Passeggiare in un giardino segreto: il parco del castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo

“Cosa facciamo oggi?”

“Che ne dici di scappare in un giardino segreto?”

Questa è stata più o meno la conversazione fra me e il #direfaremarito la mattina dello scorso 26 dicembre. Già, quando tutti erano a tavola a festeggiare Santo Stefano noi stavamo progettando una fuga dal (post)Natale: è il secondo anno di seguito che lo facciamo, è un modo per regalarci un momento solo per noi in mezzo al caos delle festività, per ricordarci che siamo una coppia e che la coppia va coltivata. Soprattutto dopo il fatidico Sì Lo Voglio.

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Ebbene, questa scappatella dalla routine è avvenuta a pochi chilometri da casa nostra, in perfetto stile Dire Fare Mole. Autostrada per Pinerolo, direzione San Secondo, tranquilla cittadina all’imbocco della Val Chisone: è qui, in una cornice di vento e montagne, che si trova il nostro giardino segreto. Che poi tanto segreto non è, ma quel giorno, con una manciata di persone in giro, il silenzio della natura reso ancora più dolce dalla neve e un cervo che saettava davanti ai nostri occhi … sì, quel giorno sembrava davvero un luogo fatato, apparso dal nulla solo per noi come in un film fantasy per bambini e per adulti sognatori.

Signore e signori, lettrici e lettori, benvenuti nel parco del castello di Miradolo.

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 Ma che bel castello

Il castello di Miradolo si staglia elegante nel verde del parco e nell’argento delle Alpi alle sue spalle. La sagoma di chiaro stampo neogotico è insolita, quasi bizzarra, più consona ad un paesaggio della Baviera o della Scozia. In ogni caso, in questo singolare quadro piemontese si incastra benissimo. Le prime notizie dell’edificio risalgono al 1700, quando Miradolo era citato come un cascinale costruito per volere della famiglia nobiliare dei Macello o Massel. Bisogna attendere il 1866 per assistere alla trasformazione da anatroccolo a cigno e bisogna dire grazie ad un matrimonio. In quell’anno ci furono infatti le nozze fra la marchesa Teresa, erede dei Massel, e Luigi Cacherano dei Conti di Bricherasio; fu allora che la dimora di campagna portata in dote dalla sposa divenne una residenza nobiliare, ampliata e ristrutturata nello stile neogotico che ancora possiamo ammirare ai giorni nostri.

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Dall’unione nacquero Emanuele – annoverato fra i soci fondatori della FIAT – e Sofia, altra figura femminile fondamentale per Miradolo. Fu Sofia a trasformare il castello di famiglia in un luogo di cultura e di aggregazione, aiutata dal suo innato carisma: attorno a lei sorse un cenacolo culturale fatto di letterati, pensatori e pittori come Lorenzo Delleani di cui la contessa fu encomiabile allieva. Sofia morì nel 1950 senza lasciare eredi ed iniziò così un periodo di buio per la struttura che tanto aveva amato. Risale a tempi recenti, al 2007 per l’esattezza, la terza rinascita di Miradolo, con l’acquisto del complesso da parte della Fondazione Cosso che la adibisce a luogo di cultura e sede di mostre, ridonando l’identità di polo artistico tanto cara ai suoi antichi proprietari. Credo che la contessa Sofia ne andrebbe fiera.

Fra sequoie e bambù

Ma la vera meraviglia di Miradolo è il parco che incornicia il castello, un prodigio congiunto di natura e intervento dell’uomo, o meglio delle donne che hanno vissuto in questo luogo unico. Circa 6 ettari di estensione, oltre 1740 alberi e piante di 70 specie botaniche diverse: ecco i numeri del parco all’inglese, dal 2007 nell’elenco dei giardini storici sottoposti a tutela della Regione Piemonte. C’è da restare a bocca aperta davanti all’immensa radura che si spalanca di fronte alla facciata principale del castello, incoronata da alti alberi – il più alto è un Tassodio di ben 5, 35 metri! – suddivisi in gruppi o isolati, solcata da piccoli canali d’ acqua e popolata da scoiattoli e da un cervo (se siete fortunati come noi, lo vedrete correre a pochi metri di distanza dai vostri occhi). Tutto intorno è pace, silenzio e magia. Se non è una fiaba Disney, poco ci manca.

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Tre sono le cose che più mi hanno colpita. La prima è la modalità della visita: al costo di 10 euro per persona vi verranno forniti un’audio guida e una mappa del percorso all’interno del parco, personalizzato a seconda della stagione in corso. Il progetto si chiama “Invito al Parco” ed è attivo dal 2017, e devo ammettere che una come me solitamente allergica alle audio guide ha apprezzato tantissimo la proposta. La seconda è la perfetta ed armonica integrazione fra elementi naturali ed umani, sia del castello che della cosiddetta parte rustica sul retro con edifici rurali di grande fascino, nonché della bella citroniera, serra neogotica adibita ad eventi. Per ultimo ho lasciato l’angolo che più mi è entrato nel cuore, il boschetto di bambù giganti; la sorpresa di trovarmi davanti a questi enormi tubi verdi svettanti mi ha regalato un’emozione davvero forte, che mi riesce difficile esprimervi a parole. Provate e mi direte.

Pausa caffè (e torta Zurigo!)

Quando il freddo si fa sentire, non c’è nulla di meglio che una tazza di cioccolata calda e di una fetta di torta. E Miradolo non delude di certo le aspettative dei visitatori golosi! All’interno del Castello, di fianco alla biglietteria, potrete riposarvi dalla camminata seduti comodamente ai tavoli della Caffetteria. Composto da due salette eleganti e raccolte a cui d’estate si aggiunge il dehor nella corte interna, la Caffetteria offre prodotti del territorio provenienti da due istituzioni della gastronomia pinerolese, ovvero l’Antica Pasticceria Castino e il Ristorante Piazza Duomo.

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Io e il #direfaremarito ci siamo concessi una fetta di torta alle mele e una fetta di sacher, giusto perché la parola dieta non sappiamo nemmeno come si sillaba. A proposito di squisitezze, se andate nella sede di Castino in piazza San Donato a Pinerolo comprate assolutamente una torta Zurigo, specialità del luogo. Un trionfo di cioccolato a cui è vietato dire di no!

 

Castello di Miradolo| Fondazione Cosso

via Cardonata, 2

San Secondo di Pinerolo (TO)

Sito: www.fondazionecosso.com

Facebook: Fondazione Cosso – Castello di Miradolo

[photo credits: Dire Fare Mole]

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