero tutto, perché c’era davvero tutto qui alla Colombara, una sorta di piccola comunità autosufficiente con tanto di scuoletta per i figli dei salariati, chiesa, camposanto e seggio elettorale. Affascinanti i due appartamenti ricostruiti con mobili e suppellettili originali, uno del 1950, l’altro nel 1920, la bottega del fabbro con strumenti ancora funzionanti e poi, poco fuori la Tenuta, il dormitorio delle mondine, straordinario e commovente. La camerata costellata di lettini, le valigie di cartone, i vestiti a fiori, i fotoromanzi, i collant, i cappelli di paglia, ogni pezzo va a comporre un puzzle di emozioni. Ed è inevitabile volgere il pensiero a queste giovani donne che provenivano da diverse Regioni italiane per svolgere una mansione stagionale umile e faticosa, affaticate dalle lunghe giornate estive passate con le gambe immerse nell’acqua ma sempre con il sorriso sulle labbra e una canzone da intonare. Sembra quasi di sentire le loro voci percorrere la risaia e lo stanzone, fra una risata di complicità e un pianto di nostalgia per un amore lontano.

Dove nasce il Riso Acquerello

Dopo l’immersione nel passato, è ora di rivarcare le soglie del presente con un tour nello stabilimento produttivo del Riso Acquerello, punta di diamante della tradizione risicola italiana, apprezzato all’estero e amato dai grandi chef. Il gusto la fa da padrone in questo luogo, tanto quanto la storia: basti pensare alle molteplici troupe di trasmissioni enogastronomiche passate negli ultimi anni (fra cui quella di Linea Verde nel 2017) e al conferimento del titolo di sede distaccata dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nata nel 2004 su iniziativa di Slow Food.

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Cosa rende unico il Riso Acquerello? Innanzitutto la produzione, che avviene in un luogo dove la filiera è completa. Acquerello nasce nelle risaie della Tenuta e viene lavorato al suo interno, pronto ad essere diffuso in ogni parte del mondo. Un riso internazionale ma profondamente radicato nel suo territorio di origine. Un altro elemento di originalità è la reintegrazione della gemma: il metodo – tutelato da brevetto – prevede la separazione della gemma, ovvero la parte vitale del riso, all’origine della lavorazione, e la successiva reintegrazione nel chicco nelle fasi finali. Ciò permette un doppio vantaggio, conservare gli elementi nutritivi del riso integrale e al contempo mantenere il gusto del riso bianco. Ultimo ma non meno importante, perché l’estetica conta, l’inusuale packaging. Acquerello è infatti venduto in tre tagli di lattina, da 1 kg, 500 grammi, 250 grammi, pratici e colorati. A Torino li trovate da Eataly e in altri selezionati punti vendita. Altrimenti, potete usufruire del canale di vendita online, con spedizioni in tutta Italia e all’Estero.

Ancora meglio? Venite a comprare il riso direttamente in Tenuta. Avrà tutto un altro sapore.

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Tenuta Colombara

13046 Livorno Ferraris VC

Sito: www.acquerello.it/tenuta

Facebook: Riso Acquerello

Per visitare il Conservatorio della Risicoltura, contattare l’ufficio comunicazione al numero 0161 477832

[photo credits: Dire Fare Mole]

 

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