C’era una volta una cucina … e una betulla: Beatrice e il suo Betulla (food) Blog

Questa è la storia di una ragazza chiamata Beatrice e di una betulla. Sognatrice e leggiadra, come si addice al suo nome di dantesca memoria, Beatrice nasce una trentina di anni fa in un piccolo paese sulle Alpi Marittime. Nello stesso giorno e nello stesso posto nasce un albero di betulla. Da allora, le loro vite sono indissolubilmente legate. Anche nel magico mondo del web.

betulla-5Betulla Blog è infatti il nome scelto da Beatrice per il suo sito, sintesi perfetta di due grandi passioni: la letteratura – Beatrice è laureata in Lettere presso l’Università di Torino – e la cucina, piemontese e non solo. Cosa racchiude Betulla Blog? Innanzitutto l’anima della sua creatrice, sempre in bilico “tra Ottocento e Tempi Moderni” come dice lei stessa nella presentazione. Dolce e rassicurante come un focolare domestico, il blog di Beatrice/Betulla ci parla di ricette, spunti letterari, dolci dimenticati, luoghi belli da vivere e visitare, nonchè di contest per food blogger (se volete cimentarvi, ecco il link al concorso a tema autunnale Il bosco in cucina).

Accomodatevi, e lasciatevi deliziare dal profumo delle sue pagine!

Beatrice, iniziamo dal principio, iniziamo dalla betulla. Raccontaci la storia di questo legame così speciale!

La betulla per me è una specie di albero totemico: il giorno in cui sono nata i miei genitori hanno piantato in giardino proprio una betulla. Questo albero gigantesco – ormai trentaquattrenne e alto 8 metri – è sempre stato il punto di riferimento del mio orizzonte di bambina, fulcro di mille giochi, e per questo custode di una sorta di serenità gioiosa dell’infanzia (ancora adesso seduta ai suoi piedi, con le mani sul suo tronco, il mondo mi appare un po’ più bello e quieto). Quello che mi ha affascina di questo albero è la sua straordinaria adattabilità: la betulla è diffusa in tutta Europa proprio perché modifica la sua struttura in base al clima in cui si trova (può essere un albero dal fusto di altissimo, come un arbusto strisciante alle latitudini più estreme).

Insomma la betulla è un albero dalla forza silenziosa, tenace e ricco di virtù benefiche. Così Betulla, che da piccola era il mio nom de plume, è diventato anche il nome del  mio blog, un “contenitore virtuale” con tanti significati e tanti contenuti: cucina, letture, avventure e sogni!

Sei nata in un borgo alpino, ora vivi a Torino con qualche incursione nel Roero. Come si riflettono i tre territori, simili per appartenenza regionale ma diversi per tutto il resto, in te e nei tuoi piatti?

Io dico sempre che crescere sulle Alpi Marittime è stata una prova di forza: il paese era piccolo, isolato, un po’ chiuso. I bambini con cui giocare erano pochi, le comodità inesistenti, così come le “distrazioni”. Quest’atmosfera rarefatta, in mezzo ad una natura selvaggia e prepotente, mi ha regalato un’infanzia serena, piena di buone letture, di fantasia e di ingegno.

Quando per studio mi sono trasferita a Torino sembravo il “topo di campagna” della favola di Esopo: la città mi sembrava babelica, colorata, caotica, talmente piena di stimoli da sopraffarmi. Ancora adesso, dopo anni, ci sono cose di Torino che mi stupiscono incredibilmente: vedere esseri umani a ogni ora del giorno e della notte…le luci della notte (in città non esiste il buio), la pizza a domicilio, il catalogo Ikea nella buca delle lettere, la possibilità di trovare qualunque cosa mi passi per la testa senza pianificare gli acquisti, la bellezza rigorosa di certi palazzi. Il Roero invece è per me un luogo del cuore, legato alle origini contadine di mio marito (detto suo malgrado ladolcemetà sul blog).

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Queste tre zone del Piemonte, diversissime tra loro anche dal punto di vista enogastronomico, sono un’ispirazione preziosa per il mio blog. Anche se mi identifico con un albero, il concetto di radici mi va piuttosto stretto: sono sempre in movimento, da un angolo all’ altro del Piemonte, il che è ridicolo in una regione i cui abitanti hanno come soprannome bogia nen (non ti muovere). Conoscere e vivere realtà differenti è però per me una grande ricchezza. In questo modo ho fatto mie la saggezza parca della vita di montagna, il luccichio delle “galupperie” cittadine, e le antichissime, solide tradizioni del Piemonte collinare e vignaiolo. Insomma, non mi annoio mai, men che meno in cucina.

Del blog mi ha colpito molto la sezione dedicata ai “Dolci Sperduti”, ricette legate a tradizioni regionali e antiche di cui si sta purtroppo perdendo memoria.

Sono una grande lettrice. Sono convinta che studio, ricerca e letture siano il primo passo per una buona cucina. La frequentazione di carte antiche, ricettari, e scartoffie, mi ha fatto capire bene quanto siano cangianti e mutevoli i gusti. L’alimentazione cambia seguendo le mode, le innovazioni, i sapori di grido…e inevitabilmente il tempo lascia la sua impronta anche sulle ricette, che a volte cadono nel dimenticatoio e spariscono.

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Così ho inventato questa sezione del blog , dedicata appunto ai Dolci Sperduti: uno spazio che come una microscopica isola nel mare magnum del web, accolga e offra nuovo lustro a tanti piccoli dolci antichi. Io l’ho immaginata come una delle numerose Isole utopiche di cui è farcita la letteratura (ma anche la filosofia e la geografia), con tanto di fonte della giovinezza per “ammodernare” un poco certi sapori desueti. È una specie di missione…

 Beatrice e Torino. Quali sono i tuoi luoghi del cuore?

Sicuramente uno dei luoghi per me più significativi di Torino è la galleria Subalpina…ci ritrovo i passages parigini, e quell’ ispirazione ottocentesca e vagamente francese che caratterizza tutto il centro della città. Impossibile non fermarsi a guardare le vetrine di Baratti e Milano senza pensare a Gozzano , “alle signore che mangiano le paste dentro alle confetterie” , o a curiosare tra i libri usati dell’Ebreo. La prima volta che ci sono entrata ho avuto l’impressione di un tempo sospeso (dovuta forse al silenzio del luogo rispetto al resto della città)…e ogni volta che la attraverso penso che non sarebbe così improbabile sbucare dall’ altra parte – piazza Castello o Piazza Carlo Alberto a seconda della direzione – direttamente in un’altra epoca!

Infine…sono comunque una betulla, e ho un debole per i Giardini Cavour: quando frequentavo l’università erano il luogo della pausa-pranzo, e anche adesso non posso non apprezzare gli alberi imponenti, gli schiamazzi felici dei bambini che giocano, e l’oasi di verde nel cuore della città che rappresentano.

Sito: www.betulla.eu

Pagina Facebook: Betulla

[photo credits: Beatrice Costantini| Betulla Blog]

7 commenti

  1. L’ultima foto mi ha ricordato un aneddoto che raccontava spesso mia nonna.
    Lei diceva che da bambina aspettava tutto l’anno che arrivasse il Natale, perché sapeva che per quella festa le sarebbe stato regalato un cioccolatino. Allora quel minuscolo pezzo di cioccolata era un lusso inimmaginabile, che ci si poteva permettere appunto soltanto una volta l’anno. Adesso invece, diceva mia nonna, se ho voglia di un po’ di cioccolata vado al supermercato e me ne compro una stecca larga così e spessa così per un euro e spiccioli.
    Mia nonna ci faceva questo paragone per farci capire che adesso ogni giorno é festa, ogni giorno é Natale, perché ora possiamo permetterci di fare tutti i giorni delle cose che soltanto pochi anni fa erano delle comodità inaccessibili. E quindi finiamo per darle per scontate, non le apprezziamo nella giusta misura e non siamo mai contenti. Sei d’accordo?

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    • Il segreto è continuare ad avere sensibilità, gratitudine e senso della misura, provando gioia per le piccole cose anche se siamo circondati da grandi cose e possibilità ogni giorno. Mia nonna – che è mancata due settimane fa – mi ha insegnato che è giusto apprezzare e non dare nulla per scontato, ma è anche giusto godersi ciò che la vita ci regala, ridendo, gustando, e non mortificandosi in nome di moralismi di vario genere. Ogni insegnamento dei nonni è un tesoro per noi, qualsiasi esso sia. Grazie per aver condiviso la tua esperienza con noi 🙂 Federica – Dire Fare Mole

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